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 2015  gennaio 22 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente f.f. Pietro Grasso
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Si può dire che Renzi ha asfaltato i suoi avversari interni, cioè Bersani, Miguel Gotor e gli altri esponenti del cosiddetto Pd-radicale?

Si può dire?
Con una certa prudenza si può dire. Come sa, il Senato sta discutendo la legge elettorale (ne abbiamo parlato anche ieri). Questa legge elettorale è il frutto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, accordo detto “Patto del Nazareno”, reso ancora più forte – si direbbe – dall’incontro tra i due di martedì scorso. Esiste, sia a destra che a sinistra, uno schieramento non effimero contrarissimo a questo Patto del Nazareno. Contrario in questo senso: se le stesse cose che prevede l’Italicum (il nome che Renzi ha dato alla legge elettorale) fossero frutto di un’iniziativa autonoma del Pd, magari concordata con Nicky Vendola, non vi sarebbe un fronte interno contrario così deciso. Ma l’Italicum è frutto di un patto col diavolo, e perciò…  

La questione delle preferenze…
Il bersaniano Miguel Gotor ha presentato due emendamenti. Se fossero stati approvati, la percentuale di deputati eletti grazie a una preferenza indicata dagli elettori sarebbe stata del 70% e la percentuale di candidati eletti per scelta delle varie segreterie sarebbe stata del 30%. Sono calcoli che ha fatto lo stesso Gotor, ma che parecchi contestano. Anche col sistema previsto dal bersaniano, secondo alcuni esponenti renziani, le percentuali si sarebbero spostate di poco. In pratica: l’Italicum assegna, grazie a un sistema di liste con i capilista bloccati e moltiplicati per dieci, il 70 per cento dei seggi attraverso decisioni prese dalle segreterie. E il 30 per cento grazie al voto di preferenza, espresso comunque su liste preparate dalle segreterie. È accaduto che i due emendamenti, apparentemente così democratici, ieri mattina siano stati sonoramente bocciati.  

Perché prendersela? Nel nostro sistema parlamentare vale la volontà della maggioranza.
Eh già. Ma poco dopo è stato presentato l’emendamento Esposito, emendamento governativo, che riassumeva a mo’ di preambolo il contenuto della legge. Il Senato lo ha approvato e questo significa che la legge non potrà essere diversa dal sunto che ne è stato fatto in principio. Sono caduti di conseguenza 35 mila emendamenti su 47 mila presentati. Grida quindi da parte di tutti sul Parlamento esautorato, eccetera. E però si risponde dall’altra parte: che senso ha presentare 47 mila emendamenti, la maggior parte dei quali differisce per una parola o per una virgola? È il segno non che si vuole emendare la legge, ma che si vuole rinviarla alle calende greche, cioè impedirne l’approvazione.  

Voglio sapere che cosa hanno fatto i bersaniani a questo punto.
Bersani ha riunito i 140 parlamentari (Camera e Senato) che si oppongono a Renzi, anche se su posizioni assai diverse. «Renzi sa benissimo che sulla legge elettorale c’era una possibile mediazione e non ha voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si deve partire dall’unità del Pd». Fatti i conti, infatti, s’è visto che i voti con cui è stato approvato l’emendamento Esposito sono 175, apparenemente ben al di sopra della maggioranza assoluta dei senatori, e però rimpinguati da ben 43 voti provenienti da parlamentari che non fanno parte della maggioranza di governo (formata da Pd, Area Popolare – Alfano/Casini - e la galassia montiana o paramontiana). C’è dunque una nuova maggioranza, formata da Pd-Forza Italia? Lo ha detto mercoledì in assemblea Tremonti, lo insinua adesso, con la sua domanda, anche Bersani. E per sapere se tutto questo porterà a una spaccatura del partito, bisognerà attendere la battaglia per il Quirinale. Certo, gli antirenziani trattano il segretario come se fosse Berlusconi, cioè un corpo estraneo. Ma Renzi alla fine è anche il prodotto della fusione Pd-Margherita, fusione che per alcuni ex diessini era evidentemente una semplice mossa per fagocitare gli ex dc.  

Che dice Renzi?
Renzi è a Davos, per il World Economic Forum (roba di finanzieri, c’è pure il suo amico David Serra del Fondo Algebris). Da lassù ha dettato: «L’Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa». In mattinata aveva annunciato che sull’Italicum non avrebbe mollato di un centimetro. Secondo molti analisti stiamo assistendo alla nascita di una nuova Dc, formata dal grosso del Pd, dal grosso di Forza Italia e da centristi vari, col taglio delle estreme e la ferma volontà di non andare all’opposizione per i prossimi trent’anni. Potrebbe essere. (leggi)

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