Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Fatto del Giorno sulle elezioni per il Quirinale
La semplice lista degli appuntamenti di oggi e domattina darà un’idea del momento storico in cui ci troviamo. Renzi vede alle otto di mattina i suoi deputati e alle 9.30 i suoi senatori. Alle 9 riunione dei grillini. Alle 4 di oggi pomeriggio Berlusconi incontra i grandi elettori di Forza Italia (auletta dei gruppi di Montecitorio). Alle 18 Alfano presiede un’assemblea di Area Popolare (Ncd+Udc) nella sala Nassiriya del Senato. Alle 10.45 Salvini e Meloni si propongono di annunciare alla stampa il loro candidato-presidente. Berlusconi dovrebbe vedere Renzi a ora di pranzo. Stasera o domattina verifica tra le delegazioni di Forza Italia e Area Popolare. Domattina Renzi riunisce i 460 elettori del Pd (centro congressi di via Alibert, ma non è sicuro). Ieri intanto Brunetta e Paolo Romani sono andati dal premier-segretario, che in mattinata aveva visto Alfano e nel corso della giornata, via via, le delegazioni degli altri partiti. A parte quelli del M5S, che hanno rifiutato (e altri dieci di loro hanno abbandonato il partito).
• Tutto questo per via del grande match che si apre domani pomeriggio: l’elezione del nuovo capo dello Stato. A proposito, non dimentichiamoci che il Senato intanto ha approvato l’Italicum.
Esattamente come voleva Renzi, che a questo punto è certo della nuova legge, dato che i numeri alla Camera – dove l’Italicum dovrà ripassare – sono più tranquilli. E sembra avere successo anche la linea di votare scheda bianca per il Presidente della Repubblica sia domani che venerdì, tentando la fumata bianca per sabato mattina. Pure Berlusconi avrebbe abbandonato l’idea di votare il candidato di bandiera Antonio Martino nei primi turni: sarebbe per la scheda bianca anche lui. A meno che questa girandola di incontri odierni non riservi qualche sorpresa. Magari stamani Renzi farà alla sua sinistra un nome impossibile da rifiutare e a pranzo lo farà inghiottire a forza all’ex Cav, confermandolo poi ai suoi grandi elettori domattina. In questo caso, avremo il presidente già domani sera. E chi potrebbe essere, io l’ho già scritto a Natale.
• E potrebbe aver preso una cantonata.
Ovvio.
• Però il profilo di questo grand’uomo dovrebbe ormai essere chiaro.
Sono tutti d’accordo sul fatto che deve essere un politico. Un politico vero, cioè, non un politico – per dire – alla Padoan, arrivato nella stanza dei bottoni da pochi mesi. E infatti proprio ieri Padoan ha fatto capire di non esser lui, l’uomo. A domanda, ha risposto: «Sono il ministro dell’Economia e ho tanto da fare» che è la formula usata a suo tempo anche da Cantone per far sapere a noi cronisti che era uscito di corsa. Seconda caratteristica del futuro presidente: la statura internazionale, la riconoscibilità internazionale, la stima internazionale. Insomma l’uomo dovrà sicuramente essere gradito a Bruxelles e a Berlino e forse non sgradito a Washington e al Fondo Monetario. Fino a Pio IX le Potenze determinavano l’elezione del Papa, e adesso, per il nostro Presidente, siamo più o meno tornati a quell’epoca lì. Una ventina di giorni fa, Renzi ha messo questa didascalia sotto la silhouette di Ignoto 2 (Ignoto 1 è quello della povera Yara): «Serve una figura saggia e preparata perché nei prossimi anni potrebbe essere chiamato ad affrontare situazioni difficili».
• Come didascalia mi pare assai poco descrittiva. Vorremmo mai un presidente sciocco e impreparato?
Gli analisti, maligni come sempre, dicono che Renzi vuole una spalla che non gli dia fastidio e che non sia interventista come il suo predecessore. Si mormora anche che, proprio per questo, la minoranza democratica sarebbe pronta a votare, nel segreto dell’urna, contro qualunque candidato minimamente renziano. E però è vero che l’Italicum, col sistema del ballottaggio e del premio di maggioranza, toglierà al Quirinale una delle sue prerogative più forti, quella di inventare governi e capi di governi, attività nella quale, dalla caduta di Berlusconi in poi, si è particolarmente distinto Napolitano.
• Nomi? Da ultimo si sono sentiti soprattutto quelli di Amato, di Mattarella, della Finocchiaro…
Lasciamo stare. Sabino Cassese, il grande costituzionalista in corsa alla suprema carica per qualche giorno, ha ben mostrato che, dopo Einaudi, non è mai asceso al Quirinale un uomo che non fosse stato, nella sua vita precedente, almeno presidente del Consiglio oppure presidente della Camera oppure presidente del Senato. Questo profilo esclude Mattarella, esclude la Finocchiaro, esclude Veltroni, esclude Fassino e restringe la rosa ad Amato, a Casini, a Grasso e a pochi altri i cui nomi ho sulla punta della lingua…
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