Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I mercati stanno avvertendo Renzi che le cose non vanno bene, il debito deve scendere, bisogna patrimonializzare le banche, se l’Italia è a rischio, è a rischio pure l’Europa, specialmente in una situazione per niente tranquilla sugli altri fronti: le riserve paurosamente assottigliate della Cina, il petrolio di nuovo a 30 dollari, le economie emergenti (o ex-emergenti) sull’orlo del fallimento, i dati deludenti sugli occupati americani, la Grecia di nuovo nel marasma.
• Di quanto sono andate giù?
Milano del 4,7%, la peggiore di tutte. E lo spread con i titoli tedeschi a dieci anni è schizzato oltre i 145 punti, una tendenza al rialzo che dura da parecchi giorni. Lei ricorda che cos’è lo spread?
• La differenza tra noi e loro, i tassi d’interesse... Insomma me lo ridica...
La differenza tra l’interesse che pagano i tedeschi quando prendono in prestito soldi per dieci anni e l’interesse che paghiamo noi quando ci indebitiamo allo stesso modo. Più è alto questo indice, e peggio è. All’epoca della caduta di Berlusconi (2011) stava oltre 500. Fino a poche settimane fa oscillava intorno a cento e anche meno. Da qualche giorno ha ricominciato a salire, e sembra un trend deciso.
• Perché?
I mercati sanno di un documento preparato dal Consiglio degli esperti economici di Berlino subito dopo la fine (purtroppo temporanea) della questione greca. Gli esperti in questione sono cinque, hanno lavorato due settimane e prodotto poi un rapporto di 53 pagine, approvato 4 a 1 (il contrario è Peter Bofinger), in cui si fa notare che banche del Paese A che comprano titoli del debito pubblico dello stesso Paese A, trasferiscono di fatto il problema dalla mano destra alla mano sinistra, un po’ come facevano le banchette italiane fallite quando concedevano prestiti ai clienti solo se i clienti si compravano azioni della banca. Hanno scritto i cinque esperti: se l’esposizione verso il proprio paese supera il quarto di capitale, bisogna che la banca provveda ad accantonamenti di sicurezza per attutire il rischio-paese. Non esistono più, infatti, paesi sicuri e quindi neanche titoli del debito pubblico sicuri. Stiamo parlando dei nostri Bot, Btp, Ctz e simili. Dicono i cinque tedeschi (meno uno): mettete soldi in cassa quando ci sono troppi titoli del debito di casa. Oppure vendete questi titoli fino a rientrare nella soglia di sicurezza del 25% di capitale. Le banche italiane hanno in corpo titoli del debito italiano per 400 miliardi, dunque saranno costrette a un certo punto a dar via 300 miliardi di roba, anzi qualcuno, come Unicredit, ha già cominciato. Se vendono, il valore di ciascun titolo scende. Se scende vuol dire si pagano interessi più alti. Per ora il fenomeno riguarda il mercato secondario (trattative tra privati), ma certe tendenze fanno presto ad arrivare sul primo mercato, quello che riguarda la vendita diretta alle banche da parte del Tesoro nel giorno dell’emissione. Anche se le idee tedesche, del tutto appoggiate da Bruxelles, ci metteranno due anni a diventare norma, le Borse scontano la cosa da subito. Ai 300 miliardi incriminati aggiunga, relativamente alle banche, i 201 miliardi di crediti in sofferenza e gli altri 150 (se non 180) di crediti deteriorati e avrà capito perché Renzi strilla tanto e perché la Borsa italiana precipita, trascinata soprattutto da Monte dei Paschi e Carige. Si sa anche che da Monte dei Paschi è in corso una fuga di correntisti.
• Però mi risulta che sono andati male anche gli altri.
Sì, Londra 2,71, Francoforte 3,3, Parigi 3,2, tutte percentuali col segno meno davanti. Idem Wall Street che sta perdendo tra il 2 e il 3 per cento mentre scriviamo e che ha smarrito in ogni caso duemila miliardi di capitalizzazione dall’inizio dell’anno. Poi, è ora di dirlo anche qui, c’è di nuovo un caso Grecia, apparentemente insolubile: Atene è andata sotto del 7,8 per cento, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha sempre detto che era inutile salvarla perché tanto sarebbe uscita dall’euro lo stesso, e il momento sembra di nuovo vicino.
• Che è successo?
A luglio scadono 3,5 miliardi di prestiti e Atene non avrà i soldi se non riceverà un’altra quota degli 86 miliardi di aiuti concordati l’estate scorsa. La Troika però, prima di riaprire il portafogli, vuole parecchi tagli e, tra questi, soprattutto quelli delle pensioni. Le più alte dovrebbero passare da 2.700 euro al mese a 2.300. Senonché il cinquanta per cento dei greci vive grazie a una pensione e uscire del tutto da questo sistema assistenziale è problematico. C’è stato uno sciopero generale, a cui hanno aderito anche farmacisti, notai, camionisti, statali. La soluzione potrebbe essere quella di costringere la Grecia a uscire da Schengen e gestire i migranti in arrivo, senza riversarli sul resto del Continente. In cambio di soldi della Ue, naturalmente. Stiamo attenti perché i tormenti greci potrebbero presto essere anche i nostri. Solo moltiplicati per dieci.
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