Il vulcano in attività che covava sotto le ceneri del 1979 è esploso proprio tra San Silvestro e le prime ore di oggi: il prezzo dell’oro è letteralmente «schizzato» verso l’alto, con un balzo del 12 per cento, passando dai 509 dollari di venerdì 28 dicembre ai 569 dollari per oncia alla riapertura dei mercati dopo i due giorni di festa, il che è equivalso in Italia ad un prezzo di 14.600 lire al grammo. L’argento non è stato da meno: 12 mesi fa veniva venduto a 5 dollari per oncia (circa 140 mila lire al chilo) e oggi è balzato ieri 39 dollari (1 milione e 30 mila lire al chilo). Che cosa è dunque accaduto di cosi drammatico nelle 48 ore a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo da far saltare i sismografi della finanza internazionale? Sostanzialmente sono tre 1 fatti nuovi: uno politico-militare, uno economico e uno finanziario. 1 - La situazione sullo scacchiere intemazionale è peggiorata precipitosamente proprio nella regione — quella che va dalle frontiere iraniane alla penisola araba — considerata più critica per lo sviluppo dell’economia internazionale: è qui che si trova il 65 per cento del petrolio disponibile nel mondo non comunista. 2 - Il prezzo medio del barile di petrolio prodotto dall’OPEC è salito di oltre il 25 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 1979 in virtù dei forti rincari che Nigeria, Algeria, Libia, Kuwait, Irak, Iran e Venezuela hanno applicato con decorrenza 1 gennaio 1980. I greggi più pregiati saranno venduti a 35 dollari per barile, il che equivale ad un prezzo rincarato del 145 per cento rispetto alla fine del 1978. Sono aumenti suscettibili di ulteriori variazioni senza preavviso 3 - L’Iran ha trasferito segretamente dalle banche europee verso banche di altri Paesi (in particolare, sembra, verso Libia e Algeria, cioè le roccaforti musulmane più oltranziste) buona parte dei fondi — ammontanti a circa 13 miliardi di dollari — detenuti all’estero. Teheran ha voluto cosi mettersi al riparo da eventuali sanzioni economiche che gli alleati occidentali potrebbero varare nei prossimi giorni (Paolo Glisenti sul Corriere della Sera)
[...] A tarda sera, quando è stato possibile tirare le somme, ogni precedente primato ed ogni linea di difesa ritenuta finora insuperabile erano stati infranti. A Londra, l’oro è balzato da 569 a 635 dollari per oncia, (16.450 lire al grammo in Italia) con un «volo» spettacolare e senza precedenti di 66 dollari, dopo aver toccato «quota 670»; l’argento ha fatto inizialmente saltare il sismografo dei prezzi passando da 39 a 46 dollari per poi ridiscendere a 37 dollari (963 mila lire al chilo) con un calo tecnico dell’8,2 per cento rispetto a mercoledì; il platino non è stato da meno: è salito di 90 dollari all’oncia (da 750 a 840 dollari) con un rialzo del 14,3 per cento. Giornata campale anche per il dollaro, crollato di schianto nel pieno di una crisi gravissima ai nuovi minimi storici contro il marco tedesco (1,7080) e il franco svizzero (1,5700) prima di precipitare al livello più basso degli ultimi quattro anni anche nei riguardi della lira che è stata cambiata a 799.50. La nostra moneta ha vacillato vistosamente nella bufera perdendo contatto con le monete europee più forti e facendo temere per la sua stabilità nel Sistema Monetario Europeo. Per la prima volta si è avuta, netta, la sensazione che i mercati finanziari fossero ingovernabili, che l’unico obiettivo fosse quello di «bruciare moneta». Per ore ed ore nemmeno un’oncia d’oro o un grammo d’argento è stato offerto alla vendita; l’incetta di monete auree ha rasentato la frenesia di un saccheggiamento di beni di consumo In tempo di guerra» (Paolo Glisenti sul Corriere della Sera)
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