Quel che accade nell’Africa settentrionale e nel Medio Oriente è la schiuma prodotta da una corrente di fondo, scrive il sociologo francese Alfred Sauvy, e bisogna studiare questa corrente, più che i movimenti di superficie. Se cerchiamo in profondità, scopriremo che tutto accade perché la forza demografica degli arabi è diventata la più forte del mondo. Secondo il Sauvy, la caratteristica essenziale dei nostri tempi non si trova nel progresso della tecnica o nelle ideologie, non è nell’energia atomica, o nella televisione, o nel comunismo, bensì nella diminuzione della mortalità. La rivoluzione mondiale è stata preparata dalla medicina preventiva che ha bloccato quelli che erano i fattori di equilibrio demografico, come ad esempio le pestilenze. Oggi il mondo arabo è in piena eruzione demografica. La natalità fra gli arabi è del 50 per mille, e la mortalità, non conosciuta statisticamente, si sta abbassando verso il venti per mille: di guisa che un aumento annuo delle popolazioni in misura del tre per cento fa si che esse si raddoppino nello spazio di una generazione. Il mondo musulmano combina la mortalità già bassa dell’Europa del 1880 con una natalità che è assai più alta di quella dell’Europa in piena industrializzazione dell’epoca sopra detta. È una combinazione esplosiva. La conseguenza che bisognerebbe trarre da questa constatazione è suggerita dall’esperienza storica: la diminuzione della natalità è stata finora sempre un fenomeno concomitante col miglioramento del tenore di vita. Se quei popoli economicamente in ritardo non troveranno i mezzi per darsi una struttura produttiva che metta a disposizione delle masse quei beni di consumo che suscitano nuovi interessi, «gli uomini viventi come bestie — dice il Sauvy — continueranno a comportarsi da bestie». Egli cita un intellettuale indiano, il quale disse: «Questa gente non ha altra soddisfazione che la paternità e il piacere sessuale». (dal Corriere d’Informazione)
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