Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I morti in Nepal sono almeno 1.500, i feriti migliaia e migliaia, stando a quello che scrivono le fonti locali. Ma il numero purtroppo è destinato a salire.
• Com’è andata?
Ha tremato la capitale Katmandu, un milione di abitanti, che si trova al centro di una vallata popolosissima. Il Nepal è la terra delle grandi cime, l’Everest, il K2, un versante della catena dell’Himalaya. I famosi ottomila metri. Una terra fatta di vette all’apparenza irraggiungibili e da immense vallate, frequentata dai turisti che amano esperienze estreme. L’epicentro del sisma è a ottanta chilometri da Pokhara, una città che si trova a duecento chilometri da Katmandu. Questo epicentro è molto superficiale, appena duemila metri sotto terra. E questo spiega le devastazioni. Alla prima scossa, di 7.9 gradi Richter e durata un minuto e mezzo, ne sono seguite altre tredici. Crolli e vittime anche in India, Bangladesh, Tibet. Le valanghe venute giù sull’Everest a causa del sisma hanno provocato diciotto morti (ne riferiamo qui sotto). Non si verificava, laggiù, un terremoto di questa forza da 81 anni: nel 1934 un sisma di magnitudo 8 devastò le città di Katmandu, Munger e Muzaffarpur. Vi furono 11.000 morti. Nello Stato indiano del Bihar persero la vita in oltre 7.000. Il terremoto fu avvertito da Lhasa a Bombay e a Calcutta crollò la cattedrale di San Paolo. Adesso, tra le opere d’arte distrutte, c’è la piazza Durbar di Katmandu (dove sorgono il Palazzo reale e vari templi) e la Bhimsen Tower o Torre Dharahara, sempre a Katmandu, patrimonio dell’Unesco: nove piani realizzati nel 1832 da Bhimsen Thapa, 62 metri d’altezza, dal balcone circolare posto in cima si vedeva tutta la vallata. Dalle macerie della Bhimsen sono stati estratti 180 corpi. Distrutte anche l’antica Patan e Bhaktapur. Danneggiato l’aeroporto internazionale Tribhuvan, nella capitale. I voli sono stati dirottati sugli aeroporti dell’India settentrionale. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha stanziato 300 mila euro per agevolare i primi soccorsi.
• Che cosa possiamo dire del Nepal?
Confina tre volte con la Cina e una volta con l’India. È grande la metà dell’Italia e ha la metà dei nostri abitanti. Quasi tutti induisti. Una monarchia tormentata dalle rivolte maoiste. Adesso è una repubblica, politicamente ancora instabile. I cinesi guardano al Paese con estremo interesse, come fanno con tutti i confinanti. L’ultima idea è di bucare l’Everest con una galleria di parecchie centinaia di chilometri in modo da collegare Lhasa (Tibet) a Katmandu. In linea d’aria sono appena 603 chilometri. In questo modo Pechino si garantirebbe un affaccio rapido sull’India. I treni viaggerebbero per un giorno intero sotto terra, andando al massimo a 120 all’ora. Quando ho sentito del terremoto ho pensato subito a che fine avrebbero fatto gli eventuali passeggeri di questa linea ferroviaria avveniristica, sepolta sotto ottomila metri di montagne.
• Il Nepal è una zona dai terremoti frequenti?
La stazione sismica che si trova sull’Everest fa sapere che «il movimento di scorrimento della faglia che ha generato il terremoto in Nepal è avvenuto su un piano sub orizzontale, con leggera pendenza verso Nord, sollevando il blocco tibetano verso Sud. Presumibilmente sulla grande linea tettonica chiamata MHT (Main Himalayan Thrust)». Sì, tutta quella zona è soggetta a terremoti, siamo al confine tra la placca tettonica indiana e quella asiatica. Per darle un’idea: l’Everest, a causa dell’inquietudine sotterranea, cresce di alcuni millimetri ogni anno e il costone roccioso su cui poggia si sposta di 4 cm. Lo stesso Himalaya è il risultato della più grande collisione tra placche tettoniche, con la formazione dei monti più alti della Terra. Però delle semplici grinze, se le si guarda dalla cima dell’Universo.
• Una scossa di questa portata era prevedibile?
No, i terremoti, qualunque cosa sostenga Beppe Grillo, non sono prevedibili. Il problema è che il Paese himalayano non è attrezzato e la maggior parte delle case sono decrepite, per questo si parla di «catastrofe annunciata».
• Ma in definitiva un terremoto che cos’è?
La crosta terrestre, quella che noi calpestiamo tutti i giorni, è poggiata su 13 placche che a loro volta galleggiano su un mantello magmatico. Le placche si muovono di continuo, scontrandosi o infilandosi una sotto l’altra alla ricerca di un equilibrio che, finché il nostro pianeta sarà vivo, non verrà mai raggiunto. I terremoti sono il risultato di questi su e giù nascosti sotto i nostri piedi. Si tratta di movimenti continui: se si prescinde dall’intensità ce ne saranno un miliardo l’anno. L’attività vulcanica e quella sismica sono concentrate nelle zone di confine, nei punti cioè dove le faglie si incontrano. La parte di crosta terrestre che sta in mezzo a una placca è sicura: qui non succede mai niente. L’Italia, col Giappone e la California, è luogo di interesse sismico primario: siamo sopra la faglia che divide la placca africana da quella eurasiatica. Quando costruiamo dovremmo tenerne conto. Ma mi fermo qui: non voglio buttarla in politica anche oggi.
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