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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Lo Svimez ci dice che la crisi del Sud ha l’aria di essere irreversibile, «il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente». Alla desertificazione industriale si aggiunge il rischio della desertificazione assoluta perché i meridionali fanno meno figli e i giovani, appena possono, scappano al Nord o all’estero. Il presidente della Repubblica, il palermitano Sergio Mattarella, non troppo incline a parlare in genere, sui dati Svimez è intervenuto, dicendo «non possiamo abbandonare giovani e Meridione».

Che cos’è lo Svimez?
Associazione per lo SVIluppo dell’Industria nel MEZzogiorno. Fondata nel 1946 per inziativa soprattutto di Pasquale Saraceno, con l’idea che bisognasse industrializzare il Sud, fu un movimento politico-economico-intellettuale che diede origine alla famosa Cassa del Mezzogiorno. Adesso ci consegna ogni anno un rapporto sullo stato del Meridione e direi che ogni anno è peggio. La home page del sito riassumeva così, ieri, il senso del rapporto 2015: «Sud alla deriva, per il settimo anno consecutivo Pil negativo. Continuano a crollare consumi delle famiglie e investimenti. Il 62% dei meridionali guadagna meno di 12 mila euro annui».  

Ma sarà vero? Perché poi il Sud è anche la terra del nero...
E già, si tratta di capire quanto dobbiamo credere ai dati ufficiali, gli unici del resto su cui possono basarsi rapporti come quello di cui parliamo oggi. Però sulla questione delle nascite o degli investimenti i dati non possono sbagliare. La popolazione del Mezzogiorno diminuisce, tutto il contrario dei film con Sofia Loren che faceva figli su figli per non andare in galera: «Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». Le conseguenze non sono troppo imprevedibili, purtroppo: contrariamente a quanto si credeva una volta - e cioè che la pressione demografica fosse una sciagura - oggi sappiamo che una sciagura ancora più grande è un calo della popolazione. Meno domanda, meno risorse, meno spinta a svilupparsi. Ce ne accorgeremo tra una trentina d’anni, quando la popolazione italiana (a meno di non importare giovani dall’estero, vero Salvini?) avrà perso un venti milioni di abitanti.  

Non può essere farlocco nemmeno il dato sugli investimenti o sugli insediamenti industriali.
Abbiamo fatto tante storie sulla Grecia, ebbene nel periodo 2000-2013 il Mezzogiorno è cresciuto meno della Grecia, +13% contro il +24% greco (c’è tutto un periodo che precede la crisi in cui Atene andava forte). Nel 2014 il Pil meridionale vale il 63,9% del Pil settentrionale, il che spiega come mai i più intrapredenti tra i giovani pugliesi, campani o siciliani appena possono scappano al Nord. Col Pil così depresso non ci può essere occupazione. E infatti «il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat». Particolarmente negativo il dato sull’occupazione femminile: «Al Sud lavora solo una donna su cinque. Nel 2014, a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 64% nell’Europa a 28 in età 35-64 anni, il Mezzogiorno è fermo al 35,6 per cento».  

E i consumi?
In contrazione. Scesi dello 0,4% nel 2014, mentre al Centro-Nord sono saliti dello 0,6. Insomma la ripresa o ripresina ha forse agganciato il Centro-Nord, ma il Sud non l’ha sentita. Ho letto poco tempo fa una serie di considerazioni sul fatto che il Mezzogiorno ha sempre sopportato male la moneta unica, anche quando c’era la lira. Noi non ci pensiamo mai, ma anche la lira è stata «una moneta unica» se paragonata alle molte valute che circolavano in Italia al momento dell’unità. Il Sud ha penato con la lira, così come oggi pena con l’euro. La differenza col Nord è stata sempre un problema, anche se l’unificazione ha peggiorato enormemente il divario.  

C’è la questione della criminalità organizzata e della cultura assistenzialista che ha comunque condizionato quella parte del Paese.
La cosa più preoccupante è che la questione meridionale è totalmente scomparsa dal dibattito politico. Politicamente, il Sud è dominato da una serie di ras locali sui quali il centro politico (Renzi, ma anche gli altri) non può praticamente nulla. Al governo non c’è neanche un ministro meridionale, e la Lanzetta, che stava al ministero del Mezzogiorno (peraltro senza portafoglio), non è mai più stata sostituita, cioè non esiste più neanche il ministero.   (leggi)

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