Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Terroristi algerini che si proclamano seguaci dell’Isis hanno tagliato la testa di un francese di 55 anni, uno che era stato rapito domenica scorsa mentre faceva trekking sui monti della Cabilia. L’uomo si chiama Hervé Gourdel, viaggiatore, guida alpina, fotografo di paesaggi e titolare di un sito dove dava sfogo con un certo successo alla sua passione turistica. Era stato in Nepal, era stato in Marocco, era stato in Giordania, tutti viaggi felici, come poteva immaginare, andando a spasso per l’Algeria, di finire come è finito? Era talmente lontano da un’idea simile che comunicava i suoi spostamenti quasi minuto per minuto sulla sua pagina di Facebook. E proprio grazie a queste informazioni i jihadisti algerini di Jund al-Khilafa l’hanno fermato e rapito domenica scorsa. Poi lo hanno costretto a parlare davanti a una videocamera, in ginocchio, la faccia stravolta, circondato di uomini armati di mitra. Gourdel in quel video si rivolge a Hollande, gli intima di lasciar perdere la guerra all’Isis, ne va della sua vita. Hollande ha risposto come era prevedibile, che la Francia non avrebbe mai ceduto, a qualunque livello di abiezione scendessero le pressioni per ricattare la Francia. Ieri la notizia della decapitazione, anche questa filmata in perfetto stile al Baghdadi: si vede Gourdel vestito della solita tunica arancione dei prigionieri di Guantanamo, in ginocchio, le mani dietro la schiena. Accusa Hollande di essersi messo al servizio di Obama. Poi chiama nome per nome i suoi familiari. I quattro uomini armati di mitra che gli stanno alle spalle lo costringono a questo punto a piegarsi fino a terra. Quello che succede poi non si vede, ma dopo qualche istante i quattro riappaiono e uno di loro agita tenendola per i capelli la testa del francese. Si invoca Allah, «stiamo combattendo i nemici dello Stato Islamico, i nemici di Abu Bakr al-Baghdadi». Manca ancora la conferma ufficiale sull’autenticità del video. Ma è un dettaglio. Quello che abbiamo visto è davvero successo.
• Come possiamo interpretare il fatto che la decapitazione sia avvenuta in Algeria e ad opera di un gruppo che, almeno qui da noi, nessuno aveva mai sentito nominare?
Nelle Filippine il gruppo jihadista Abu Sayyaf minaccia di decapitare due ostaggi tedeschi se la Merkel non smetterà di appoggiare Obama. La Merkel ha già risposto che la Germania non cede ai ricatti e che la linea del Paese non cambierà. L’episodio algerino, quello filippino e altri focolai di cui si sente parlare soprattutto in Africa mostrano che al Baghdadi, mentre avanza in Iraq - puntando su Giordania, Arabia Saudita e Najaf, la città santa degli sciiti iracheni - avanza pure in qualche modo nell’animo del miliardo e trecento milioni di musulmani nel mondo. È a loro che si rivolge, sperando di farli sognare, quando dice che questa è una guerra contro la cristianità e che presto arriveranno a Roma. Del resto il Papa aveva detto che «uccidere in nome di Dio è sacrilegio». E il Califfo tiene conto anche del Papa.
• Obama ha detto che questa non è una guerra contro l’Islam.
Esatto. Perché il presidente americano, parlando ancora ieri all’Assemblea dell’Onu, tenta di isolare al Baghdadi e di tirare dalla sua parte l’enorme continente islamico. È anche per questo, e non solo per risparmiarsi il peso delle truppe di terra, che ha voluto con sé, nei raid che vanno avanti da due giorni, paesi arabi, musulmani e addirittura sunniti. Come saprà lo affiancano nei bombardamenti i sauditi, i giordani, gli emiri, quelli del Bahrein e i qatarioti, un intreccio sotto molti aspetti incomprensibile, dato che si tratta di nemici di Teheran e di Assad che si trovano di fatto scaraventati dalle circostanze nel campo che finora hanno avversato. Ma il pericolo è troppo grande e ci sono importanti celle jihadiste anche anche in casa loro.
• Che risultato hanno avuto i bombardamenti?
Il problema non si risolve di sicuro in pochi giorni. I guerrieri ammazzati nei raid finora sono qualche centinaia. Ma secondo la Cia combattono nello Stato islamico trentamila uomini. Dal Pentagono fanno sapere che cio vorranno anni. Mentre la coalizione ha aottenuto qualche risultato concreto in Siria, per esempio colpendo i pozzi di petrolio, il Califfo punta soprattutto alla Giordania ed è comunque molto vicino a Baghdad, benché i peshmerga siano riusciti a fermarlo.
• È vero che hanno paura delle donne peshmerga?
Pare proprio di sì. Essere uccisi in combattimento da una guerriera sarebbe disonorevole. Arrivando in Paradiso non troverebbero le 72 vergini libidinose che la loro religione gli promette. Quando vedono le peshmerga, raccontano, si ritirano senza combattere.
• I raid dell’alleanza arabo-americana continuano?
Sì, nelle ultime ore ce ne sono stati altri tredici nella regione orientale siriana di Dayr az Zor, al confine con l’Iraq. Colpiti anche il valico frontaliero di Albukamal-Qaim e la zona a sud di Kobané, al confine con la Turchia.
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