Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Siamo sulla Gazzetta dello Sport, e perciò cominciamo dalla fine.
• Quale fine?
L’ultima dichiarazione di Renzi ieri, dopo l’incontro con la Merkel, anzi con «Anghela», come pronuncia, ormai bene, il nostro premier. Renzi ha detto, con Anghela che lo guardava, compiaciuta, sorridente e, oseremmo dire, persino smorfiosa (non aveva la solita giacca teutonica di colori teutonici e a spalle dritte alla prussiana, ma un vestitino di color celestino, un amore): «Anghela è una grande tifosa del Bayern Monaco e il prossimo anno il Bayern Monaco avrà un allenatore italiano che si chiama Carlo Ancelotti. Bene, non c’è dimostrazione migliore che i destini italiani e tedeschi stanno insieme. E devono provare a vincere insieme al di là di falsi stereotipi e di luoghi comuni che troppo spesso vengono utilizzati talvolta dai politici, altre volte dagli operatori mediatici e talvolta invece anche dalla società. Invece vinciamo o perdiamo insieme. Anche se la Champions la vincera’ la Fiorentina, prima o poi».
• Beh, un incontro fiacco, se cominciamo da qui.
No, non così fiacco e le ho già detto, ma lei è un testone, che queste parole stanno all’inizio di questa conversazione perché siamo ospiti di un giornale sportivo. Invece, se lei avesse un minimo di senso politico, vedrebbe che questa storiella di Ancelotti e del Bayern serve ad annunciare ai partner europei che gli attacchi di Renzi alla Germania sono finiti, e anche i musi duri tedeschi verso di noi sono finiti, perché la Merkel, esprimendosi sulla questione degli austriaci che vogliono alzare una rete al Brennero, ha dato ragione a Renzi: «No alla chiusura dei confini, bisogna rispettare la dignità delle persone. Abbiamo una responsabilità globale che dobbiamo rispettare. Stimo molto gli impulsi importanti dati dall’Italia con il migration compact
: siamo dello stesso parere, anche se abbiamo idee diverse sugli strumenti di finanziamento. L’Europa va dal Polo Nord al Mediterraneo. Dobbiamo difendere il trattato di Schengen e le frontiere esterne altrimenti si rischia di ricadere nei nazionalismi». Cioè, ed è una notizia, Italia e Germania filano d’amore e d’accordo. Non ci saranno gli eurobond, neanche nella forma dei migranti-bond, e nemmeno la tassa sulla benzina che vuole Schäuble per pagarsi a protezione delle frontiere esterne. Ma qualcosa ci sarà. Il solo fatto che la Merkel sia venuta a Roma è significativo.
• Ah, credevo che fosse stato Renzi ad andare a Berlino.
No, stia a sentire. La città di Aquisgrana assegna ogni anno il premio Carlo Magno, destinato a una personalità che abbia meritato in favore dell’integrazione, dell’unità e della pace in Europa. Quest’anno il premio è stato scelto papa Francesco, che lo riceverà oggi e con l’occasione pronuncerà un discorso davanti alla stessa Merkel, e poi a Schulz, Juncker e Tusk. Possiamo benissimo immaginare che cosa dirà il Papa. Quindi, in generale, grande rilancio della politica dell’accoglienza con benedizione della nuova coppia Renzi-Merkel.
• Peccato che a questa melassa buonista corrisponda il più implacabile degli atteggiamenti, non solo da parte austriaca, ma proprio da parte europea in generale e da parte tedesca in particolare. S’erano impegnati a dividersi tra di loro 40 mila migranti nostri, e ne hanno accolte poche decine.
564, al 27 aprile. La Germania ne ha presi 20, la Spagna 18. I più generosi sono finlandesi e francesi, ne hanno accettati 148 e 137. Sì, un fallimento totale, come ha ammesso lo stesso Juncker. Però sembra autentica la volontà di cambiare metodo, anche perché la guerra civile libica promette di rovesciare sulle nostre coste altre migliaia di disperati. Renzi, ancora ieri, ha detto che gli arrivi sono in linea con quelli degli anni scorsi, ed evidentemente non vuole ancora drammatizzare (fa parte del nuovo clima). I dati non sono in realtà così consolanti. I migranti arrivati da noi nel 2016 sono finora 28.628 migranti, +7,8% rispetto al 2015. Vengono soprattutto da Nigeria, Gabon e Senegal, non ci sono siriani, e lo scorso 25 aprile per la prima volta si sono visti degli yemeniti. Anche in Yemen è in corso un a guerra civile, si teme che quel Paese possa diventare la prossima Siria.
• A che si deve questo nuovo clima?
L’Europa è alla vigilia di parecchie tempeste. C’è di nuovo il rischio che la Grecia salti per aria, a fine maggio a Vienna potrebbe esserci un presidente della Repubblica di estrema destra, il 23 giugno gli inglesi votano sull’uscita dall’Unione europea, il prossimo anno, in marzo, l’eurofobo Geert Wilders potrebbe prendere il potere in Olanda. Con la Francia fuori gioco, la Merkel non può affrontare tutto questo da sola. E Renzi, che ha le amministrative e il referendum a ottobre (e le elezioni, se lo perde), neanche.
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