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 2015  novembre 30 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Il Papa, che fa dubitare di sé quando manda tipi come la Chaouqui o monsignor Balda a dirigere un massimo organo moralizzatore oppure oppure quando processa due giornalisti, rei di aver scritto la verità, con procedure medievali o anche quando indice in tutta fretta un Giubileo a cui non è preparato nessuno ma che si è reso indispensabile per le ruberie dei ladri in tonaca che hanno svuotato le sacre casse, si copre invece di gloria se affonta la piazza, come adesso in Africa: non vuole la scorta, irride gli islamici assassini («mi fanno più paura le zanzare»), oggi varcherà (quasi) una linea della morte andando ad abbracciare l’imam che guida la moschea di un posto dove chi è cristiano rischia sul serio di essere fatto a pezzi.

Una specie di Garibaldi, bravo in battaglia e impaniato invece dai perfidi fili dei mandarini del palazzo... A proposito dove si trova questa moschea?
A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, forse il paese più povero del mondo, dove è in corso una guerra sanguinosissima tra cristiani e musulmani. È il tempio dell’imam Tdani che, assicurano, aspetta il Pontefice a braccia aperte. Si trova nel quartiere di Pk5, cioè chilometro 5, generalmente interdetto ai cristiani che rischiano, attraversandolo, il massacro. Nella Repubblica Centrafricana, di antica dominazione francese e in cui la lingua ufficiale è infatti il francese, si parla in realtà il sangò, e il signore che ha tradotto il Corano dall’arabo al sangò, di nome Omar Goni e naturalmente di cristallina fede musulmana, ha detto la frase sulle braccia aperte e ha aggiunto: «Abbiamo bisogno di sicurezza. Se il Papa viene, il mondo si accorgerà del Centrafrica?».  

No. Basteranno pochi giorni, o forse poche ore, per scordarsi tutto.
Ho detto che è uno dei paesi più poveri del mondo ed aggiungo che è uno dei più ricchi di risorse: oro, uranio, petrolio, ferro, legname. Saccheggiato da francesi, belgi, cinesi, tedeschi, libanesi. Che manovrano abilmente perché qualunque cambio di regime o guerra civile o guerra religiosa - come quella di adesso - non intacchi minimamente il flusso di denari che gli occidentali ricavano da quella miseria.  

Io non sapevo neanche che la Repubblica Centrafricana esistesse.
Avrà però sentito nominare Bokassa, divenuto famoso negli anni Settanta anche grazie ai 20 milioni di dollari spesi per la sua incoronazione a imperatore. L’Occidente ha tenuto in piedi questo ladrone ubriaco di sfarzi per ben 15 anni.  

Quindi il Papa è venuto a parlare qui. E che cosa avrà mai detto a quei poveri infelici?
Ha fatto intanto uno dei suoi gesti clamorosi. Ha aperto la porta della Cattedrale di Bangui dichiarando che quello era l’inizio dell’Anno santo, cioè ha anticipato in quel posto di miserabili («qui sono a casa mia») la cerimonia a cui assisteremo l’8 dicembre. È seguito un discorso dei suoi, coerente, peraltro, con quanto sta dicendo da quando è arrivato in Africa ai fedeli di Kenya e Uganda. Lotta alla miseria, lotta a chi rovina il Pianeta inquinando. Discorso di ieri: «Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia arriva in anticipo a questa terra, una terra che soffre da diversi anni la guerra, l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana e per tutti i Paesi che soffrono la guerra, chiediamo la pace! Ndoye siriri, ndoye siriri!» cioè amore e pace nella lingua locale, parole a cui la folla che ascoltava ha risposto inginocchiandosi e ripetendo in coro «ndoye siriri». «E adesso - ha continuato il Papa - con questa preghiera incominciamo l’Anno Santo. Qui, in questa capitale spirituale del mondo, oggi». Quindi si è girato verso la porta centrale della chiesa, ha spalancato le braccia, la porta si è aperta, i fedeli hanno applaudito. Una volta dentro, Francesco ha salutato «i malati, le persone anziane, i feriti dalla vita». Poi ha ricordato che essenza del cristianesimo «è l’amore per i nemici. Gli operatori di evangelizzazione devono dunque essere prima di tutto artigiani del perdono, specialisti della riconciliazione, esperti della misericordia». Infine l’appello «a tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace».  

Mi figuro quanto il califfo si sarà commosso a questo discorso. Vox clamans, con quel che segue. La vita del Papa è davvero al sicuro? La spavalderia con cui affronta le folle è sensata?
Gli uomini dei servizi di sicurezza scuotono il capo e dicono che contro Roma sarà di sicuro tentato qualcosa. Non si sa quando né come né dove. Ma accadrà. (leggi)

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