Il Primo ministro persiano, tenente generale Ali Razmara, è stato assassinato stamane a Teheran, mentre, insieme ad altri funzionari governativi, si recava a una cerimonia funebre in una moschea della capitale. Razmara era appena entrato nel cortile della moschea quando un individuo che si trovava tra la folla ha sparato contro di lui quattro colpi di rivoltella, tre dei quali lo hanno raggiunto all’addome. La morte è stata quasi immediata. Un poliziotto ha cercato di afferrare l’assassino, ma questi ha nuovamente sparato, ferendo l’agente e tentando quindi di togliersi la vita. Successivamente è stato catturato e identificato come Adbullah Mohamed Rastegar, di professione carpentiere. Sarebbero stati arrestati anche tre suoi complici, appartenenti, come lui, alla fanatica setta religiosa dei «Fadayam Islam», cioè di coloro che sono pronti a sacrificarsi per l’Islam. È questo il quinto attentato verificatosi nell’Iran negli ultimi due anni. Il 4 febbraio 1949 lo Scià Mohamed Reza Pahlavi sfuggi per miracolo a un attentato. Quattro pallottole, infatti, avevano attraversato il suo fez e il suo soprabito. Nove mesi più tardi il ministro della Real Casa Abdul Hussein Nagir periva sotto i colpi di un fanatico religioso nella moschea di Sepahsalar. Il 27 maggio 1950 il direttore dell’importante settimanale Teheran Mossavar, Ahmed Deghan, fu assassinato nel suo ufficio da un giovane. Il 22 agosto 1950 il capo religioso della capitale dell’Iran, l’Iman Djomeh veniva colpito con numerosi colpi di coltello da un fanatico, ma riusciva a sopravvivere. L’uccisore del gen. Razmara è un predicatore laico del Corano, un seguace del partito ultranazionalista, uno di «coloro che sono pronti a sacrificarsi per l’Islam»
Il gen. Razmara, che aveva 49 anni, fu chiamato al Governo dallo Scià ventiquattro ore dopo lo scoppio della guerra in Corea. Era l’uomo delle situazioni gravi. Allievo di Saint-Cyr, di educazione e di tendenze occidentali, la sua energia rappresentava la risorsa estrema del sovrano e del Paese. Subito, l’atteggiamento politico di Razmara fece capire che l’orientamento della Persia cambiava. Il generale, che aveva garantito l’Azerbaijan persiano contro le tendenze di separatismo, cioè di annessione alla Russia, prese l’iniziativa di una distensione verso l’Urss. Un accordo commerciale fu concluso con Mosca: i termini rimasero piuttosto oscuri, e non s’era ancora potuto accertare se Teheran lasciasse ai Sovietici l’assoluta libertà di commercio, e perciò di influenza politica nelle regioni settentrionali, o se i traffici dovessero avvenire soltanto attraverso gli uffici competenti persiani. Contemporaneamente la Persia rifiutava di lasciar ritrasmettere la «Voce dell’America» dal suo territorio, e non consentiva alle compagnie petrolifere americane di far ricerche nelle regioni del Nord, ai confini russi. Questo indicava una oscillazione della Persia, non verso la Russia, ma verso una politica più elastica e cauta, consigliata dagli avvenimenti di Corea. L’oscillazione non spostava sostanzialmente la politica persiana. All’Onu e in tutte le altre occasioni i rappresentanti diplomatici della Persia continuavano a seguire la linea occidentale. E nella complicata vertenza sulle concessioni alla Anglo-Iranian Oil Company, che produce quasi 32 milioni di tonnellate di petrolio all’anno ed è di proprietà del Governo britannico, Razmara prendeva un atteggiamento favorevole all’Inghilterra, resistendo alle pressioni dei nazionalisti. Ma la maggioranza del Parlamento, sotto l’influenza aperta dei patriottardi e coperta della Russia, non accettava quella politica di moderazione e di rispetto degli interessi occidentali. L’assassinio avviene su questo sfondo di intrighi e di passioni, dominato da immensi interessi politici ed economici. Il Tudeh o partito di massa di ispirazione e disciplina comuniste, è stato sciolto già qualche anno fa, ma è noto che esso vive e agisce ancora in tutta la Persia. Questo partito, secondo gli osservatori londinesi, potrebbe preparare il terreno a un colpo di mano sovietico (Domenico Bartoli sul Corriere della Sera)
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