• Storia del Battesimo di Cristo di Piero della Francesca. Il quadro si trovava nell’abbazia camaldolese di Sansepolcro, come scomparto centrale di un trittico. Charles Locke Eastlake, che in gioventù fece il ritratto a Turner e poi divenne direttore della National Gallery (carica che copre tuttora), fu spedito nel 1856 dalla regina Vittoria in Italia per scovare opere d’arte trasportabili. Capitato nell’abbazia camaldolese di Sansepolcro, vide il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, però «tutto rovinato dal sole e dall’umidità». Lasciò quindi che lo acquistasse per 400 sterline sir John Charles Robinson, che era in Italia a caccia di opere d’arte anche lui, aveva tentato inutilmente di piazzare il Battesimo al South Kensington Museum e aveva poi trovato un compratore nell’industriale delle ferrovie Matteo Uzielli. Westlake ha passato questi cinque anni a ripensare l’occasione perduta e a mordersi le mani. Molti giudicano il Battesimo uno dei più bei quadri mai dipinti. Sicché quest’anno, quando Uzielli è morto, Westlake s’è precipitato a comprarlo, l’ha tenuto con sé due giorni e poi, non reggendogli il cuore di nascondere al resto del mondo un capo d’opera simile, lo ha regalato alla National Gallery. • Su richiesta della famiglia Mylius, Francesco Hayez ha realizzato un’altra versione del suo famoso Bacio in cui l’abito della fanciulla è bianco: in questo modo si forma sulla tela una sorta di tricolore. Nella prima versione, del 1859, la fanciulla è vestita di blu, colore della Francia, in quel momento alleata del Regno di Sardegna nella II Guerra d’indipendenza contro l’Austria.
Dalla Gazzetta del 21/9. (tratto dalla Nazione) «Nel percorrere, il 19 corrente, le gallerie pensili (dell’Esposizione di Firenze), si è fatto incontro a S.M. Bartolomeo Terzano fabbricante di lavori in acciaio di Campobasso provincia di Molise, e gli ha offerto in dono un suo lavoro con queste semplici ma affettuose parole: «Sagra Maestà! Poiché la M.V. se deletta de caccia, aggio penzato de offrirle o mio lavoro consistente in una posata da caccia ed un astuccio con tutto o necessario per farsi a barba. Aggio tutto lavorato con le mie brobrie mani penzando sempre a Sagra Maestà così buona e affabile. Se degni accettarla e compatire l’umile dono che proviene da un umilissimo suddito ed artefice di Campobasso, provincia di Molise. La posata se compone di 18 pezzi, che adesso adesso vado a mostrarle.» E qui l’artefice si è messo a spiegare davanti al Re i suoi 18 pezzi e a descriverli minutamente. S.M. ha tutto benignamente ascoltato ed ascoltato, e poi ha gradito il dono e ringraziato l’artefice.E per verità i lavori in acciaio del signor Terzano sono tali da meritare l’ammirazione di tutti e da vincere al paragone i più fini lavori inglesi». #Arte• La Gazzetta raccolse quasi ventimila lire per soccorrere i danneggiati poveri dell’incendio di Torino (tra questi i Fattorini del caffè Londra che versarono 20 lire).
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