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 2015  luglio 23 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Chi se ne intende dice che i quattro italiani sono stati rapiti dagli scafisti, innervositi dal nostro contrasto al loro traffico di uomini e dal fatto che sette caporioni dei loro sono finiti in galera qui. La mancanza di una rivendicazione e il silenzio dei banditi sarebbero la prova che i sequestratori non sono dei politici, fatto tra i più temuti. Quelli dell’Isis avrebbero subito fatto grancassa con gli ostaggi. Inoltre, gli scafisti - queste sono testimonianze raccolte sul posto - sono rozzi, ricchissimi ormai e padroni della finanza libica (viaggiano a mezzo milione di profitti al giorno), ma privi di conoscenze. Avrebbero in mano gli ostaggi ma non saprebbero bene a chi rivolgersi per ottenere quello che c’è da ottenere. Vale a dire: non avrebbero la cultura per stanare la controparte e stabilire un collegamento. Nessuno se ne occupa, ma il sequestro di persona è una delle pratiche più diffuse in Libia in questo momento. Decine di libici vengono rapiti ogni giorno da bande di tutti i tipi e le famiglie sono costrette a pagare riscatti. Nel caso nostro, si prevede una richiesta ingentissima, trattandosi di quattro persone da liberare tutte insieme. Incide sul prezzo, aumentandolo, il clamore mediatico della vicenda. E ha un peso anche il fatto che, probabilmente a metà agosto, arriverà una richiesta d’aiuto all’Onu da parte di almeno un gruppo di fazioni libiche. La risposta dovrebbe essere una missione affidata all’Italia.

Anche certe dichiarazioni di Alfano farebbero capire che si tratta di scafisti.
Sì, il nostro ministro dell’Interno ha dichiarato: «Faremo di tutto per liberarli. Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio. Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito  agli scafisti. L’unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti». Abbastanza significativo.  

Si sa qualcosa in più del rapimento?
È accertata l’enorme imprudenza compiuta dai quattro italiani, che si chiamano Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla: percorrere il tratto dalla Tunisia a Mellitah su un pullmino senza scorta e alle nove di sera. Ancora più incomprensibile se si tien conto che si tratta di gente esperta, che lavora in Libia da molti anni. O forse proprio qui sta la spiegazione: conoscendo i luoghi e conoscendo soprattutto tanti libici del posto, inclusi capi e capetti locali, i quattro potrebbero essersi sentiti sicuri. L’autista del pullmino ha raccontato di questa macchina che da un certo momento in poi ha cominciato a seguirli, è evidente che il loro passaggio al confine era stato segnalato. A cinque chilometri da Mellitah la macchina inseguitrice ha fatto una manovra e ha costretto il pullmino a fermarsi e poi a cambiare strada dirigendosi verso sud. Secondo quello che raccontano i locali, gli ostaggi si troverebbero nel deserto, dove è facile nasconderli. Oppure, se i rapitori sono davvero gli scafisti di Zuara, potrebbero essere stati chiusi in una delle palazzine che vengono adoperate per ospitare i migranti in attesa di un passaggio su un barcone diretto verso l’Italia.  

Non ne sapevo niene fino a pochi giorni fa, ma adesso so che a Zuara ci sono gli islamisti amici del governo di Tripoli.
Si accusano tutti uno con l’altro. Il generale Haftar, che si muove in base alle direttive che gli arrivano dal presidente egiziano al Sisi, accusa in un comunicato gli islamisti del Fajr (Alba della Libia), amici di Tripoli. «Il sequestro avrebbe lo scopo di fare pressioni sull’Italia e ottenere la liberazione di sette libici arrestati per traffico di esseri umani nel Mediterraneo». Col traffico di migranti non si scherza, balla una quantità di soldi impressionante.  

Che cosa dovrebbe fare l’Italia?
Siamo facilmente accusati di star troppo fermi, avendo ai nostri piedi una polveriera come quella. Stiamo aspettando che Bernardino Leon, cioè l’inviato dell’Onu, porti a termine con successo la sua opera di mediazione tra le centinaia di tribù libiche. L’obiettivo sarebbe la formazione di un governo unitario, nel quale tutti si riconoscessero. Obiettivo generalmente giudicato assai velleitario. In camera caritatis, i diplomatici spiegano che questo Leon sta facendo una figura barbina e non verrà a capo di niente. Certo, la nostra immobilità sembra sempre più rischiosa.  

Non era meglio tenersi Gheddafi?
Ieri ho letto un’intervista di Angelo Del Boca, massimo esperto del nostro colonialismo e profondo conoscitore della Libia. «Gheddafi era un uomo di grande intelligenza, capace di governare trecento tribù. Teneva tutto in mano, conosceva tutti i personaggi importanti. Credo che il presidente Napolitano abbia violato la Costituzione imponendo di fatto la partecipazione alle operazioni contro Tripoli. Bastava guardare alla Germania della Merkel per avere il riferimento di un Paese che non partecipava alla guerra. Quanto all’eventuale missione italiana, la situazione è così caotica che diventa ridicolo proporre una missione. Il ministro ha detto: siamo pronti, mandiamo cinquemila soldati. Ma per fare cosa? Con quale progetto, a fianco di chi? Sarebbe un grande errore, anche se ce lo chiedesse l’Onu». (leggi)

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