Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ultime sulle elezioni regionali di oggi: Renzi ha detto che, comunque vada, la sorte del governo non è in discussione; il Pd ha messo sulla graticola la Bindi, colpevole di aver qualificato, dall’alto della presidenza della commissione Antimafia, il candidato democratico alla Regione Campania, Vincenzo De Luca, come “impresentabile”; la cattolica Bindi è stata comunque difesa dal cardinale Bagnasco, presidente della Cei (i vescovi italiani), che senza nominarla ha detto: «la pubblicazione della lista sui politici presentabili o impresentabili è una questione seria che deve essere risolta sempre meglio sul piano giuridico, legale, politico, legislativo. Certamente, chi si presenta per fare un servizio al Paese, recita la nostra Costituzione, deve farlo in modo onorabile»; Brunetta ha protestato perché Renzi, nonostante il silenzio pre-elettorale imposto dalla legge, continua a parlare; Berlusconi è andato a Segrate per fare campagna elettorale, ma ha sbagliato comizio e ha esortato i giovani riuniti a votare “Paolo”, cioè il candidato del centrosinistra, mentre il suo candidato, una donna, si chiama “Tecla” e stava da un’altra parte.
• Beh, quest’ultima è proprio divertente.
Berlusconi è vecchio. Non infieriamo.
• La Bindi? È vecchia o giovane?
Non scherzi. Sulla Bindi i corni del dilemma sono questi: si tratta di una mascalzona che, profittando della posizione di presidente della commissione parlamentare antimafia, ha vibrato un colpo al suo nemico dichiarato Renzi, senza badare a correttezze istituzionali o simili? O è invece un’eroica paladina della legalità, l’unica che ha avuto il coraggio di dire forte e chiaro come stanno le cose? A favore della prima tesi stanno numerose testimonianze, secondo le quali la presidente ha fatto tutto da sola, senza sottoporre per esempio a un voto della medesima commissione i pareri espressi poi in conferenza stampa. Un comunicato dell’ufficio di presidenza della commissione parlamentare antimafia, prodotto ieri, nega questa circostanza. Senonché l’ufficio di presidenza della commissione parlamentare antimafia coincide con la stessa Bindi, cioè si tratta della Bindi sotto altro nome. Dunque non vale. D’altra parte tutti quelli che attaccano la Bindi sono amici di Renzi e tutti quelli che la difendono sono nemici di Renzi, dunque le loro testimonianze pro o contro valgono zero. Ed è pure vero che De Luca, ove eletto, darà origine all’ennesimo imbroglio politico-avvocatesco, dunque, con tutta la stima, quest’altro tormento non poteva esserci risparmiato? De Luca, in ogni caso, annuncia querele contro la Presidente.
• Mettiamo che effettivamente, come sperano i nemici di Renzi, il colpo Bindi produca la sconfitta di Renzi nelle due regioni chiave, Liguria e Campania.
Ma sa che ho l’impressione che il premier segretario ne uscirà comunque con vantaggio?
• Com’è possibile?
Se vince in tutt’e due le regioni, e porta a casa magari un 6 a 1, non c’è storia, avrà mostrato che il consenso per Renzi nel Paese è superiore a qualunque eventuale manovra di qualunque eventuale presidente. Ma se perde, e deve accontentarsi di un 4 a 3, avrà buon gioco a mettere sotto processo chi ha danneggiato il Partito (è molto importante, a questo punto, la parola “Partito”), perché certamente non attribuirà la sconfitta a se stesso, ma proprio a tipi come la Bindi o Civati o Cofferati che, volendo remare contro di lui, hanno remato contro il Partito. Potrebbe buttare fuori la Bindi, chiamando i probiviri? Mica lo escludo. Specialmente se la destra dovesse spappolarsi... Perché, se la destra, dopo il voto, dovesse spappolarsi, il nostro Renzi troverà in mezzo a quell’area senza più padri il sostegno per far passare in Senato riforma costituzionale, buona scuola e il resto. Con tanti saluti a bersaniani e affini.
• Chiudiamo con Brunetta.
Una legge che risale addirittura al 1956 vieta «i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico», norma impossibile da rispettare oggi con internet. In ogni caso, Renzi è andato al Festival dell’Economia di Trento e anche se è stato attento a non far propaganda, s’è fatto comunque vedere. Brunetta, sul suo Mattinale, lo ha attaccato. Renzi, a Trento, ha risposto ricordando che Brunetta, a suo tempo, ha votato il fiscal compact «anche se non se n’è accorto». S’è poi scoperto che Manuel Valls, premier francese presente al Festival, non ha la minima idea di chi sia Brunetta. Quando gli hanno spiegato che si tratta di un economista, Renzi ha fatto lo spiritoso chiosando: «Non esageriamo». Questo ha provocato un nuovo fiume di invettive brunettiane, «lo sfido», «gli do lezioni» ecc. Non so se è così interessante. È così interessante?
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