Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Quanto all’aereo caduto sulle Alpi francesi, le questioni aperte sono due: perché è andato a schiantarsi contro la montagna (non adopero volutamente la parola «precipitato» perché non è precipitato); se c’entri in qualche modo la natura low cost della Germanwings, che, come tutte le low cost, fa pagare poco il biglietto ma stringe la cinghia su una quantità di costi, e magari anche sui costi della sicurezza.
• Intanto io non ho ancora individuato con esattezza il luogo della tragedia.
Prenda Cuneo e tiri una linea fino ad attraversare le Alpi. Quello è il punto, tra i villaggi di Digne-Les-Bains e Barcellonette. L’Italia è vicinissima, tant’è vero che gli abitanti di quei villaggi dicono che i lupi della zona sono italiani. Questi lupi sono una specie di incubo per tutti quanti, dato che, dopo l’idea insopportabile dei 150 corpi ridotti in brandelli, c’è l’idea ancora più insopportabile dei lupi che vanno a mangiarsi quei poveri resti. L’aereo è finito su un costone raggiungibile solo in elicottero. Una delle due scatole nere è stata trovata, quella con le voci dei piloti, i rumori, gli allarmi. È danneggiata, ma i tecnici dicono che ne caveranno parecchie informazioni. Solo che ci vorranno settimane o mesi.
• Possono essere stati terroristi? La continuazione di «Charlie Hebdo»?
Possono essere stati terroristi, ma quest’ipotesi sbiadisce man mano che passano le ore. Nessuna azione terroristica ha senso se non ha una paternità, e qui non ci sono rivendicazioni. Anche se arrivasse una rivendicazione adesso, bisognerebbe prenderla con le molle, potrebbe essere un falso. Resta la stranezza di un velivolo che sembra pilotato fino all’ultimo istante, e pilotato in discesa, e pilotato volutamente contro la montagna. Alle nove e mezza del mattino l’aereo era arrivato a 38 mila piedi di altezza, tutto regolare, messaggi di routine. Un minuto dopo è cominciata la discesa, di cui in sala di controllo si sono accorti subito, senza però riuscire a connettersi. Nel silenzio spettrale dall’altra parte hanno seguito la traiettoria fin quasi alla fine, all’impatto a seimila piedi d’altezza. Proprio questo andamento è misterioso e si crede che per qualche ragione il pilota e l’equipaggio siano morti in pochi istanti e che l’aereo abbia quindi planato contro la montagna da sé. Morti anche i passeggeri o almeno svenuti: non avrebbero vissuto così l’angoscia degli ultimi otto minuti. Che cosa, a parte i terroristi, potrebbe aver provocato questo collasso generale? Il distacco del portellone anteriore (che aveva problemi alla vigilia, ma era stato riparato), un incendio, l’esplosione delle batterie al litio dei telefonini con avvelenamento generale e pressoché istantaneo… Non si sa. Il finale è simile a quello del jet malaysiano sparito l’8 marzo dell’anno scorso.
• Il portellone, appunto. Le compagnie low cost, a forza di tagliare, hanno diminuito la sicurezza.
Tutti assicurano di no, perché gli standard di sicurezza sono sottoposti a un controllo severissimo da parte della Iata, l’associazione che riunisce le più importanti compagnie commerciali del Pianeta (sono 250). La Iata non distingue tra low cost e non e sottopone alle medesime verifiche tutti quanti.
• Che verifiche?
Visita del comandante e degli addetti di rampa ogni 150 ore di volo; stop di qualunque macchina ogni sei mesi per un tagliando completo di due giorni; heavy maintenance («manutenzione pesante») ogni due anni: l’aereo viene smontato fino all’ultimo bullone e poi rimontato. In queste procedure non c’è differenza tra una compagnia e l’altra, per esempio Germanwings subisce lo stesso esame minuzioso della casa madre Lufthansa. Lufthansa ha problemi, perde soldi, sta tagliando, ma non può tagliare su certe voci perché la farebbero smettere di volare.
• Ma se non tagliano sulla sicurezza, su che cosa tagliano?
Sul catering, e sugli altri servizi non essenziali, i cosiddetti «frills» (fronzoli). Questo modo di volare ha conquistato sempre più viaggiatori, costringendo le compagnie maggiori ad adattarsi ad un nuovo mercato, piuttosto complesso per loro. Nel 2003, in Italia, solo il 23 per cento dei passeggeri si spostava su una low cost. Oggi il numero di clienti delle due tipologie è più o meno lo stesso, il mercato è diviso 50 e 50. Se si vanno a vedere le percentuali, poi, non solo risulta che l’aereo è il mezzo di trasporto meno a rischio (l’anno scorso hanno volato 3,3 miliardi di persone e i morti sono stati 641), ma che tra le compagnie aeree le low cost sono tra le più sicure. La tragedia low-cost delle Alpi è la prima, nella storia, che si verifica in Europa.
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