Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I morti del grande naufragio sono forse addirittura novecento: un sopravvissuto del Bangladesh, ricoverato a Catania e subito ascoltato dai magistrati, ha detto che a bordo c’erano non 700, ma 950 persone. Numero inimmaginabile se si confronta con le dimensioni dell’imbarcazione: una ventina di metri appena.
• Li tenevano chiusi nella stiva.
Sì, e quando la barca s’è rovesciata non hanno avuto scampo.
• Però ho sentito che ieri hanno arrestato parecchia gente.
Abbiamo saputo ieri, ufficialmente, quello che avevamo finora soltanto immaginato o capito a sprazzi dai racconti di poliziotti, carabinieri, finanzieri, giudici. Esiste una rete che tiene connessi il Centro dell’Africa, la Libia, la Sicilia, il Lazio e la Lombardia. I trafficanti organizzano il viaggio dalla sede di partenza fino alla Libia, poi dalla Libia alle coste italiane, quindi dall’Italia ai paesi del Nord dove la metà di quelli che arrivano hanno parenti che vogliono raggiungere. Si paga ogni volta, cioè si paga tre volte. La tratta più costosa è la prima, quella che ti porta in Libia: anche 5.000 dollari. Per attraversare il Mediterraneo ce ne vogliono 1.500 (la tariffa è scesa). Per raggiungere Milano e da qui la Germania o la Norvegia o l’Olanda ci vogliono almeno altri 500 euro. L’organizzazione fa fuggire i migranti dai campi italiani, li fa dormire un paio di giorni in certi appartamenti affittati apposta, poi li trasferisce in Lombardia. Tutto il movimento (200 mila persone negli ultimi anni) è monitorato istante per istante e le centrali africane sono sempre informate sul chi e sul come. Ieri abbiamo saputo qualche nome dei boss di questo traffico. Alcuni di questi sono anche finiti in galera.
• Chi sono?
L’operazione si chiama “Glauco 2”, la conduce la Procura di Palermo. Sono finiti dentro 24 uomini. La base operativa era nel centro Cara di Mineo (Catania), il più grande d’Europa. I componenti dell’organizzazione sono etiopi, eritrei, sudanesi e libici. Un’altra centrale era a Villa Sikania nel comune di Siculiana, in provincia di Agrigento. L’informativa di ieri esalta il ruolo delle intercettazioni, ma noi sappiamo che da molti anni si indaga sui movimenti di questi banditi soprattutto attraverso gli interpreti, ingaggiati in realtà per investigare e capaci di farsi raccontare dai profughi i maltrattamenti subìti. I migranti esausti desiderano vendicarsi per quello che hanno sofferto durante i tre viaggi e raccontano e qualche volta accettano di diventare a loro volta interpreti-investigatori. A Siracusa c’è il Gicic, l’unica squadra di intelligence dell’isola, creata dieci anni fa per combattere l’immigrazione clandestina. Qui pochi giorni fa hanno messo dentro Amran Dahan, libico di Zuwarah, un’agendina piena di indirizzi italiani. A Catania, all’interno della Direzione distrettuale antimafia, opera un pool dedicato agli stessi problemi. Gli arresti di ieri sono opera dello Sco (Servizio Centrale Operativo della polizia) di Palermo. Il personaggio più importante è un egiziano di nome Mohamed Badawy Ramzy, di 49 anni, che sarebbe l’organizzatore dei viaggio di 453 migranti sbarcati a Messina sabato scorso. L’etiope Ermias, responsabile del tragico naufragio del 3 ottobre di due anni fa (366 morti), colpito da mandato di cattura è latitante. Ashgedom Ghermay, etiope anche lui, soprannominato Amice, che dopo aver chiesto asilo politico nel 2013 si occupava dell’ultima tratta del viaggio e, soprattutto, reclutava e sistemava nei vari centri suoi agenti capaci di organizzare le fughe dalle strutture di accoglienza. Un altro dei latitanti si chiama Mered Medhanie, 34 anni, vita di lusso a Tripoli. Lo si sente ridere in un’intercettazione: «Dicono di me che ne faccio salire sempre troppi sui barconi... ma sono loro che vogliono partire subito».
• Renzi ieri ha tenuto un’altra conferenza stampa.
Sì, insieme col primo ministro maltese Joseph Muscat. Ha ribadito che ci vuole un’iniziativa europea, che non possiamo sbarcare truppe in Libia e non possiamo neanche, senza un mandato internazionale, affondare a cannonate i barconi ormeggiati nei porti libici, essenziali per il loro business. Il presidente di turno della Ue, Donald Tusk, ha convocato, sull’immigrazione, un consiglio europeo straordinario per giovedì.
• Si può capire meglio quest’idea del blocco navale di Salvini?
Il blocco navale è un tipo di azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un territorio. Nella formula proposta da Salvini, fregate, corvette e pattugliatori posizionati a tre miglia dalle coste libiche e coordinati da una nave da assalto anfibio tipo San Giorgio dovrebbero controllare l’area costiera intorno a Zawyah, la più vicina a Lampedusa, da dove salpano la gran parte dei barconi di migranti. Secondo Renzi, gli scafisti andrebbero a nozze con questa soluzione: metterebbero le barche in mare e chi fa il blocco sarebbe costretto a prendere a bordo i migranti.
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