Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri hanno trovato altri migranti asfissiati, in Austria, rinchiusi dentro un tir, cadaveri da un paio di giorni. Dopo i 49 di Ferragosto e i 51 di martedì, ci sembra un crescendo. Ma la polizia, specialmente quella di Ragusa, spiega che la morte per asfissia è un luogo comune di queste tragedie, gli scafisti tengono a forza quei disgraziati nel posto dove in genere si butta il pesce, spazi di 15-16 metri quadri, non più alti di un metro e venti, dai quali non ti fanno uscire se non paghi. Del camion austriaco si sa ancora poco, non ci hanno detto nemmeno il numero preciso dei morti («da venti a cinquanta»), ma deve essere successo qualcosa di simile a quello che capita nelle stive del Mediterraneo, una massa di esseri umani schiacciata in uno spazio angusto, la mancanza d’aria, la fine. Gli scafisti starebbero inzeppando camion e barche per profittare della bella stagione, dato che con l’arrivo dell’inverno la traversata sarà più problematica. A che gli serve la bella stagione non si sa, dato che fanno morire la gente a quel modo.
• Racconti bene la storia del tir austriaco.
Non si sa se è austriaco, anzi probabilmente è ungherese. La targa del veicolo è ungherese, il camion risulta intestato a un cittadino romeno. Che naturalmente non si trova. Il veicolo è stato abbandonato in una piazzola d’emergenza sull’autostrada orientale A4, tra le città di Neusiedl e Parndorf. È rimasto lì un bel pezzo finché la polizia, insospettita, non è andata a vedere. Aperto il portellone, lo spettacolo tremendo dei cadaveri già in decomposizione. I profughi erano morti da un paio di giorni e se ne sarebbero andati all’altro mondo prima che il tir passasse il confine tra Ungheria e Austria. Le polizie austriache e ungherese collaborano.
• L’Europa ha capito finalmente che un problema simile va affrontato insieme?
Ci sono dichiarazioni molto significative, che una volta tanto vale la pena di riferire. Dalla Commissione Ue si invocano «azioni comuni e solidarietà tra tutti. Non è una crisi italiana, greca, franco-tedesca o ungherese, ma europea». Johanna Mikl-Leitner, ministro degli Esteri austriaco: «Bisogna istituire subito dei centri di accoglienza ai confini della Ue per permettere il trasferimento in sicurezza di profughi nei 28 stati membri». La Merkel: «Siamo tutti sconvolti dalla notizia agghiacciante dei profughi morti nel tir. Questo è un ammonimento all’Europa a offrire solidarietà e a trovare soluzioni. Troveremo il modo di distribuire il carico e le sfide in modo equo». Thomas De Maiziere ha ribadito che bisogna costruire i centri d’accoglienza in Grecia e in Italia prima della fine dell’anno. La Mogherini: «Abbiamo un obbligo morale e legale di proteggere i rifugiati. Stiamo preparando una lista comune di Paesi d’origine sicuri e un meccanismo di ricollocazione». La parola chiave di tutte queste dichiarazioni è “rifugiati”, che definisce i perseguitati politici o coloro che scappano dalla guerra. L’altro giorno la Merkel ha annunciato la sospensione degli accordi di Dublino per tutti i siriani senza eccezione, anche per quelli che vengono dall’Italia o dalla Grecia.
• Che cosa dicono gli accordi di Dublino?
Che il paese del primo sbarco, o del primo arrivo, è quello obbligato a dare asilo. Gli italiani sono accusati di non procedere all’identificazione dei rifugiati in modo da non risultare paese del primo arrivo. È un brutto comportamento, ma d’altra parte è chiaro che Dublino va rivista e la mossa della Merkel è importante perché sembra andare proprio in questa direzione. Le nostre previsioni dicono che in Italia, entro settembre, arriveranno altri 20 mila disperati. I migranti giunti in Italia dall’inizio dell’anno sono 111.354, per lo più eritrei, nigeriani, somali, sudanesi e siriani. È chiaro che le strutture in essere non possono farcela.
• E allora?
Si adopereranno caserme, aree industriali in disuso o prigioni come quella di Morcone in provincia di Benevento. D’altra parte l’assalto è generale: in Ungheria sono arrivati in 140 mila, già adesso il doppio di tutto il 2014. La Germania si prepara a gestirne 600 mila.
• Quanto pagano questi disgraziati per fare la fine che fanno?
Esiste una specie di tariffario. Se stai nella stiva, te la cavi con 500-750 euro, ma hai un’alta probabilità di morire. Se quando stai sotto vuoi mettere il naso fuori, devi pagare. Altrimenti ti costringono a restar giù a botte, e la tua fine è segnata. Un posto all’aria può venire anche tremila dollari. E però se sei eritreo, etiope, sudanese, somalo, nigeriano, ghanese, ivoriano, senegalese vai di sicuro sotto. Gli scafisti sono anche razzisti.
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