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 2016  luglio 28 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Il primo terrorista della chiesa di Rouen, Adel Kermish, 19 anni, viene giudicato da tutti quelli che lo hanno conosciuto un mezzo matto, che per tre volte era stato sul punto di sposarsi e appena una settimana dopo aveva lasciato tutt’e tre le ragazze impegnate, a una giovane conosciuta su Facebook aveva negato la sua foto «perché la mia religione non me lo permette», un suo amico lo giudica «un coglione che se l’è presa con gente che non c’entrava niente», la madre dice che ha cambiato faccia e modi dopo l’attentato a Charlie Hebdo, dal quale sarebbe stato sedotto intellettualmente e spiritualmente.

E l’altro terrorista?
Il secondo terrorista, forse minorenne, verrebbe da Aix-les-Bains, in Savoia. Si chiamava Abdel Malik P. e al momento si sa solo che aveva tentato, pure lui, di andare in Siria. Sulla tragedia di Rouen è intervenuto anche papa Francesco.  

Che cosa ha detto?
Parlando con i giornalisti che si trovavano con lui sull’aereo per Cracovia ha detto che «questa è guerra. Abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra perché ha perso la pace». Poi ha aggiunto: «Quando parlo di guerra parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione. C’è guerra di interessi, c’è guerra per i soldi, c’è guerra per le risorse della natura, c’è guerra per il dominio dei popoli, questa è la guerra. Qualcuno può pensare “sta parlando di guerra di religione”: no, tutte le religioni vogliono la pace, la guerra la vogliono gli altri, capito? C’è stata quella del ’14, poi l’altra grande Guerra mondiale, nel ’39-’45, e adesso questa. Non è tanto organica, forse - organizzata sì - ma è guerra. Questo santo sacerdote che è morto proprio nel momento in cui offriva le preghiere per tutta la Chiesa è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini… Pensiamo alla Nigeria, per esempio. “Ah Ma quella è l’Africa!”. È guerra». Rappresentanti di varie religioni hanno chiesto, in Francia, protezione per le sedi dei loro culti. Il ministro dell’Interno Cazeneuve ha annunciato che il numero di soldati impiegati nel lavoro antiterroristico è stato portato a diecimila.  

C’è questo articolo di Severgnini sulla faccenda dell’emulazione.
Sì, a questo articolo si collega la decisione di Jérome Fenoglio, direttore di Le Monde, di non pubblicare le foto dei jihadisti protagonisti di questi orrori. Questa decisione segue quella di non stampare più i testi di propaganda del Califfo e degli altri. Il nostro presidente della Repubblica si è compiaciuto («Non può valere in questo caso il detto the show must go on, perché non si tratta di spettacolo bensì della vita e del futuro delle persone»), ma temo che sia ancora poco. Severgnini ha ricordato che in inglese esiste l’espressione copycat crime, «un crimine che appare influenzato da un altro crimine divenuto celebre» e che la criminologia studia il fenomeno dal tempo dei tempi: i romanzi di Goethe o di Foscolo indussero al suicidio tanti giovani sedotti dall’amore romantico, le imprese di Jack lo Squartatore (1916) ispirarono tutta una serie di delitti, eccetera eccetera. Infatti il ragazzino della strage di Monaco era innamorato di Breivik, il killer dell’isola di Utoya, e non c’è dubbio che i massacri a catena da cui siamo tormentati siano legati dal filo rosso dell’emulazione. Qualcuno si smuove, e si smuove in un certo modo, perché è stato sedotto dall’eroismo falso di qualcuno altro. Questo Kermish, per esempio, aveva perso la testa per quelli di Charlie Hebdo.  

Qui entra il discorso, che abbiamo fatto anche noi, della funzione dei media, alleati decisivi, amche se contro il loro volere, dei terroristi.
Severgnini raccomanda sobrietà nelle descrizioni dei crimini, escludere il «bravo ragazzo della porta accanto» eccetera. Credo che sia poco anche questo. All’epoca delle Brigate Rosse ci trovammo in mezzo a un dibattito simile e la decisione, molto combattuta e non condivisa da tutti i giornali, fu quella di non pubblicare i comunicati delle Br. Non so quanto sia servita. Certo è stata più utile la collaborazione dei pentiti.  

Ma qui c’è poco da pentirsi. I protagonisti di queste imprese muoiono sempre.
Bisognerebbe che ci fosse una controffensiva islamica. Hanno condannato l’eccidio di Rouen Abu Mazen, il capo dei palestinesi moderati, e ha avuto parole dure di condanna anche Ahmad al Tayyb, imam di Al-Azhar, la massima istituzione sunnita che ha sede al Cairo. Prese di posizione che smuovono poco, temo. Il guaio dell’Islam, come abbiamo scritto molte volte, è che non esiste una struttura centrale, una figura in qualche modo paragonabile a quella del Papa. L’Islam è la religione delle mille interpretazioni del Corano e di nessuna autorità che giudichi quale interpretazione sia giusta e quale sbagliata. Al Tayyb parla «dei valori dell’umanità e dei principi tolleranti dell’Islam», secondo lui «l’Islam ordina il rispetto di tutti i luoghi di culto dei non musulmani». Lo dice lui, ma purtroppo ci sono un sacco di musulmani che fanno dire a Maometto e al suo libro l’opposto. (leggi)

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