Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ultime sul terrorismo in Europa. Greta Ramelli, tornata nella sua casa di Gavirate, è uscita a parlare con i giornalisti e ha detto: «Chiedo scusa a tutti, non volevo procurare dolore». L’onorevole Stucchi, presidente del Copasir, benché leghista, ha sostenuto che ai carcerieri di Greta e Vanessa non sono stati dati soldi, meno che mai dodici milioni di euro, «cifra inverosimile», lo scambio è casomai avvenuto con la fornitura di qualche materiale di soccorso, macchine per rendere potabile l’acqua o simili. In Yemen sono stati arrestati due francesi legati ad al Qaeda, in Marocco ne hanno presi otto. Sarebbero dei reclutatori. Il capo della cellula belga, quella sterminata giovedì a Verviers, sarebbe un belga di 27 anni, nato a Bruxelles, e attualmente rinchiuso in un carcere greco: si chiama Abdelhamid Abaaoud, nome di battaglia Abou Soussi. Il Belgio ha adottato notevoli misure di sicurezza, motivate anche dal fatto che il numero di cosiddetti foreign fighters (jihadisti che tornano in patria a fare stragi, dopo essersi addestrati in Siria, in Yemen o altrove) è il più alto in Europa in rapporto alla popolazione. Il governo belga sta adottando misure notevoli con il terrorismo: uso dell’esercito in aiuto alla polizia, ritiro dei passaporti e delle carte d’identità, congelamento dei beni dei presunti jihadisti, soprattutto definizione del nuovo reato, «viaggio all’estero per fini terroristici». Provvedimenti approvati dalla Commissione europea, come ha fatto sapere una portavoce, la quale ha precisato che, in ogni caso, norme di questo tipo sono di esclusiva competenza dei governi nazionali. Sono in atto perquisizioni anche a Anderlecht, Molenbeek, Berchem, Anversa nei quartieri dei nordafricani provenienti soprattutto da Marocco, Algeria e Tunisia. Il rabbino di Anversa, Menachem Margolin, ha chiesto una legge che permetta agli ebrei di girare con la pistola. In Francia è stato sepolto Said Kouachi, il maggiore dei due fratelli della strage di Charlie Hebdo. Funerali di notte, fossa anonima in uno dei cimiteri di Reims. S’è seguita questa procedura per impedire santificazioni, profanazioni e pellegrinaggi di fondamentalisti. È stato sepolto anche Stéphane Charbonnier, cioè Charb, il direttore di “Charlie Hebdo” tra le dodici vittime della strage. Lo hanno inumato nella sua cittadina natale, Pontoise, corteo funebre a ritmo di jazz, gli amici hanno cantato l’Internazionle e Bella ciao. Il fermo dei dodici dell’altro giorno (otto uomini e quattro donne che in qualche modo hanno aiutato Coulibaly) è stato prolungato a 96 ore. Hayat Boumedienne, la compagna di Coulibaly fuggita in Siria, dovrebbe essere incinta: c’è un’intercettazione in cui si sente lo stragista del supermercato kosher dire: «Non vedrò mai mio figlio, ma lo incontrerò in Paradiso». Marine Le Pen chiede la sospensione immediata di Schengen, a cui la Merkel (e non solo) è nettamente contraria. Nel mondo islamico (Niger, Pakistan, Algeria) si protesta contro la caricatura di Maometto messa sulla copertina dell’ultimo numero di Charlie Hebdo (proibito in Egitto). «Se voi siete Charlie, io sono Kouachi». A Niamey, nel Niger, sono state incendiate tre chiese, e negli scontri con la polizia sono morte quattro persone. È in azione, con perquisizioni a tre arresti a Berlino, anche la polizia tedesca.
• Questa minuzia di informazioni ci impedisce di cogliere il quadro generale.
Il quadro generale è che nel mondo islamico è in corso una lotta tra quelli dell’Isis e quelli di al Qaeda. Ciascun dei due ha bisogno di far vedere ai fratelli di fede di essere più bravo dell’altro e di avere diritto quindi alla leadership musulmana. La notizia dei dodici milioni pagati per le due italiane, diffusa dalle tv arabe, avrebbe questo scopo. Il luogo del confronto tra i due è anche l’Europa, dove si gareggia a chi fa più morti.
• Non sarebbe necessaria una maggiore unità di azione da parte dell’Occidente?
Gli inglesi hanno offerto collaborazione ai francesi, Kerry è venuto in Europa a garantire l’appoggio americano. Gli scambi di notizie tra i vari servizi si sono intensificati, come mostrano gli arresti in Belgio e l’allarme lanciato agli italiani da Bruxelles che hanno così potuto bloccare i due jihadisti che volevano venire da noi.
• Come si spiega la concentrazione di jihadisti in un posto di 56 mila abitanti come Verviers?
In quella citta c’è stato un imam che ha predicato la violenza. L’hanno espulso lo scorso luglio. I due morti di Verviers - Redwane Hajaoui e Tarik Jadaoun - sarebbero cresciuti con lui.
• Sono sempre gli imam a trasformare tranquilli ragazzi, magari infelici, in guerrieri?
S’è capito che oltre agli imam e alla rete gioca un ruolo importante anche il carcere.
• Che cosa si proponeva di fare la cellula belga sgominata giovedì?
Attaccare la polizia, far saltare in aria una caserma o un pullman pieno di agenti, sequestrare un alto magistrato, decapitarlo, mettere il video in rete.
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