• Esce a Vienna un opuscolo: Sulla marina austriaca, un marinaio austriaco, (attribuito all’arciduca Massimiliano) additante i pericoli per il litorale adriatico dell’Austria stante il sorgere del nuovo Regno d’Italia (Comandini)
• In Udine al mattino gran da fare della polizia a distaccare dai muri banconote austriache da 10, 5 ed 1 fiorino sconciamente imbrattate con sotto l’iscrizione: «questo è l’uso che gl’italiani fanno della carta-moneta austriaca.» (Comandini)
• Il Municipio di Malato, richiamandosi al sovrano diploma 20 ottobre ed alla circolare ministeriale 23 dicembre 1860, per se e per i Comuni di Postire, Almiusa, Solta, Imoschi, Lesina, Traù, Sign, Lissa, Pucischie, Metmovick, Bol, Comisa, San Pietro, Neresi, Dervenik, protesta contro chiunque, senza avere mandato dalla popolazione di Dalmazia, assumesse una rappresentanza nella questione dell’aggregamento della Dalmazia alla Croazia e Slavonia (Comandini)
• In Trieste una riunione di negozianti delibera di istituire un corpo di guardie notturne pei negozi durante i mesi invernali; e di chiedere all’autorità che sia generalmente proibito a tutti, anche ai facchini, di portare coltelli od istrumenti atti a ferire (Comandini)
• L’Opinione di Torino, officiosa, ha un lungo articolo sul tema della pace e della guerra, per dimostrare che l’Italia non è in condizione di attaccare l’Austria, e dice che se il partito della guerra vorrà ciò, il paese non guarderà che al Re, il quale è il solo che ha il diritto di dichiarare la guerra, mentre i fautori della guerra non hanno il diritto di lanciare la Nazione in rischi che il Re intende evitare (Comandini)
• Oggi a Zagabria alla prima seduta è dichiarata sciolta la conferenza banale, dopo votata ed accettata la legge elettorale del 1843; l’incorporazione della Dalmazia via factì, restando lo statu quo per l’isola di Mur; la Dalmazia ed i Confini Militari dovendo essere rappresentati nella Dieta del regno (Comandini)
Annunziasi che le conferenze di Zagabria circa l’annessione furono sospese a motivo che le persone destinate dal governo a parteciparvi ricusarono di assistervi. Zara, Spalatro, Sebenico, Scardona ed altri municipi scelsero deputati coll’incarico di esporre all’imperatore le obbiezioni sollevate dalle città dalmate contro l’annessione della Dalmazia alla Croazia. (Comandini)
• La Gazzetta di Milano dedica il suo primo articolo al volume or ora uscito, in italiano ed in francese, di Antonio Gazzoletti sulla questione del Trentino. «Noi – dice – battiamo la nostra via; e proclamiamo di volere la Venezia, il Trentino, tutta la valle dell’Isonzo, Trieste e l’Istria – di volere l’Italia.» (Comandini)
• Presso Tramuschio scambio di ingiurie e qualche fucilata fra una pattuglia italiana ed una austriaca senza conseguenze (Comandini)
• Garibaldi, scrivendo da Caprera a Mazzini circa progetti di invasione insurrezionale nel Veneto, o sul Danubio, o in Grecia, dice: «Non penso come voi circa a Vittorio Emanuele. Egli ha la fatale educazione dei principi, e non conosce come noi la scuola del mondo; ma egli è buono — ed in sostanza è la leva e perno che cercava l‘Italia di Machiavelli e di Dante.» (Comandini)
• A Vienna il conte di Rechberg rimanendo ministro della Casa e degli affari interni è sollevato dal posto di ministro presidente assunto dall’arciduca Ranieri • Ranieri Ferdinando, 37 anni, nuovo primo ministro austriaco, è cugino del re, per via della madre Maria Elisabetta sorella di Carlo Alberto. Ed è anche suo cognato, dato che Vittorio Emanuele II è vedovo di sua sorella Maria Adelaide d’Asburgo Lorena, deceduta nel 1855 (Comandini)
• A Riva di Trento la notizia dell’adozione dell’emendamento italofilo di Wincke alla Camera Prussiana è salutato con l’affissione di cartelli recanti: Viva la Prussia! Viva Wincke! La polizia affrettasi a distaccarli (Comandini)
• La città e il distretto di Fiume sono posti in istato d’assedio, in seguito a violente dimostrazioni contro la nomina a capitano di circolo dello slavo zelante Pavletic, che ha per ciò dovuto dimettersi (Comandini)
A Torino arriva l’eco di un’altra grande festa per l’apertura del primo Parlamento italiano: anche Udine, che è ancora sotto gli austriaci, oggi ha vissuto un giorno di gioia. Di buon mattino un grandissimo tricolore sventolava davanti al palazzo dell’arciduca. C’è rimasto poco, subito tolto dalla polizia, ma abbastanza perché in molti lo vedessero. Già alle sette, del resto, le strade erano affollate. Negozi, botteghe e magazzini chiusi. Alle 8 la polizia ha cercato di farli aprire, ma non c’è stato verso. Sono state celebrate anche due messe, che le guardie hanno atteso invano per osteggiarle. La seconda s’è conclusa a mezzogiorno con un grido unanime: «Viva Vittorio Emanuele!». [G.Po. 22/2/1861]
• Da Torino il vicentino nob. Francesco Cisotti ricusa la carica di deputato per gli estimati nobili presso la Congregazione Centrale Lombardo-Veneta, offertagli dall’I. R. delegato provinciale Ceschi «pieno essendo oggidì il convincimento che, accettando, per nulla si potrebbe giovare al proprio paese, certi che i Comuni proponenti sapranno comprendere il mio animo ed i miei sinceri desideri a loro vantaggio.» (Comandini)
• A Venezia dalle 2 alle 4 p. sulla Riva brillante passeggiata di cittadini come dimostrazione per l’apertura del Parlamento a Torino. Nella notte eran stati affissi qua e là molti cartelli con la scritta: Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia (Comandini)
• In Udine – in relazione all’apertura del Parlamento a Torino – una gran bandiera tricolore sventola di prima mattina davanti al palazzo governativo. La polizia affannasi a toglierla. La grande maggioranza dei negozi sono chiusi, la popolazione comportasi come in giorno festivo. Nella chiesa di San Pietro Martire e in Duomo sono celebrate messe prestabilite, al finire delle quali il pubblico canta l’oremus pro rege nostro Victorio Emanueli. Nei pomeriggio festoso corso delle carrozze (Comandini)
• È inflitta al Giornale di Verona dal delegato Jordis una prima ammonizione per essersi permesse espressioni apertamente offensive contro il governo imperiale (Comandini)
• Arrestato in Verona Carlo Sega, per sospetto politico (Comandini)
• A Pordenone nella notte sopra oggi, per dimostrazioni politiche avvenute sono arrestati Salvatore Tedeschi, negoziante; co. Agostino Fenicio, possidente; dottor Sartor, chirurgo; dottor Bearzi, medico; Bartolomeo Fanella, veterinario, e Giovanni Dina, calzolaio (Comandini)
• A Vienna è pubblicato lo Statuto Imperiale per la riunione del Consiglio dell’Impero (Camera dei signori, Camera dei deputati (343) e gli Statuti per le provincie (non ungheresi) salvo il Lombardo-Veneto pel quale verrà pubblicato speciale Statuto, mentre frattanto, in via eccezionale, le Congregazioni eleggeranno i membri al Consiglio dell’Impero. In questo la Lombardia-Venezia deve avere 20 deputati, la Dalmazia 5, Istria, Gorizia, Gradisca, Trieste, 6; eletti dalle Diete Provinciali (Comandini)
• In Verona arrestati per titolo politico un Campostrini, un Montanari, Pietro Fasanotto ed uno Sparavieri: i due primi dopo poche ore sono rilasciati (Comandini)
• Il conte di Rechberg, ministro degli esteri austriaco scrive alla Dieta di Francoforte perchè non sia riconosciuto da essa il Regno d’Italia (Comandini)
• L’ufficiosa Patrie scrive: «La Gazzetta di Colonia annuncia che l’Austria ha dichiarato in una nota ufficiale che passerebbe il Mincio se scoppiassero disordini nel Veneto o nell’Ungheria. Crediamo sapere che la notizia è pienamente inesatta; che l’Austria non ha fatto dichiarazioni di questo genere; che in nessun caso essa non uscirà dalla difensiva, e che il Piemonte, dal canto suo, non prenderà l’offensiva.» (Comandini)
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