Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Marino ha varato ieri la sua terza giunta, tutta formata da gente del Pd e senza nessun raccomandato da Renzi, dato che il premier e i suoi uomini, offesi per il licenziamento la settimana scorsa del renziano assessore Improta, si sono rifiutati di fornire al sindaco qualunque indicazione. Marino, in conferenza stampa, ha detto: «Queste persone sono state tutte scelte dal sindaco per loro capacità e per triplicare sforzi al servizio della città. Vogliamo iniziare con una frase: due fasi un solo obiettivo. Per i prossimi tre anni il programma di midterm prevede obiettivi concreti, risultati visibili e tempi certi. Ora penseremo al decoro, alla pulizia, alla mobilità, alla casa e alla rigenerazione urbana. Il premier Renzi ha ragione nell’affermare che un’amministrazione deve essere valutata per ciò che ha fatto e per ciò che fa».
• Come mai, essendo il sindaco insediato da due anni, si comincia a pensare «al decoro, alla pulizia, alla mobilità, alla casa e alla rigenerazione urbana» solo adesso?
Chi lo sa. È un fatto che Marino, vincendo le primarie e poi le elezioni, ha fatto qualcosa di inatteso e che sostanzialmente quelli che guidano le segrete cose, a Roma e altrove, non volevano. Avendo occupato una posizione chiave contro il parere e il volere segreti di quelli che contano, ha dovuto subire un calvario infinito, dalle polemiche sulla Panda rossa a quelle sulla chiusura dei Fori. Alcuni dicono: «Solo un incosciente poteva sfidare Caltagirone, il monopolio di Cerroni sui rifiuti e le bancarelle dei Tredicine». Mafia Capitale lo ha salvato: poiché ne è senza dubbio fuori, mentre il Pd non ne è fuori per niente, gli attuali dirigenti del Partito democratico hanno dovuto far quadrato intorno a lui e cambiare atteggiamento in tutta fretta per salvare almeno la faccia. Pure, la cosa non è ancora finita.
• Siamo dalle parti di quello che ha scritto il «New York Times»: il sindaco è onesto, ma non sembra capace, non ha autorità.
A far polemiche su Roma ci si è messo anche «Le Monde», il cui corrispondente da Roma ha scritto sulla città un pezzo non troppo diverso da quello del suo collega americano. Anche qui bisogna stare attenti allo stereotipo, perché alla fine Roma è sempre stata una città caotica, sporca e indifferente, ed è un poco buffo che la faccenda si scopra adesso e con tutto questo rumore. Inoltre: dove starebbe il gigante che prende il posto di Marino e con quattro mosse risolve tutto? Detto questo non voglio difendere il sindaco, che appare tosto quando non vuole dimettersi nonostante le pressioni degli apparati, ma piuttosto moscio quando si tratta di intervenire con decisione sugli aspetti chiave dell’organizzazione capitolina. Mancano poche settimane all’apertura del Giubileo, per esempio, e nulla è stato fatto, con dieci milioni di turisti in arrivo. Su questo Renzi ha ragione: o il sindaco governa e fa vedere che sa governare oppure non merita nessun appoggio. Sono passati due anni, ma gli esami devono ancora cominciare.
• Com’è fatta questa nuova giunta?
È tutta formata da esponenti del Pd. Dovevano esserci anche quelli di Sel, ma Marino non ha voluto come vicesindaco l’ex presidente della commissione Antimafia, Francesco Forgione, e i vendoliani si sono sfilati. Il nome più illustre tra i nuovi amministratori è quello di Marco Rossi Doria, nominato assessore alla Scuola e celebrato maestro di strada, un uomo che ha dedicato la sua vita al recupero dei bambini, degli adolescenti, degli adulti messi in difficoltà dalla vita. Poi c’è Stefano Esposito ai Trasporti, che tutti ricordano per le battaglie in favore della Torino-Lione e contro il Movimento No-Tav. Io me lo ricordo anche per un certo emendamento che, al tempo dell’Italicum, fece cadere migliaia di emendamenti presentati dall’opposizione ostruzionista. I Trasporti erano tra le scelte più delicate, non solo perché l’assessore precedente, Guido Improta, renzianissimo, è stato licenziato da Marino. Ma perché la viabilità è uno dei grandi problemi della città. Sul punto Marino ha detto: «Entro il 2015 ci saranno nuove corsie preferenziali e le prime 500 auto elettriche. E per Atac la ricerca da subito di un nuovo partner industriale».
• E gli altri?
Poi c’è Marco Causi vicesindaco e con la delega al Bilancio, e Luigina Di Liegro, nipote del fondatore della Caritas diocesana don Luigi Di Liegro, al Turismo. Tutti gli altri assessori sono quelli della giunta precedente. Causi ed Esposito sono anche parlamentari: non lasceranno Montecitorio, ma lavoreranno per il Comune gratis.
• Può però un sindaco travolto da questa impressionante sequenza di dimissioni restare nonostante tutto in carica?
Nessuno può mandar via un sindaco finché ha la maggioranza in consiglio o non si dimette. Per questo Renzi, a suo tempo, ha sperato in un commissariamento, pensiero del quale forse si è pentito. La verità è che neanche il premier sa bene che cosa gli convenga. E per ora aspetta.
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