Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Presi come siamo dalle vergogne di Mafia capitale oppure dalle beghe con cui passano il tempo renziani e antirenziani, ci siamo dimenticati che la pace nel mondo non è affatto assicurata per sempre. Non può esserci pace senza un continuo lavorio di comprensione e di spiegazione, senza una disponibilità nei confronti dell’altro ampia, larga, fiduciosa...
• Dobbiamo questo pistolotto a...?
Alla visita di ieri del Papa a Sarajevo. E alla grande intervista che Putin ha concesso al “Corriere” e che il “Corriere” ha pubblicato ieri. Non siamo sull’orlo della guerra, ma, come qualcuno ha detto a proposito della Bosnia, se pure la guerra è finita, la pace non è ancora cominciata.
• Lo diciamo soprattutto per le tensioni ucraine, immagino.
Ci sono anche le parole di Francesco. «A Sarajevo sorgono, a breve distanza una dall’altra, sinagoghe, chiese e moschee, tanto che la città ricevette l’appellativo di “Gerusalemme d’Europa”. Essa infatti rappresenta un crocevia di culture, nazioni e religioni; e tale ruolo richiede di costruire sempre nuovi ponti e di curare e restaurare quelli esistenti. Io invito a valorizzare ciò che ci unisce e a guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. Passiamo da una cultura dello scontro, della guerra, a una cultura dell’incontro». Poi, dopo aver celebrato la messa nello stadio, davanti a 65 mila fedeli, Francesco ha detto che «c’è chi vuole creare e fomentare deliberatamente il clima di guerra, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi».
• Come mai è andato a fare un discorso simile in Bosnia?
In Bosnia la divisione fra le tre comunità religiose - musulmani, cattolici, ortodossi - ha dato luogo a un sistema con tre presidenti della Repubblica, uno per ciascuna comunità. Tutta l’organizzazione politico-amministrativa è costruita in modo che ognuna delle tre confessioni-etnie abbia un congruo numero di posti. Ne discende un sistema lento, corrotto, chiuso al progresso economico. I bosniaci vorrebbero entrare nella Ue, in modo da mettersi in coda a Croazia, Slovenia, Bulgaria - che fanno già parte dell’Unione - e a Serbia, Montenegro, Albania, già molto avanti sulla strada dell’ammissione. Non entrare nella Ue sarebbe per loro una catastrofe, dato che questi sei sono i paesi a cui i bosniaci vendono quel poco che esportano. E però anche essere ammessi non è banale, date certe caratteristiche del sistema. Intanto i giovani scappano, verso la Croazia o gli Stati Uniti. Il grido del Papa va letto su questo sfondo: ritrovare la concordia e la pace, per crescere tutti insieme. L’anno scorso vi fu una piccola rivolta, in cui per la prima volta si vide che le differenze fra le tre comunità erano state superate. I giovani non badano più a queste cose. Ma da allora più nulla è successo.
• E Putin?
Il giornalista Paolo Valentino e il direttore del “Corriere della Sera”, Luciano Fontana, hanno chiesto conto a Putin della sua posizione in Ucraina. E Putin ha ribadito la sua posizione: non la Russia ha fomentato il nazionalismo del sud-est ucraino, ma l’improvvida pretesa europea di creare un mercato unico da Lisbona a Valdivostock escludendo Mosca. Sono punti di vista niente affatto peregrini e che noi stessi abbiamo descritto all’inizio di quella crisi. Ma dell’intervista mi ha impressionato soprattutto questo passaggio: «La Russia non parla in tono conflittuale con nessuno e in queste questioni, come diceva Otto von Bismarck, “non sono importanti i discorsi, ma il potenziale”. Cosa dicono i potenziali reali? Le spese militari degli Stati Uniti sono superiori alle spese militari di tutti i Paesi del mondo messi insieme. Quelle della Nato sono 10 volte superiori a quelle della Federazione Russa. La Russia praticamente non ha più basi militari all’estero. La nostra politica non ha un carattere globale, offensivo o aggressivo. Pubblicate sul vostro giornale la mappa del mondo, indicando tutte le basi militari americane e vedrete la differenza. Le faccio degli esempi. Vicino alle coste della Norvegia ci sono i sommergibili americani in servizio permanente. Il tempo che ci mette un missile a raggiungere Mosca da questi sottomarini è di 17 minuti. E volete dire che noi ci comportiamo in modo aggressivo? Noi non ci muoviamo da nessuna parte, è l’infrastruttura della Nato che si avvicina alle nostre frontiere».
• La pace è veramente in pericolo?
Putin ha ricordato che su tanti questioni - la non proliferazione delle armi nucleari, la lotta al terrorismo - Russia e Stati Uniti cooperano con molta convinzione. Poi ha aggiunto: «Il mondo è talmente cambiato, che oggi le persone ragionevoli non possono immaginare un conflitto militare su scala così vasta. Noi abbiamo altre cose da fare, ve lo posso assicurare».
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