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 2014  gennaio 23 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente facente funzioni dell’ Egitto è Adly Mansour
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Un tema interessante è il seguente: che accadrà se in Parlamento, addirittura già in commissione, qualcuno a maggioranza farà passare un emendamento al testo concordato tra Renzi e Berlusconi?

In che senso?
Dico più in generale: si può fare alla Camera e al Senato un discorso analogo a quello che Renzi ha fatto ai membri della Direzione democratica? In teoria lo può fare il governo: presenta una legge, pone la fiducia, con questo gesto fa cadere tutti gli emendamenti, se il Parlamento respinge il governo va a casa e se approva la legge passa così come l’hanno voluta quelli che l’hanno concepita. La legge elettorale, però - ce l’hanno detto migliaia di volte - è un provvedimento di iniziativa parlamentare, dunque è impensabile che Letta ci metta sopra la fiducia. Quindi: non si può escludere che in commissione o in aula qualcuno voti qualcosa che a Berlusconi o a Renzi non va giù. E Renzi ha detto: questa non è una à la carte o si prende tutto o niente.  

Il caso si sarebbe verificato già ieri. La commissione Affari costituzionali della Camera avrebbe dovuto cominciare l’esame della legge alle due del pomeriggio. Invece...
Invece alle otto di sera era ancora tutto in alto mare. Si dice per via di un emendamento salva-Lega preteso da Berlusconi, non si sa se già sabato scorso o solo ieri.  

Di che si tratta?
Se la Lega si allea con Forza Italia, per entrare in Parlamento dovrà in ogni caso prendere almeno il 5% dei voti a livello nazionale. Lo scorso febbraio raggiunse, a livello nazionale, il 3,9%, quindi con l’Italicum così come ce l’hanno spiegato non ce la farebbe. Nel penultimo schema di legge elettorale che è stato discusso al Senato c’era una norma che valorizzava il successo locale: se un partito, che non aveva raggiunto la soglia di sbarramento prevista, superava il 10% in almeno tre regioni, poteva essere ammesso lo stesso. Idem, se in una sola regione prendeva almeno il 15%. In questo caso, si tratterebbe di far meglio del 5% in almeno tre regioni. Non è scontato che il Carroccio attuale ce la faccia, ma non si può escludere. In questo modo Salvini porterebbe ancora i suoi alla Camera. Senonché, essendosi diffusa la voce - incontrollata - che si stava cercando un escamotage per salvare il Carroccio, ci sono state reazioni specialmente da parte di Fratelli d’Italia (alle ultime elezioni intorno al 2 per cento): «Se clausole di salvaguardia vengono previste per alcuni, non vediamo perché non valgano per tutti». Ignazio La Russa ha aggiunto: « La cosa strana è che Berlusconi vuole salvare la Lega e ammazzare gli altri alleati». Il relatore Paolo Sisto, di Forza Italia, ha negato che ci fossero clausole di salvaguardia: «Si tratta di notizie prive di fondamento». Intanto si registrava un’uscita di Bossi: «Se ci fanno scomparire dal Parlamento siamo pronti a fare una lotta di liberazione». Salvini, il segretario, ha invece sostenuto che il partito non è interessato a questi trucchetti: «La Lega non ha bisogno di “aiutini” o leggi elettorali fatte su misura. Il consenso lo chiediamo ai cittadini, alla luce del sole, non con accordi o accordini “salva Lega”».  

Il problema resta: che succede se in Parlamento gli cambiano la legge?
Bisogna vedere. Certe correzioni - tipo questa relativa ai partiti locali - potrebbero forse essere accettate dal duo Renzi-Berlusconi, anche se, francamente, un partito locale avrà la forza per governare un comune o una regione, e potrà ancora discutere il suo punto di vista nella camera delle autonomie (ex Senato). Il carattere monocamerale del futuro Parlamento ne accentua la vocazione nazionale, e infatti qualcuno non vorrebbe più chiamarlo “Camera” ma “Assemblea Nazionale”. Poniamoci tuttavia il problema generale: passano le preferenze, che Berlusconi non vuole a nessun costo e secondo me neanche Renzi ama troppo. Oppure in sede di conversione, la legge viene bocciata. Che succede in quel caso?  

Che succede?
Secondo me, Renzi ritira l’appoggio al governo e si va a votare con questa legge, cioè il proporzionale puro con sbarramento al 4-8 per cento. I proporzionalisti - temo per loro - cadrebbero dalla padella nella brace, perché in gran parte resterebbero fuori anche così. Renzi-Berlusconi farebbero un governo per far passare l’Italicum e l’abolizione del Senato, e subito dopo si tornerebbe alle urne.  

Secondo me c’è un pericolo anche nella semplice operazione di rimpasto. Quando si apre una crisi si sa come si comincia ma non come si finisce.
Ieri la Serracchiani, governatora del Friuli e renziana, ha chiesto le dimissioni di Zanonato, ministro dello Sviluppo e bersaniano. Non avrebbe tutelato a sufficienza i lavoratori della Electrolux di Porcia, a rischio chiusura. La Lega si accinge a presentare una mozione di sfiducia. Con questo, la lista dei ministri che sono stati messi alla sbarra si allunga ancora. C’è da temere che, davvero, invece di un rimpasto che tenga in vita il Letta 1, ci sarà bisogno di far nascere un Letta 2. Con tutti i pericoli del caso. (leggi)

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