Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il governo ha stanziato ieri sera i primi 50 milioni necessari alla ricostruzione del centro-Italia disastrato dal terremoto. Renzi aveva già spiegato l’altro giorno nella conferenza stampa tenuta nella prefettura di Rieti: i 50 milioni sono destinati all’emergenza delle prime ore, ci vorranno ben altri fondi per una ricostruzione che ci faccia onore, «l’obiettivo è costruire e ripartire, vogliamo ridare una possibilità di futuro a questi territori». Il premier ha ripreso anche un appello che è condiviso da parecchi su internet: quello di sospendere le polemiche, in presenza della tragedia, e di tenersi uniti. Il terremoto, e la relativa emergenza, potrebbero in effetti avere un effetto calmante sul quadro politico: ieri Il Giornale, il quotidiano di Berlusconi, ha titolato in prima pagina: «Forza Italiani, Forza Renzi». Potrebbe essere una svolta.
• Che cosa s’intende esattamente, in questo caso, per «emergenza»?
C’è un’emergenza umanitaria, c’è un’emergenza finanziaria e c’è un’emergenza burocratico-amministrativa. Dell’emergenza umanitaria ci occupiamo in un’altra parte del giornale. L’emergenza finanziaria si può riassumere in alcune cifre. Il terremoto dell’Aquila fece dieci miliardi di danni e siamo impegnati a spendere, per la ricostruzione, altri 13,7 miliardi fino al 2029. Prima del disastro Renzi è andato a chiedere all’Europa, e l’ha ottenuta, una flessibilità da dieci miliardi, soldi da scovare in un rapporto meno rigido tra defici e pil, cioè in pratica indebitandosi ancora. Adesso ci sono un’altra quindicina di miliardi da tirar fuori per Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto e gli altri centri disastrati. È un’emergenza, perché questi soldi, allo stato, non ci sono.
• Che cos’è l’emergenza burocratico-amministrativa?
Le leggi che impongono di mettere in sicurezza gli edifici sono, a giudizio di chi se ne intende, ben fatte. Ma le procedure per applicarle sono, come sempre, allucinanti. E la corruzione ingrassa sia sulla lunghezza delle procedure (vuoi che ti diamo tutte le autorizzazioni per procedere?, allora paga) sia sulla falsificazione vera e propria dei certificati, vale a dire tu sostieni di aver fatto tutto a regola d’arte, il funzionario regionale te lo certifica, ma non è vero niente: i pezzi di carta servono a te per stare tranquillo e al burocrate corrotto per far soldi. Il terremoto, per esempio, ci ha messo davanti il caso della scuola Romolo Capranica di Amatrice. Nel 2009 furono stanziati settecentomila euro per la ristrutturazione e ricostruzione, soldi messi a disposizione dai fondi post sisma del 2009. Nel 2012 inaugurazione in pompa magna, con tanto di fotografie trionfalistiche che qualche giornale adesso ha anche ripubblicato. Arriva il sisma del 24 agosto 2016 e la scuola va in briciole. Se ne sta occupando il procuratore di Rieti, Giuseppe Saieva, ma non è che la cosa ci consoli. Sempre ad Amatrice vennero messi a disposizione due milioni per l’ospedale: mai spesi. La Protezione Civile ha poi stanziato quattro milioni per ristrutturare, secondo le norme antisismiche, le case private. Ma il singolo padrone di casa che avesse voluto essere virtuoso avrebbe dovuto affrontare un tale labirinto di procedure che quasi nessuno s’è messo neanche per via. L’emergenza burocratico-amministrativa va messa tra le emergenze nazionali. La semplificazione, la sburocratizzazione sono indispensabili. Anche perché l’enormità dei controlli e delle autorizzazioni, invece di scoraggiare la corruzione, la fomentano.
• Io aggiungerei l’emergenza geologica.
Su quella non possiamo fare niente. Ieri le ho ricordato che l’Italia è poggiata sul punto d’incontro tra la placca africana e quella asiatica. Però non deve immaginare due placche solide, omogenee, come se i trattasse di due piattaforme d’acciaio. No, ciascuna placca è a sua volta frantumata in faglie e, per esempio lungo la dorsale appenninica, le faglie sono numerose, ciascuna della lunghezza di una ventina di chilometri. Sono i movimenti di questi pezzetti di litosfera che provocano questi disastri. Per esempio, la faglia che ha sconvolto Amatrice non ha nessun rapporto con la faglia che ha buttato giù L’Aquila. L’emergenza sismica si affronta studiando e prevenendo e rassegnandosi a spese che non portano voti.
• Ho letto che l’Appennino si sta allargando.
Sì, l’Adriatico si stringe, il Tirreno si allarga, e col Tirreno si allarga anche l’Appennino, di tre-cinque millimetri l’anno. Quando la tensione tra i vari punti della faglia vince, si provoca una rottura e un terremoto.
• È stato più forte questo terremoto o quello dell’Aquila?
Quello dell’Aquila: magnitudo 6.2 contro la magnitudo 6.0 del sisma di Amatrice. Quello 0,2 di differenza rappresenta un’energia doppia rispetto a quella che s’è liberata nel terremoto dell’altro ieri.
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