• Alla disperata ricerca di denaro per coprire i buchi, Calvi finisce sempre più nelle maglie di mafia e malavita, avvitandosi in rischiose operazione di riciclaggio di denaro sporco.• Per cercare di restituire qualcosa della massa di denaro che gli è scivolata dalle mani, Calvi chiede aiuto alla Democrazia cristiana. Il presidente del partito, Flaminio Piccoli, gli consiglia di rivolgersi a un giovane assistente del generale del Sismi Giuseppe Santovito, «tale Francesco Pazienza, elegante uomo di mondo. Questi agisce in società con tale Flavio Carboni, mediatore di affari sardo. Il lavoro da fare è particolarmente delicato: si tratta di tranquillizzare lo Ior di Paul Marcinkus, recuperare documenti che attestino la sua proprietà di conti correnti, tenere buono Licio Gelli, rassicurare la mafia siciliana e la camorra napoletana…». [Deaglio 2009]• Carboni è un «costruttore con affari in Sardegna, a caccia di finanziamenti per la sua Sofint dopo che è venuta meno l’intesa con il gruppo Berlusconi. Carboni attribuisce molti dei suoi guai agli usurai della banda della Magliana. Affari loschi si intrecciano attorno al Banco. E un brutto affare è anche quello denunciato fin dal 1980 dalla rivista inglese The Middle East, secondo cui il Banco Ambrosiano Middle East di Beirut è al centro di un traffico di armi organizzato dalla Dreikot financial company di Hans Kunz, rappresentante di Calvi in Svizzera». [Sole 15/1/2006]
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