Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La lettera dei greci non è arrivata.
• Che lettera?
Nell’ultima riunione dell’Eurogruppo, dopo trattative estenuanti, greci avevano ottenuto una proroga di quattro mesi del programma di aiuti (programma scaduto), quindi la tranche da 7 miliardi che già gli spettava e, probabilmente, la riapertura dei rubinetti della Bce, con la quale avrebbero ottenuto denaro in prestito presentando i loro titoli del debito pubblico, titoli che in altra situazione sarebbero valutati pura carta straccia. Per questo bel pacchetto, avrebbero dovuto mettere per iscritto e far avere alla commissione un programma di intenzioni. Che fare per tirar su la Grecia? Queste “intenzioni” – per ora chiamiamole così – avrebbero dovuto avere le seguenti caratteristiche: conferma di tutti gli impegni presi in precedenza oppure, nel caso di qualche idea diversa, saldi identici. Nessuna misura umanitaria, secondo l’espressione usata dai due, cioè nessuna operazione di soccorso alla popolazione immiserita dall’austerità tedesca che potesse aggravare i conti già gravissimi del Paese. La lettera sarebbe dovuta giungere entro la mezzanotte di ieri. Invece non è arrivata.
• Grave?
Molto preoccupante. S’è saputo nel tardo pomeriggio che Atene aveva chiesto un rinvio ad oggi. Il fatto è che i greci non hanno molto tempo a disposizione e forse non possono permettersi neanche lo slittamento di un giorno. I soldi servono, e glieli possono far avere solo le cosiddette istituzioni, quelle che un tempo si chiamavano “Troika” e che adesso (quasi l’unica cosa che i greci hanno ottenuto) si chiamano con i loro nomi di Bce, Ue e Fmi.
• Come mai questa lettera non è arrivata?
Ci sono due ipotesi. La prima, e forse la più probabile, è che dentro Syriza sia in corso una rivolta contro l’accordo raggiunto la settimana scorsa. La “Piattaforma di sinistra”, cioè l’ala sinistra di Tsipras, forte di una quota del 30%, benché tenuta buona con parecchi incarichi di governo (la lottizzazione in Grecia funziona come da noi, forse ancora più alla grande), sta protestando contro l’atto di sottomissione che Tsipras e Varoufakis, così spavaldi fino a poco fa, hanno dovuto compiere. Sappiamo che il capo del governo e il presidente del Consiglio stanno spiegando a tutti che, per avere l’ossigeno dei miliardi di euro, bisognava mediare, ma dall’altra parte si risponde che il cedimento è stato eccessivo. C’è una dichiarazione tremenda di una figura carismatica tra i greci, un eroe della resistenza al nazismo che si chiama Manolis Glezos e ha 93 anni. Quando di anni ne aveva 18 (1941) salì in cima all’Acropoli e ammainò la bandiera nazista, dando inizio alla restenza elenica ai tedeschi. Quindi, prestigio enorme, ancora oggi. Glezos, dopo una notte insonna, ha preso carta e penna e ha scritto quanto segue: «Avevamo promesso di mandare a casa la Troika e di stracciare il memorandum e non l’abbiamo fatto. Chiedo scusa ai greci per aver contributo a illuderli. Prima che il male avanzi e sia troppo tardi, dobbiamo reagire! Troviamoci in assemblea e discutiamo, Sapevo che avremmo dovuto scendere a patti. Ma questo è troppo. Non ci può essere compromesso tra servo e padrone. E tra la libertà e l’oppressione, io scelgo la libertà».
• Che significa? La libertà coinciderebbe con l’uscita dall’euro e il ritorno alla dracma?
Forse. In ogni caso da Syriza hanno diffuso la voce maligna che Glezos si sia messo a remar contro perché non l’hanno eletto presidente della Repubblica, preferendogli Paki Pavlopoulos di Nea Demokratia, che sta a Tsipras come da noi Casini sta a Vendola. Operazione di unità nazionale, che Tsipras ha voluto per avere con sé il Paese e il parlamento in un momento tanto difficile. Ma anche questa scelta gli si sta ritorcendo contro e la sinistra di Syryza non l’ha digerita. Gli avversari e la minoranza interna ricordano ad ogni piè sospinto le promesse elettorali: aumento dello stipendio minimo, luce gratis alle 300 mila famiglie più povere, ritorno alla conrattazione collettiva, ripristino della tredicesima per le pensioni sotto i 700 euro, assistenza sanitaria gratuita per il milione di persone che l’ha persa, riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati (tipo le lavandaie). Di tutto questo, a Bruxelles, hanno fatto polvere.
• Che cosa conterrà mai, allora, la lettera in arrivo oggi?
Abbiamo letto qualche indescrizione della Bild, divenuta a un tratto comprensiva con i poveri greci. Contrasto al contrabbando della benzina per 1,5 miliardi, contrasto al contrabbando delle sigarette per 800 milioni, 2,5 miliardi di patrimoniale caricata sui greci più ricchi, 2,5 miliardi di introiti fiscali arretrati. Totale (come richiesto): 7 miliardi. È però un elenco di buoni propositi a cui è difficile credere. È possibile che il rinvio della lettera a oggi sia stato consigliato dalla stessa Commissione, a cui magari Tsipras, come è prassi, potrebbe aver fatto leggere in anticipo il documento. In altri termini, è come se la Merkel gli avesse detto: lasciate perdere.
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