Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Lo spoglio relativo alle primarie del Pd milanese è ancora in corso mentre scriviamo, ma possiamo già dire con una certa sicurezza che vincerà Beppe Sala, l’uomo dell’Expo milanese, e che il numero dei votanti - 55 mila - è stato parecchio inferiore ai 67 mila che l’altra volta scelsero Giuliano Pisapia. Qualunque trionfalismo è perciò fuori luogo e i titoli dei grandi giornali di ieri, tutti entusiasti e partigiani, erano sbagliati.
• Distanza tra Sala e la Balzani?
Intorno ai sette punti, ma forse alla fine saranno dieci. Sala sta tra il 39 e il 42 per cento, la Balzani tra il 32 e il 35, Majorino intorno al 23-26, Iannetta piglierà intorno all’1-2. Le percentuali dicono per prima cosa che Sel aveva ragione: se Majorino non si fosse messo in gara, la Balzani avrebbe vinto forse con più del 50% dei voti, benché non sia neanche iscritta al Pd (ma questa, oggi, forse è una forza). In tarda serata i 151 presidenti dei seggi hanno portato i risultati definitivi, chiusi in 151 chiavette Usb, al teatro Elfo Puccini. I pochi votanti, in calo di quasi il 13% rispetto al 2011, sono ancora più preoccupanti perché duemila elettori appartengono alla comunità cinese, che cinque anni fa non hanno partecipato. I cinesi hanno suscitato le ironie di Grillo e le critiche della Balzani, la quale ha probabilmente supposto che siano stati in qualche modo comprati dallo staff di Sala.
• Lei lo esclude?
Io non escludo niente, ma noto che la cosa è avvenuta alla luce del sole. Sala era stato invitato a parlare dall’Associazione Vivisarpi, abitanti di via Paolo Sarpi che premono sul comune perché li liberi dai cinesi. L’uomo di Expo ha rifiutato l’invito e ha preferito pronunciare un discorso di dieci minuti in un circolo del Pd in cui erano stati invitati i membri della comunità. È successo una settimana fa. Sala ha detto: “Una parte della città non vi vuole bene. Io m’impegnerò a stemperare i toni”. I cinesi sono a Milano da almeno tre generazioni. La Balzani s’è rifiutata di incontrarli, Majorino li vuole trasferire da un’altra parte. Per chi avrebbero dovuto votare?
• Che differenza c’è tra un candidato e l’altro?
Basta citare i locali dove hanno chiuso le rispettive campagne elettorali per capirlo. Sala ha convocato i suoi all’Arizona 2000 di viale Monza, c’erano Linus, Enrico Bertolino, Gino e Michele. Ospiti e location tipici della sinistra generalista o, se si vuole, renziana. La Balzani s’è presentata al Goganga, cioè siamo in pieno gaberismo, e poi ha chiuso al Franco Parenti, vale a dire tendenza Strehler. È la sinistra di sinistra, elegante, radicale, salottiera. Majorino ha scelto la Fabbrica dell’Esperienza, dove si è anche ballato, e dove è apparso Massimo Recalcati, che ogni domenica analizza su Repubblica le tendenze profonde della nostra specie. Siamo nella periferia della città, Cermenate-Meda, luogo perfetto per la sinistra cerebrale, e sia pure simpaticamente cerebrale. Majorino vorrebbe Recalcati in giunta, se vincesse, ma non sarà candidato e forse si aspetta qualche premio da Sala, se diventerà sindaco, dato che correndo ha dimezzato i voti dei sinistri alternativi pronti altrimenti a balzanizzarsi.
• E Sala, in giunta, chi vorrebbe?
Ha fatto il nome di De Bortoli, che ha delicatamente declinato. Si porterà dietro, in caso di vittoria, parecchi assessori della giunta Pisapia. Sette si sono schierati apertamente con lui invece che con la Balzani, che - ricordo - è vicesindaco della città e non ha preso bene il tradimento.
• Primarie deludenti?
Ma no, la gente pensa della politica quello che sappiamo, era illusorio, probabilmente, aspettarsi un afflusso simile a quello di un tempo. Hanno votato anche i sedicenni, bisognava versare due euro di contributo spese, 151 seggi e in uno c’era a governare le operazioni l’ex leghista Pagliarini, che si lamentava perché a parer suo certe cose, ormai, vanno fatte da casa, col computer. Sono state interessanti anche le polemiche del pre-voto, specialmente l’uscita della Balzani che ha promesso bus e tram gratis per tutti, con la giustificazione che il trasporto pubblico di superficie è quello che porta meno soldi nelle casse della città. Subito è stato calcolato che, facendo viaggiare gratis i milanesi che non prendono la metro, bisognerebbe tirar fuori 200 milioni in più dalla fiscalità generale. Nessun pasto è gratis. Sala le ha risposto: «Perché non offrire cappuccino e brioche a chi prende la metropolitana?».
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