Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È così raro che i protagonisti di un fatto di cronaca siano delle persone buone… Ci occupiamo perciò del padre fuggito col suo figlioletto di quindici giorni, e poi ritrovato, con uno strano sentimento in petto, qualcosa che sta a mezzo tra la commozione e l’incredulità.
• Il padre che ha rapito il bambino sarebbe un uomo buono?
Sì, è solo un uomo malato, i cui fantasmi sono tenuti a bada dai farmaci. Da ultimo non voleva più prendere questi farmaci. Non è scappato per portar via il bambino, ma per sottrarlo ai cattivi che volevano avvelenarlo. Domenica scorsa è sparito per quasi tutto il pomeriggio ed è poi ricomparso verso le sei dicendo che era andato a comprare del mangiare in Francia, dove certi rischi non si corrono. La famigliola protagonista di questo fatto di cronaca vive ad Orbassano, prima cintura torinese, e la Francia è a un passo. Per questo, martedì, quando il papà è scomparso di nuovo, la mamma sulle prime non si è allarmata: era tornato domenica, sarebbe tornato anche martedì. Ma tornare non tornava, e s’è dovuta avvertire la polizia e mobilitare poi gli agenti francesi e dopo gli agenti francesi, gli agenti spagnoli. Però, che volesse fare del male al bambino, no. All’hotel Ibis Caluire di Lione hanno trovato una tettarella. Lo ha nutrito e tenuto al caldo come si deve. All’hotel Ibis lo ha visto il dottor Manuele Vecchi, che si trovava nella città francese per un convegno. S’è allarmato solo il giorno dopo, quando ha visto la foto sul giornale e s’è ricordato di quell’uomo che era uscito dall’ascensore con lui. Aveva una specie di borsa portadocumenti e un sacchetto di nylon, di quelli della spesa, che ciondolava. «Una scena dolce. I due sembravano in salute. Stavano bene». Nessuno, nemmeno la moglie, ha mai pensato che il piccolo Matteo corresse qualche rischio. Il padre, mentre guidava, lo ha sempre tenuto al sicuro nell’apposito ovetto agganciato al sedile di dietro. Domenica 29, quando la famiglia è tornata a casa dopo il parto, il papà mostrava il figlio a tutti quanti, inorgogliendosi del fatto che un giorno quel piccolino lì avrebbe giocato a pallone.
• Ieri gli spagnoli hanno scarcerato il padre. Mi ricordi come si chiama questo padre.
Enzo Costanza, di anni 39. La mamma, Stefania, di anni 32. Questo è il loro primo figlio. Mentre tutti lo cercavano, il padre di Enzo, avvicinato dai cronisti, ha detto: «Quando torna gli tirerò le orecchie». Il giudice di Albacete, a 250 chilometri da Madrid, non aveva ragione di tenerlo in galera. Al bambino non era stato torto un capello, stava anzi benissimo. Il reato era poi cominciato in Italia, quindi spettava ai giudici italiani indagare e processare. Queste parole — “giudici”, “indagini”, “processo” e magari, dio non voglia, “condanna” — sembrano enormi di fronte a quell’anima indifesa che è fuggita per la paura che facessero qualcosa al suo piccolo.
• Gente così non starebbe meglio in manicomio?
Non lo dica neanche per scherzo. Non abbiamo parlato della bontà della moglie, Stefania. Nel 2006 diagnosticano questa cosa al marito, chiamiamola una specie di paranoia, con il solito carico di ansie improvvise, insonnie, palpitazioni. I medici tengono sotto controllo la situazione con le medicine. La moglie non smette per questo di volergli bene, e anzi ci fa un figlio. Solo che, appena Enzo smette di aiutarsi con le medicine, le fobie ricominciano. Erano andati dal medico e il medico aveva sancito che la situazione s’era un poco aggravata, quindi si sarebbero dovute aumentare le dosi. Secondo il parere generale è proprio questo che ha scatenato qualcosa nel papà. Di medicine non ha più voluto sentir parlare e, senza medicine, gli incubi sono tornati. Incubi che adesso riguardavano addirittura il piccolo. Impensabile, doveva fare qualcosa.
• Quindi è buona anche la moglie.
Ieri ho visto i video in cui, tenendo il neonato Matteo in braccio, parlava con i giornalisti. Molto tranquilla. «Vuole bene lo stesso a suo marito?». «Sì, certo, è un buon padre, protettivo, sapevo che non sarebbe successo niente, che bisognava solo aspettare». Enzo, che lavora al Centro Ricerche della Fiat e ha un Suv Freemont grigio, dopo aver toccato Lione, percorso il sud della Francia e viaggiato nel cuore della Spagna — centinaia e centinaia di chilometri tenendo sempre il cellulare spento per non dover affrontare la prova di un colloquio con la moglie — stava probabilmente andando a Fatima.
• È religioso?
Molto, è uno che parla spesso di Lourdes e di Fatima. Ma a un tratto, durante la fuga, s’è fermato e tutto confuso ha chiamato finalmente la moglie. «Il bambino sta bene, te lo riporterò presto» ha detto. Poi ha aggiunto: «Non so cosa sarà di me».
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