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 2015  gennaio 09 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Cominciamo dai numeri. I morti sono sempre dodici, i feriti molto gravi quattro, gli assassini certamente due ma forse con un terzo complice, i poliziotti sguinzagliati sul territorio per la loro cattura 88 mila. La caccia è concentrata nei comuni di Villers-Cotterêts, Corcy e Longpont, tutti in Piccardia. Gli agenti entrano nelle case, perquisiscono. I due ricercati avrebbero abbandonato la Renault Clio usata per l’ultimo tratto di fuga, e starebbero scappando a piedi. Sono due fratelli francesi di origine algerina. Si chiamano Saïd e Chérif Kouachi.

Che cosa sappiamo di loro?
Il più piccolo è Chérif, 32 ani, ed è lui quello che la polizia conosceva come jihadista. Il quotidiano Le Parisien ha messo sul sito un video che riproduce un servizio di France 3 del 2005. Si vede Chérif che confessa di essere un estremista islamico, di essersi lasciato reclutare «per vincere la paura», si dice pronto al martirio e si esibisce in un rap. Adesso ci viene detto che le forze dell’ordine lo consideravano «un fanatico pericoloso». Essere considerati «fanatici pericolosi», nel sistema occidentale, non ti dà ancora il diritto di arrestare nessuno. Non si possono processare le intenzioni, non si può condannare qualcuno per un reato che non ha ancora commesso. Quindi Chérif girava giustamente libero. Sull’altro fratello, più grande e di nome Saïd, sappiamo che viveva a Reims, che è stato a lungo disoccupato e che adesso lavorava col fratello. Abbiamo anche la testimonianza di un suo ex vicino di casa, raccolta da Le Figaro: «Ci incrociavamo e ci salutavamo, non abbiamo mai avuto problemi con i nostri vicini. Kouachi a volte indossava la djellaba, una tradizionale tunica di alcune comunità islamiche. Praticava la religione, ma non l’ho mai visto cercare di convertire qualcuno. Sua moglie era velata, dalla testa ai piedi. Siamo scioccati per quello che è successo e aspettiamo di vedere come finirà. Lui è un sospettato ma non è ancora stato giudicato colpevole».  

Il vicino di casa non crede troppo che sia colpevole.
Si è arrivati ai due Kouachi attraverso una carta d’identità trovata nella Citroen C3 adoperata nel primo tratto di fuga. La polizia dice che Saïd è stato riconosciuto nei video girati dalle telecamere. Però c’è la questione del terzo uomo, indicato con una certa sicurezza dagli inquirenti come il diciottenne Amid Mourad. Invece Mourad ha un alibi di ferro, che ha esibito lui stesso ai poliziotti a cui s’è presentato spontaneamente. Alle undici di mercoledì di mattina era a scuola, come hanno confermato anche i suoi compagni. Quindi la polizia si sbaglia, e bisogna andarci cauti. Anche perché questo è uno dei casi in cui il colpevole ci vuole assolutamente, per tranquillizzare l’opinione pubblica. Come le ho già detto ieri, si tratta di un’illusione ottica.  

Perché?
Non c’è nessuna organizzazione da smantellare, non c’è nessun grande vecchio, non ci sono capi da catturare per infliggere un colpo mortale ai suoi adepti. I ceceni di Boston, il matto di Sidney, i fanatici di Tolosa, del museo ebraico di Bruxelles, del parlamento di Ottawa non fanno parte di un piano di attacco organico all’Occidente. Si tratta di cellule sparse, individui isolati che si fanno sedurre dalle prediche degli imam, le cui parole di violenza cadono attraverso internet su un terreno fertile. Questi assassini sono infelici, sono frustrati, non trovano lavoro, percepiscono intorno a sé una società ingiusta, che li esclude, una società che presto viene giudicata peccaminosa. È così che si preparano decine di atti isolati, i quali tutti insieme dànno luogo a una sensazione di guerra totale, ma che presi singolarmente, nonostante l’orrore che suscitano, nonostante i dodici morti di mercoledì, appaiono poca cosa, gesti miserabili, del tutto privi di grandezza olteché di senso. Vincere la guerra contro un nemico simile è praticamente impossibile.  

Eppure una via ci deve essere.
Ci sono riunioni in tutti i palazzi di potere del mondo, non solo a Parigi, ma anche a Roma, a Madrid, a Londra. Si alza la soglia dell’allarme e si spera. Voglio ricordare che dopo l’11 settembre, a parte Boston, gli americani sono riusciti a tenere a bada i terroristi – che certamente considerano l’America il primo posto da colpire – grazie anche al loro gigantesco sistema di intercettazioni troppo sconsideratamente attaccato dai media. C’è un solo modo per limitare questo tipo di danni, bisogna avere informazioni prima, sorvegliare chi è pericoloso, bloccarne le iniziative sul nascere. Intercettare tutti è pressoché necessario.  

La solidarietà per Charlie Hebdo è stata immensa.
Sì, c’è stata anche una manifestazione di solidarietà a Baghdad, da parte dei giornalisti iracheni, manifestazione a cui si sono uniti molti civili. L’Islam che non è d’accordo con questo metodo di lotta deve farsi sentire. Veglie hanno anche avuto luogo a Parigi, a New York, in molte città italiane. Ovunque – sulle piazze e in rete – ha campeggiato la scritta «Je suis Charlie», divenuta ormai una bandiera. (leggi)

Dai giornali