Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri alle 19.12 Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana, ha pronunciato la frase: «Dichiaro ufficialmente chiusa l’Esposizione universale Expo 2015».
• Ho visto e sentito. Open Air Theatre, canti e fuochi d’artificio, il Va’ pensiero cantato dai bambini con la t-shirt Expo, poi il blu dipinto di blu, e svariati inni trionfalistici all’Italia, paese a un tratto, secondo Mattarella, desiderato dal resto del mondo e non più abiurato e deriso...
Naturalmente la retorica è una brutta bestia, della quale a volta non si può fare a meno. Reclamo un minimo di indulgenza e di senso della realtà. Che cosa avrebbe dovuto dire il Capo dello Stato ai papaveri schierati alle sue spalle, al pubblico presente in sala, e a quelli che seguivano la cerimonia in streaming o in tv? Parlare di Mafia capitale? O dell’ultimo falso dibattito innescato tra Milano e Roma dal capo dell’Anticorruzione? Pigliamoci con santa rassegnazione l’inevitabile. E ammettiamo che il Presidente ha almeno inserito nel suo discorso un accenno all’impossibilità di una crescita permanente del Pil, alla necessità di un uso consapevole delle risorse, allo stretto legame tra cibo e acqua per tutti (un obiettivo che sarebbe vergognoso non perseguire) e le politiche per la pace. Accontentiamoci. Forse è più di quello che una cerimonia auto-celebrativa poteva riservarci. Sentirà che discorsi farà il presidente kazako per l’Expo 2017 o lo sceicco arabo per l’Expo 2020 di Dubai.
• I risultati di Milano 2015 sono davvero così straordinari?
I nemici di Expo e del governo dicono che il numero vero di visitatori è 18 milioni, che questo risultato classifica Expo 2015 come la peggiore esposizione degli ultimi cinquant’anni, pari ad Hannover 2000 e battuta solo dall’Expo di Seattle (1962) che di visitatori ne ebbe appena 9 milioni. Gli odiatori di Sala e di Renzi insistono che questi 18 milioni si sono raggiunti, dopo un primo trimestre terrificante, con una politica di biglietti superscontati, promozioni di massa tra le scolaresche, omaggi a pioggia. I contribuenti dovranno farsi carico di un deficit di 200 milioni. Costoro negano, qualificandole come fantasie, tutte le elucubrazioni intorno all’indotto generato dalla manifestazione, «si tratta di magheggi, di sogni, di numeri indimostrabili» eccetera.
• Calunnie?
Dall’altra parte si risponde che i visitatori effettivi, alle 19,12 di ieri sera, sono stati più di 21 milioni e che la ripresa di cui tanto si parla - quella ripresa che ha spinto Bankitalia a ipotizzare per il 2015 un Pil pari al +1% - ha ricevuto una spinta decisiva proprio da Expo. Un terzo dei visitatori è arrivato dall’estero, con evidenti vantaggi valutari, e quanto all’indotto come negare la frustata che su Milano sembra avere avuto Expo, il cui dinamismo ha reso possibile il prolungamento della linea 5, il progetto delle tre torri Isozaki, Hadid e Libeskind nell’area della ex Fiera, la piazza Gae Aulenti e quel meraviglioso parco di grattacieli a cui si arriva da via Como, con i boschi orizzontali di Stefano Boeri premiati come i più belli del mondo? E mettici anche il restauro della Galleria, la riapertura della Darsena, il Museo delle Culture, la Fondazione Prada, il nuovo Museo della Pietà Rondanini nel Castello, la Casa Manzoni.
• Quindi gli odiatori calunniano e il trionfo è autentico?
Decideranno i posteri, amico mio, perché nelle analisi e nelle dichiarazioni a caldo ognuno lavora per i suoi fini, e chi è nemico di Renzi non ammetterà mai che Expo è stata un successo, e chi è amico di Renzi non riconoscerà mai che Expo è stata un flop. Dunque teniamoci le argomentazioni di questi e di quelli e aspettiamo, avendo tuttavia ben chiaro che intorno a Expo, come intorno ai dati della disoccupazione, della crescita e del resto, è in atto da un anno e mezzo una gigantesca operazione mediatica che vuole farci apparire bello anche quello che così bello non è. E tuttavia anche di questa operazione mediatica si può, volendo, dir bene: non può esserci ripresa senza un clima di fiducia, e la fiducia si costruisce anche così. Qualche volta conviene farsi fare fessi per vivere più felici, e l’odiatore paga poi le conseguenze del suo livore col mal di fegato.
• Sala diventerà sindaco di Milano?
Aver deciso di affidare Roma al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, che scenderà nella capitale a fare il commissario dopo la caduta di Renzi, è un’altra di quelle operazioni sagge e allo stesso tempo sottilmente mediatiche. «A Milano, con Expo» è il messaggio nascosto «è nata una nuova classe dirigente, che ha già dimostrato quello che sa fare». Renzi l’ha detto tra virgolette: Sala gli piace moltissimo.
• E Cantone sindaco di Roma?
Ha preparato il terreno dichiarando che Milano è meglio di Roma. Essendosi quindi fatto a suo modo milanese, può scendere giù a salvare la Patria dai grillini.
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