Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il mondo guarda con paura al voto di oggi in Grecia.
• Perché?
Vincerà probabilmente Syriza – diciamo i vendoliani ellenici – e potrebbero mantener fede a quello che hanno promesso in campagna elettorale, cioè denunciare gli accordi con la Troika, disconoscere il debito e pretendere di farla finita con l’austerità. In questo caso la Troika, cioè la Bce, il Fondo Monetario e la Ue, sospenderebbero gli aiuti (deve arrivare ancora una tranche di prestito da 7 miliardi) e smetterebbero di comprare titoli del debito pubblico greco. Con le casse vuote, le banche greche fallirebbero, gli scaffali dei negozi greci si svuoterebbero, probabilmente Atene dovrebbe decidere di ristampare dracme. L’uscita di quel Paese dall’euro potrebbe aprire la porta a uno sfaldamento definitivo della moneta unica, con conseguenze sui mercati finanziari e sull’economia del pianeta abbastanza inimmaginabili. Andrebbe anche in crisi la severa Germania, se non altro perché il marco, libero dal peso dei cattivi spreconi dell’Europa del Sud, varrebbe almeno il doppio del dollaro e metterebbe in crisi con la sua forza le esportazioni tedesche. Non sappiamo immaginare, in questo momento, le conseguenze di un simile cataclisma per l’Italia e per la neolira.
• Uno scenario realistico?
Uno scenario estremo. Che le parti in causa sembrano intenzionate ad evitare. Anche Tsipras, il capo di Syriza, ha dichiarato da ultimo che dall’Europa non vuole uscire (nei sondaggi i greci rispondono sempre che nell’euro vogliono restarci). Pretende solo (solo?) un allungamento delle scadenze e un taglio sugli interessi. La cosa ci riguarda: tra quelli che hanno partecipato al prestito di 240 miliardi che ha tenuto in piedi il Paese ci siamo anche noi. Favorendo i greci, la Troika farebbe pagare un prezzo anche all’Italia. Per questo Tsipras, negli ultimi giorni della campagna elettorale, ha detto che la Grecia non è il problema ma la soluzione, che la vittoria di Syriza metterà definitivamente in crisi la politica di austerità, che ciò che sarà concesso ad Atene dovrà per forza essere ammesso anche per Roma, Madrid, Lisbona.
• Tsipras, dopo, non dovrà allearsi con qualcuno?
Il sistema greco prevede un regalo di 50 seggi alla formazione che arriva prima. Per arrivare al 51% con questi cinquanta seggi bisogna raggiungere almeno la soglia del 37%. Syriza non è lontano da quel risultato, ma potrebbe anche non raggiungerlo. In questo caso dovrà allearsi con uno degli altri partiti, tutti europeisti tranne i nazisti di Alba Dorata, e annacquare le sue pretese. Sono in corsa tra gli altri i socialisti del Pasok, guidati da Venizelos, la nuova formazione dell’ex leader Papandreou (l’uomo che ha la colpa principale delle condizioni attuali del Paese), i destri di Nea Demokratia (la formazione di Samaras, il presidente del consiglio uscente), To Potami (Il Fiume, centristi), fondato dal giornalista Stavros Theodorakis, e naturalmente Alba Dorata. Per entrare in Parlamento bisogna prendere almeno il 3% dei voti. Il presidente della Repubblica dà l’incarico di formare il governo al leader della formazione più votata e questi ha tre giorni di tempo per formare una lista di ministri e garantirsi una maggioranza. Se non ci riesce, l’incarico passa al capo del secondo classificato. Altri tre giorni di tempo e se non ci riesce neanche lui si torna a votare. Le probabilità di un nuovo turno elettorale, che aumenterà la confusione intorno alle trattative tra il vincitore e la Troika, sono notevoli. Il 10 marzo scade l’attuale presidente della Repubblica, e anche in quel caso, se non si riesce a eleggere il successore in tre colpi, si torna alle urne. In pratica qualunque risultato diverso da un 37% con relativo regalo di 50 seggi e maggioranza assoluta è foriero di terremoti. Teniamo conto del fatto che Draghi inaugurerà il Quantitative Easing di cui abbiamo parlato ieri a marzo. Nessuno mi toglie dalla testa l’idea che questa data è stata scelta proprio per vedere come finirà in Grecia. Se il contesto sarà di un certo tipo, la Bce potrebbe non comprare bond greci.
• Syriza potrebbe non arrivare primo?
C’è ancora un 10-14 per cento di incerti. Ma non credo. Anche gli incerti, poi, si distribuiscono secondo le percentuali generali.
• E i nazisti?
Sono accreditati del terzo posto, dietro a Samaras. I loro capi sono tutti in galera. Uno dei fondatori, Theodoros Koudounas, ha detto ieri in un’intervista che Syriza vincerà, ma non riuscirà a combinare niente. Tra sei mesi, secondo lui, prenderanno loro il potere.
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