Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sarà presto una immensa battaglia a Mosul e lo pseudocaliffo Al Baghdadi si prepara a combatterla sequestrando uomini e donne, non più solo cristiani o sciiti, ma anche correligionari sunniti, colpevoli d’essersi mostrati, negli ultimi tempi, troppo tiepidi. Le razzie di esseri umani sono in corso, i giornali sanno da qualche fonte chissà quanto affidabile di 350 assiri rapiti a Tel Jazira, Tel Gouran, Tel Feytha, Qabir Shamiya. Trentacinque villaggi di qualche centinaio di abitanti ciascuno sono ormai deserti. «Le famiglie sfollate sono 800 ad Hassake e 175 nel Qamashli. Dei 350, 15 sono già stati ammazzati: una donna decapitata, due uccisi a colpi d’arma da fuoco, gli altri dodici non si sa. Quasi tutti questi ostaggi sono cristiani e tenuti prigionieri nel villaggio sunnita di Um Al Masamier. Il 70% dei 350 sequestrati apparterrebbe a un’unica etnia, altre 51 famiglie con cinque componenti a testa» sono state portate via a Tel Shamiram. L’archimandrita (in pratica, un vescovo) Youkhana, che racconta questo e che per primo aveva dato notizia dei rapimenti, sostiene che le 51 famiglie potrebbero trovarsi dalle parti del Monte Abdul Aziz, in una zona controllata dall’Isis. Un massacro di questi prigionieri dovrebbe avvenire oggi, nella moschea di Bab Alfaraj. Vedremo certo un video di questo bagno di sangue. Ieri, i comunicatori dello pseudocaliffo ci hanno postato cinque minuti di massacro delle antichissime statue assire di Mosul. Ridotte in polvere con martelli pneumatici, reperti che in genere stanno lì da tremila anni, ma che rappresentano religioni diverse da quella di Allah. Gli operai dediti alla distruzione di queste memorie, e che hanno già bruciato almeno diecimila libri, spiegano che è Dio stesso a ordinar loro di polverizzare queste testimonianze infedeli. E quando Dio ordina, è molto semplice eseguire.
• La notizia del giorno sembrava l’identificazione del boia vestito di nero che s’è visto nei primi filmati, quelli che guardavamo con maggiore orrore di adesso (adesso purtroppo ci siamo abituati). Sì. Forse. Abbiamo un nome e un cognome, ma per il resto sono cose che in qualche modo sapevamo già. Il tizio si chiama Mohamed Emwazi, ha 27 anni, è nato in Kuwait, ma è sempre vissuto a Londra. Laurea in ingegneria informatica. Famiglia ricca del West End. È arrivato in Siria nel 2012. Nel 2006 era in Somalia a caccia di soldi per conto di al-Shabab. Nel 2009 lo hanno arrestato in Tanzania, stava con un tedesco di nome Omar e con un altro che si chiama Abu Talib. Gli inglesi cercarono di ingaggiarlo come informatore. Non è escluso che per un certo periodo abbia fatto il doppio gioco. A Londra la polemica impazza, anche perché a quanto pare la notizia di questo Emwazi non doveva uscire. Crederci o no? Come è ovvio, siamo in mezzo a giochi doppi, tripli, quadrupli.
• Che cos’è questa storia della battaglia di Mosul?
Anche questa è una notizia che non sarebbe dovuta uscire. Quando mai un esercito che vuole attaccare fa sapere con due mesi d’anticipo il giorno dell’attacco? Giovedì scorso un ufficiale del Centcom americano ha incontrato i giornalisti e spiegato che si prepara la grande offensiva su Mosul per aprile-maggio. Con venticinquemila iracheni, compresi un bel po’ di curdi. Irritazione generale per queste rivelazioni apparentemente fuori luogo, ma altri hanno spiegato che questo annuncio serve a incoraggiare gli abitanti che si trovano alla mercé dello pseudocaliffo. La speranza è che vi siano rivolte interne. Mosul è un posto complicatissimo, due milioni di abitanti, prenderla sarà in ogni caso un’impresa. A est del Tigri è abitata da curdi, si spera che almeno loro...
• Questo numero – venticinquemila – è credibile? Avevo capito che gli iracheni sono piuttosto impreparati…
Il piano è in preparazione a Tampa (Florida). In effetti, dopo aver preso Kobane, i curdi-siriani avanzano verso il confine iracheno. Lo scontro più forte adesso è a Kirkuk. Gli iracheni che si stanno preparando alla battaglia di Mosul sono addestrati da 2.900 istruttori americani nella base di Ayn al Asad. Il Pentagono sta facendo arrivare armi per 20 milioni di dollari: 10 mila mitra M16, 10 mila puntatori a luci rosse, 100 mila caricatori, migliaia di elmetti Kevlar e giubbotti antiproiettili, 250 blindati capaci di resistere alle mine, oltre 2 mila missili Hellfire e altri imprecisati «equipaggiamenti». Altre fonti, meno ottimiste, dicono che gli iracheni addestrati sul serio non sono più di 3.500-4.000. Nel Golfo incrocia anche la portaerei francese Charles de Gaulle.
• Che rapporto c’è tra le operazioni di questi giorni dell’Isis e l’eventuale prossima battaglia di Mosul?
Lo pseudocaliffo intende difendersi a testuggine, frapponendo alle incursioni nemiche i corpi di donne e bambini.
• Ma è orrendo…
Un giornalista del quotidiano kuwaitiano al Rai ha detto: «Cercate di ricordare Mosul com’è ora, perché alla fine non ci sarà più».
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