Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Anche se russi ed egiziani dicono di non crederci, sembra proprio che l’Airbus 321 caduto a pezzi sul Sinai sia stato fatto esplodere da una bomba piazzata a bordo da quelli dell’Isis. Russi ed egiziani sono parte in causa e la loro resistenza ad accettare quella che appare l’unica versione possibile si capisce. Per l’Egitto significa perdere una fonte d’entrata primaria, quella turistica di Sharm el-Sheikh. Per i russi vuol dire ammettere che il loro intervento militare a sostegno di Assad ha una contropartita grave, quella del pericolo in cui viene messa la sua aviazione civile. La bomba segna un cambio notevole di strategia da parte dell’Isis, che finora non era mai andato a far danni fuori del suo territorio. Se lo Stato islamico ha assorbito le esperienze passate di al Qaeda - e sembra che l’ipotesi di un’alleanza tra le due organizzazioni terroristica non sia affatto peregrino - il pericolo generale per il resto del mondo è notevolmente aumentato.
• Come hanno fatto a mettere la bomba a bordo?
Un complice all’interno ha sostituito una valigia normale con una valigia-bomba. È l’ipotesi più probabile. L’aeroporto di Sharm el-Sheikh non è per niente sicuro. Distrazione, sciatteria, controlli alla carlona.
• Come fanno a essere così sicuri che si sia trattato di una bomba?
La tesi della bomba è sostenuta dai servizi inglesi e americani. Le misure prese sono coerenti con questa convinzione. Cameron ha sospeso tutti i voli britannici verso Sharm el-Sheik, creandosi un problema non da poco: ci sono ventimila inglesi da rimpatriare e che avevano già pagato il biglietto. Spediranno dalla base di Brize Norton (Oxford) due C-17 della Royal Air Force che trasporteranno a gruppi i turisti rimasti intrappolati laggiù fino ad Akrotiri, nell’isola di Cipro. Da qui gli inglesi potranno prendere dei normali aerei di linea. Hanno deciso di non volare più su Sharm anche Easyjet (prima ancora del divieto di Cameron), Lufthansa, gli olandesi e gli ucraini. Gli italiani per ora continuano a volare, e la Farnesina ha emesso un comunicato in cui, in pratica, dice di star tranquilli. Informarsi, aggiunge, sul sito “Viaggiare sicuri”, registrarsi su www.dovesiamonelmondo.it.
• A parte questo, c’è qualche indizio concreto?
Prima di tutto risultano escluse tutte le altre ipotesi: avaria, errore umano, missile, cedimento strutturale. L’avaria sembra improbabilissima perché nessuno dei piloti ha segnalato niente, cosa davvero strana. Un satellite americano ha registrato un lampo, fenomeno che non si concilia né con l’avaria né con il cedimento strutturale. Le ipotesi relative a guasti di qualunque tipo vengono esclude dagli esperti per il fatto che, ventiquattro minuti dopo il decollo, l’aereo si è spezzato in due. Non credibile nemmeno il missile: l’aereo volava troppo alto per le armi di cui dispongono i miliziani schierati sul Sinai. Ci sono poi alcuni riscontri oggettivi: un medico egiziano, mostrato proprio da Russia ToDay, dopo aver esaminato i cadaveri sostiene che i corpi «portano i segni di un’esplosione a bordo». Dentro alcuni di questi corpi - qui è la Cnn che parla - sono state trovate parti di acciaio. La coda è stata trovata a cinque chilometri dal resto dell’aereo, e questo suggerisce che proprio in coda fosse stato posto un ordigno. Tutto questo intreccio di ipotesi deve essere confermato dall’analisi delle scatole nere. Purtroppo quella più importante, che registra le voci in cabina, è molto danneggiata e ci vorranno parecchi giorni per estrarne il contenuto. E tuttavia: jihadisti intercettati parlano tra di loro del disastro del Sinai come di un’azione militare andata a buon fine. Questo, in un certo senso, vale anche più di un’intercettazione.
• Gli islamici hanno parlato ancora?
Dopo la prima rivendicazione, a cui nessuno ha creduto, ce n’è stata un’altra, postata attraverso un video in cui si vedono quattro tizi a volto scoperto, uno dei quali parla in russo. «Gli autori siamo noi ma non è questo il momento per dirvi come ci siamo riusciti». Lo speaker aggiunge: «Putin, sei un maiale. Invaderemo il tuo paese, uccideremo la tua gente».
• Come si fa a costruire una bomba che sta dentro una valigia?
Secondo alcuni non si tratterebbe di una bomba particolare, sarebbe invece un ordigno abbastanza convenzionale. Secondo altri, l’esperto di microbombe, al Asiri, sarebbe passato al servizio del Califfo. Notizia, se vera, molto allarmante. Le bombe di Al Asiri in passato sono state trovate nelle mutande o nelle scarpe dei mancati kamikaze. O, una volta, addirittura nel retto.
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