Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Obama ieri è andato a Hiroshima, ha abbracciato uno dei sopravvissuti della bomba del 1945, ha poi pronunciato un grande discorso contro la guerra. Obama è il primo presidente in carica a visitare la città massacrata dall’atomica. Nixon ci andò prima di essere eletto, e Carter quando il suo mandato era scaduto.
• Ha chiesto scusa?
No, non ha chiesto scusa, perché questo avrebbe potuto avere conseguenze politiche in America. Gli Stati Uniti hanno la colpa incommensurabile della bomba, ma gli aggressori furono i giapponesi che attaccarono proditoriamente Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941. Obama ha scelto la linea di non ricordare a Tokyo la sua colpa. Ha deposto invece una corona di fiori davanti al monumento che ricorda i caduti e poi ha detto: «Dobbiamo fare il possibile per distruggere le armi nucleari. Siamo in questa città, nel punto in cui esplose la bomba, per ricordare a tutti le vittime innocenti di quella guerra e di quelle che verranno. Le loro anime ci parlano. Settantuno anni fa la morte è arrivata dal cielo e il mondo è cambiato. La guerra fa parte della storia dell’uomo, ma abbiamo imparato che non dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo fabbricato per fare del male». Vicino a Obama c’era anche il premier giapponese Shinzo Abe.
• Sono belle parole, ma non voglio farmi incantare. Qual è lo scopo di questa prima visita di un presidente Usa al luogo dell’eccidio?
A Tokyo, in questi due giorni, s’è svolto l’incontro annuale tra i presidenti dei paesi che fanno parte del cosiddetto G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti). Nel secondo giorno il presidente Usa ha inserito questa visita. Di significato politicamente trasparente: rinsaldare il patto con l’alleato giapponese nel quadro di una politica asiatica che tende a isolare la Cina. Nel corso di questo G7 Obama è andato anche a visitare Ise Jingu, il centro shinto della spiritualità giapponese, luogo di forti rivendicazioni nazionaliste. Prima del viaggio asiatico aveva tolto l’embargo alla vendita di armi al Vietnam e aveva stipulato un accordo con Hanoi per l’addestramento della Guardia costiera, in cambio di un maggior accesso ai porti e di qualche esercitazione comune. Iniziative clamorose, se ci si ricorda che cosa è stato il Vietnam per gli Stati Uniti (e gli Stati Uniti per il Vietnam). Gli americani stanno raccogliendo adesioni al Tpp, il Trattato commerciale con i paesi asiatici. Per ora hanno aderito in dodici. Questa politica di attenzioni per l’Estremo Oriente ha l’evidente scopo di frenare l’attivismo cinese e di segnare punti nella contesa relativa alle isole Senzaku. Pechino se n’è accorta e ha minacciato Washington e Hanoi ammonendole a non accendere una miccia in Asia. Obama ha risposto: «Il riavvicinamento fra noi e il Vietnam è frutto di un processo durato trent’anni, che si basa sugli interessi reciproci. Il fatto che la Cina lo prenda come una provocazione dice molto di più su di lei, che non sulle nostre motivazioni. Le tensioni che ha col Vietnam o con le Filippine non le abbiamo create noi».
• Questo appello di ieri a non ripetere più l’esperienza di Hiroshima e Nagasaki che cosa significa? Quante sono le bombe atomiche in giro per il mondo?
Esiste il “Trattato sul bando dei test nucleari” al quale aderiscono, rispettandolo rigorosamente dal 1996, 183 paesi. Ma non vi aderisce la Corea del Nord, che ha fatto negli ultimi anni, con quello di adesso, molti test nucleari. La politica filogiapponese di Obama è anche un monito a Pechino perché tenga a bada il dittatore della Corea del Nord, che continua a far esplodere atomiche e a gridare minacce contro l’Occidente. Il Trattato, tuttavia, non significa purtroppo che la corsa all’armamento nucleare si sia fermata. A parte i 1.461 episodi annuali di furti e atti illeciti con materiale radioattivo che potrebbe finire nelle mani di mafie, gang e terroristi, c’è stato un forte rallentamento nella riduzione delle testate da parte delle potenze nucleari (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa). Gli Stati Uniti da soli pianificano di spendere 350 miliardi di dollari per il loro arsenale nei prossimi dieci anni. Corrono verso la bomba anche India, Pakistan e Israele, oltre alla Corea del Nord. Questa corsa è anche incoraggiata dall’aggressivo atteggiamento cinese. Per non parlare dell’area grigia dei paesi che fanno di tutto per procurarsi la bomba e non si sa se ce l’abbiano già o no, dall’Iran all’Arabia Saudita.
• Non è strano che, dopo Hiroshima e Nakasaki, i giapponesi siano così strettamente legati agli americani?
Tokyo è il miglior alleato di Washington perché anche loro hanno il problema della Cina.
• Che cosa accadde esattamente a Hiroshima e Nagasaki?
È l’unico caso di bombe atomiche sganciate su due città per mettere fine alla guerra. Hiroshima, 6 agosto 1945 e Nagasaki tre giorni dopo. 70 e 40 mila morti subito e 280 mila vittime negli anni successivi per le conseguenze terribili dell’esplosione. Ed erano bombe che esprimevano una potenza inferiore di parecchi milioni di volte a quella che sono in grado di generare gli ordigni moderni.
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