Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri, in una giornata borsisticamente fiacca, il titolo Eni ha guadagnato un punto e mezzo e Saipem addirittura il 2,45%. È facile capire il perché di questo interesse da parte di Piazza degli Affari: l’altro giorno è stata annunciata la scoperta di questo enorme giacimento di gas nel Mediterraneo. Per Saipem significa che, qualunque sia il metodo per distribuirlo, ci saranno da piazzare un sacco di tubi in fondo al mare, che è appunto il suo lavoro. E dire che per Eni non è stato un lunedì facile: un’autobomba rivendicata dall’Isis è esplosa vicino agli uffici della società a Tripoli.
• Tutto questo gas arriverà a noi oppure no?
L’Eni ha una concessione che le dà il cento per cento nel diritto di sfruttamento. Però le è espressamente vietato vendere tutto il gas all’Italia. Bisognerà quindi prima soddisfare la domanda egiziana e solo dopo si potrà sfruttare il giacimento a nostro vantaggio. Il gas trovato però è talmente tanto che non dovrebbero esserci problemi. Ci sono già ragionamenti su come fare, dato che non c’è un tubo che colleghi direttamente Italia ed Egitto. Bisognerà quindi rimettere in funzione l’impianto, oggi inattivo, di Damietta, località che si trova sul delta del Nilo, 200 chilometri a nord del Cairo. Si tratta di far passare il metano dallo stato gassoso allo stato liquido, quindi caricarlo sulle navi e portarlo, per esempio, al rigassificatore di Panigaglia (La Spezia). Ricondotto allo stato gassoso, verrebbe quindi distribuito. Ci sono però anche idee più grandiose. Matteo Renzi e il leader israeliano Netanyahu l’altro giorno, hanno ipotizzato la costruzione di una rete che connetta i giacimenti del Mediterraneo orientale con il gasdotto Tap. A questo punto la produzione favorirebbe non solo Israele, Cipro, Egitto e Grecia, ma l’Europa tutta, indirizzando la fornitura di volta in volta dove serve di più.
• Mi sa che questa storia darà un’altra preoccupazione a Putin.
Oggi i russi ci forniscono la metà del gas di cui abbiamo bisogno. Ci si immagina che quest’ultima scoperta potrebbe estrometterli completamente. Non sono buone notizie per loro. Mosca ha tutta una politica degli oleodotti che punterebbe a rendere la Russia indispensabile e che a questo punto sarebbe definitivamente sconfitta.
• Quali sono in definitiva le caratteristiche di questo giacimento?
Il punto dove è stato trovato il metano si chiama Zohr, il pozzo in questione è stato battezzato Zohr 1X. Siamo a pochi chilometri da Porto Said, in acque egiziane, nel cosiddetto blocco di Shorouk. Il giacimento è a un chilometro e mezzo sotto l’acqua, ma - contando anche la parte di fondale scavata - siamo oltre i quattro chilometri di profondità. Qui si trova una colonna di gas alta 650 metri per una base di cento chilometri quadrati. Capacità: 850 miliardi di barili, corrispondenti a 5,5 miliardi di barili di petrolio. Ma potrebbero essercene molti di più. Si faranno in futuro altri scavi in un nuovo pozzo. Si tratta del più grande giacimento di gas del Mediterraneo. È il quarto al mondo.
• Come si fa a trovare un pozzo simile, un chilometro e mezzo sotto il mare e quattro chilometri sotto la crosta terrestre?
Bisogna innanzitutto chiarire la strategia adottata dall’Eni, soprattutto da quando alla sua guida c’è al timone c’è Claudio Descalzi (Renzi l’ha nominato un anno fa). Il nostro ente ha scelto la via delle perlustrazioni in zone prossime a giacimenti noti, ma adoperando sistemi di ricerca completamente nuovi. Come ha spiegato lo stesso Descalzi: solo idrocarburi convenzionali, solo zone ben conosciute, solo progetti di facile sviluppo e rapida commercializzazione. La ricerca avviene sparando in acqua in direzione del fondale delle onde sonore. Si registrano poi le microvibrazioni provocate dall’onda e dalle caratteristiche di queste microvibrazioni ci si comincia a fare un’idea di quello che c’è là sotto. Se, fatte tutte le analisi, si capisce che qualcosa potrebbe esserci, si dà inizio alle trivellazioni, cominciando con punte dal diametro di sessanta centimetri, che vengono poi sostituite da punte sempre più strette (minimo 30 cm) man mano che si affonda. Pensi che una sola punta può costare anche 50 mila euro e che raggiunta la profondità di cento metri bisogna in ogni caso sostituirla perché si è logorata. Quando si arriva al giacimento, il gas, sottoposto fino a quel momento a forte pressione, si manifesta da solo.
• Tra quanto tempo comincerà la commercializzazione?
Ci vorrà un mese per ottenere la licenza di produzione. A gennaio i primi pozzi. La produzione dovrebbe essere avviata verso la fine del 2017 o l’inizio del 2018.
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