Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ora, per quanto riguarda le elezioni americane e il terzo duello televisivo fra Hillary e Trump, propongo un indovinello.
• Sentiamo.
Fa più notizia la cinquattottenne Madonna che apre lo spettacolo di Amy Schumer al Madison Square Garden di New York promettendo un pompino a tutti quelli che voteranno per la Clinton («e sono brava») oppure Donald Trump che a una domanda precisa del moderatore Chris Wallace di Fox News («accetterà o no il risultato del voto?), dice: «Non so, vedrò al momento»?
• Non so rispondere. Direi che ha fatto più rumore la parolaccia di Madonna, ma chissà?
Ha fatto più rumore la battuta di Donald, e in fondo giustamente, perché l’uscita di Madonna è stata giudicata uno scherzo, una provocazione, qualcosa che lascia il tempo che trova, mentre l’insistenza con cui Trump ha battuto sul tasto delle elezioni «inaccettabili» ha sostanza politica. In Ohio il candidato repubblicano (ma è ancora un candidato repubblicano?) è tornato sull’argomento: ha detto ai suoi elettori e supporter di essere assolutamente pronto ad accettare i risultati di questo grande e storico torneo elettorale, «però solo se vinco io». Subito dopo: «Non mi impegno a onorare il risultato perché voglio riservarmi il diritto di presentare una denuncia legale». Terza versione dello stesso concetto: «Accetterò i risultati se saranno chiari e inequivocabili, e però sono certo che non saranno chiari e inequivocabili». Gli ha subito dato addosso il repubblicano McCain, che perse contro Obama nel 2008. «Quando toccò a me, ammisi la sconfitta senza indugi. Nelle elezioni americane il perdente s’è sempre congratulato col vincitore, chiamandolo subito “il mio presidente”. Questo non è il modo democratico o repubblicano. Questo è il modo americano». Hillary ha risposto a sua volta: «In questo modo denigra la democrazia americana, che funziona da 240 anni. Abbiamo sempre avuto elezioni libere, accettiamo sempre i risultati anche se non ci piacciono».
• Perché non possiamo considerare anche quella di Trump la solita, infelice battuta.
Perché, nonostante l’indignazione generale, i precedenti di «non riconoscimento del risultato» non mancano, dunque Trump non ha del tutto torto o non ha detto in definitiva niente di così scandaloso. C’è solo il caso celeberrimo del finale Al Gore contro Bush, con la Florida indecidibile e la vittoria assegnata dai giudici a Bush. Per un pezzo il democratico Al Gore andò in giro a dire che l’avevano fregato e che Bush non era stato elected ma selected. Anche John Kerry, senza rivolgersi agli avvocati, ha detto per anni che il voto in Ohio nel 2004 era stato manipolato e che Bush ottenne il suo secondo mandato col trucco. Quindi, non è difficile immaginare che un risultato in bilico con vittoria di Hillary scatenerebbe Trump, che ormai è considerato un nemico anche dai repubblicani.
• Che dicono i sondaggi a questo punto?
Secondo tutti Hillary avrebbe vinto anche il terzo confronto televisivo, un giudizio a cui non bisogna dare troppa importanza. Kerry battè regolarmente Bush in televisione e poi finì sonoramente sconfitto. Cnn, Washington Post e New York Times dànno vincitrice sicura Hillary, ma Rasmussen quota Trump al 43% e la Clinton al 40, un 6% vota Gary Johnson, un 3% la Stein e gli indecisi sono il 6%. Rasmussen, prima del dibattito in televisione, giudicava i due alla pari, che era giù un risultato buono per Trump dato che una settimana prima, per via delle frasi di Trump sulle donne, Hillary stava a +7. Il Los Angeles Times dà al 43,8 lei e al 43,4 lui, cioè pari. Secondo questo giornale, i due candidati sono alla pari nell’elettorato 35-64 anni, oltre i 65 Trump sta a un +4%, sotto i 18 questo 4% ce l’ha lei. Trump è in vantaggio fra i non laureati, mentre fra i laureati la Clinton ha addirittura un +16%. La Clinton vince anche tra le classi basse nere e latine, mentre Trump domina nel ceto medio. Elettorato bianco: Trump 53,9, Clinton 33. Elettorato nero: Clinton 86,8, Trump a distanza siderale. Tra i latini vince ancora Hillary col 53,7.
• Faccia un pronostico lei.
Io? Saccheggio il mio pronostico dallo scrittore Paul Betty, che ha scritto un bel romanzo su un nero che vuole reintrodurre la segregazione razziale. «Tra Trump e Clinton ci saranno grandi differenze, è ovvio. Ma nella sostanza, chiunque vinca, la maggioranza dei neri rimarrà povera e l’America continuerà a essere violenta. Dentro e fuori».
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