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 2015  maggio 26 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Forse la sbornia per Tsipras è passata. Prepariamoci però a un nuovo innamoramento generale, quello per Pablo Iglesias, vincitore delle elezioni in Spagna, bel ragazzo di 37 anni col codino e il pizzetto.

Niente a che vedere con Julio Iglesias, il cantante?
Niente a che vedere. Il nome completo è Pablo Iglesias Turrión Santa Maria, dove si combinano, alla spagnola, il cognome della madre Maria Luisa Turrión, avvocato delle Commissioni Operaie, e il cognome del padre, Francisco Javier Iglesias, ispettore del lavoro e storico. Di sinistra fin dal primo vagito: Pablo Iglesias Posse (1850-1925) è il fondatore del Psoe, il partito socialista spagnolo, e i genitori hanno chiamato Pablo il loro figlio in suo onore. La veloce carriera del nuovo campione politico europeo è tipicamente di sinistra e anche di sinistra piuttosto estrema. Gioventù comunista, viaggio a Genova in occasione del G8, Erasmus a Padova con Luca Casarini, movimento degli Indignados, di cui diventa un leader, fondazione di questo Podemos (17 gennaio dell’anno scorso) e trasfigurazione intanto in star della tv, favorita dalla parlantica facile. Lo promuovono a conduttore di un programma tv on line (la Twerka), lo chiamano affettuosamente “El coleta”, “Il codino”, i giornali sono pieni della sua storia d’amore con la Tania Sánchez Melero, 36 anni, coda di cavallo e piercing al labbro, carriera nei movimenti, simpaticissima in tv, leader a suo tempo di Izquierda Unida, adesso a capo di Ahora Madrid, che a Madrid ha vinto con l’aiuto di Podemos. I due si sono separati sentimentalmente lo scorso febbraio, proclamandosi però sempre innamorati uno dell’altra. La stampa insinua che in questo divorzio ci sia lo zampino di una denuncia del Partito popolare contro Tania per abuso di potere, traffico di influenze, uso improprio dei fondi pubblici. Anche lui non è al di sopra di ogni sospetto: Podemos si sarebbe fatto finanziare dal defunto Chávez, il dittatore venezuelano, e non tutti gli incassi sarebbero stati denunciati al fisco.  

Nonostante queste maldicenze Podemos ha vinto. Che ne dice?
Sì, prenderanno il sindaco di Barcellona, cioè Ada Colau, 41 anni, una cresciuta nel movimento antisfratti, prima donna sindaco nella storia della città. E probabilmente anche il sindaco di Madrid, Manuela Carmena, 71 anni, magistrato impegnato nella tutela dei diritti umani: la capitale torna in mano alla sinistra dopo 24 anni di maggioranza assoluta del Partito popolare. È interessante il fatto che a Madrid il candidato più votato è stato Esperanza Aguirre del Partito popolare, cioè la Democrazia cristiana, quella che sta al governo. Ma non dovrebbe riuscire a fare il sindaco: Podemos - a differenza dei grillini e sulla scia del furbo Tsipras, che sta al governo grazie all’alleanza con la destra - è aperto alle intese con i partiti vicini e lontani, si farà sostenere quasi sicuramente dal Psoe e dall’altro movimento nuovo, i Ciudadanos, che si collocano piuttoso nell’area liberale ma sono anche loro figli degli Indignados.  

Quindi, in sostanza?
Il Partito popolare (Dc) ha il 27% e il partito socialista il 25%. Insieme, dunque, hanno più della metà dei voti. Ma, in percentuale, ne hanno persi una quindicina sul passato più recente. Al terzo posto ci sono questi di Ciudadanos col 6,55. Podemos è incalcolabile perché s’è mischiato un po’ dappertutto con altre formazioni locali. Le ricordo infatti che queste di domenica scorsa erano elezioni amministrative. A Madrid, per esempio, Podemos ha corso con l’Ahora di Tania Sánchez.

Quando si vota per le politiche?
Il prossimo novembre. Iglesias ha detto: «In Spagna il bipolarismo è finito». Questo è il dato più interessante: il sistema elettorale spagnolo, fondato su un proporzionale con collegi elettorali molto piccoli concepiti in modo da favorire i partiti più forti (proporzionale con effetto maggioritario), è stato tante volte indicato dai nostri come la panacea per sgominare la frammentazione partitica. E in effetti, per tanti anni, il sistema ha garantito l’alternanza tra democristiani e socialisti, prima Aznar, poi Zapatero, adesso Rajoy. Ma adesso è tutta un’altra storia: noi con l’Italicum avremo un bipartitismo garantito, loro sono precipitati in una situazione italiana.

• Tutto questo è conseguenza della questione europea e delle politiche di austerità?
Certo, anche se Iglesias è un altro che non vuole uscire dall’euro, ma si propone di cambiare il sistema. Sa chi sarà il più punito da questo risultato? Proprio Syriza: a Berlino il voto spagnolo non è certamente piaciuto, qualunque concessione ad Atene, a questo punto, darebbe ali ancora più ampie al movimento anti-austerità. (leggi)

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