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 2013  maggio 28 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità, dello Sport e delle Politiche giovanili è Josefa Idem (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Le elezioni amministrative forniscono due risultati molto chiari: l’astensionismo generalizzato e il crollo del Movimento 5 Stelle, escluso da tutti i ballottaggi che contano e ridotto a percentuali di consenso che stanno spesso sotto il 10 per cento. La faccenda, per Grillo, è talmente difficile da commentare che ieri sera il suo blog era ancora dedicato alle tecniche del colpo di stato con un bell’articolo di Massimo Fini sulle prepotenze dei partiti (articolo vecchio, peraltro). Il capogruppo al Senato, Vito Crimi, interrogato dai giornalisti, ha risposto di non aver seguito i dati (il giorno delle elezioni!) e di non saper dare un giudizio su quanto è successo. Il candidato sindaco di Roma, Marcello De Vito, che ha dimezzato i consensi di tre mesi fa, a tarda sera non aveva ancora detto una parola. Insomma il Movimento 5 Stelle sembra piuttosto incapace di gestire la sconfitta.

Ma è una sconfitta, poi? Le amministrative sono molto diverse dalle politiche.
Vero. E una quota del calo va certamente attribuita al fatto che Grillo si trova a proprio agio nella denuncia del sistema, cioè quando il discorso è generale. Ha più difficoltà quando si tratta di scendere sul terreno concreto dei problemi cittadini, dove alla fine conta quello che vuoi fare e quello che la gente crede tu sappia fare. Però, anche con questa attenuante, la discesa pare troppo forte. Ad Aosta addirittura il 6 per cento. Non sono andati oltre l’8 per cento neanche a Siena, dove la campagna che hanno fatto contro lo scandalo del Monte dei Paschi avrebbe dovuto portargli qualcosa. Credo che fra le molte ragioni del flop ci sia anche la mediocrità della classe dirigente esibita in Parlamento e la sensazione che il metodo Grillo, ottimo per fare boom al momento del voto (almeno la prima volta), sia piaciuto assai poco per il resto. Come è possibile che gli eletti di Camera e Senato teorizzino la loro mancanza di idee e la esaltino, ipotizzando l’obbligo di essere puri esecutori di quanto decide la rete? Se avessimo a che fare con gente un minimo preparata ci sarebbe da illuminarli sul ruolo delle élites, come si sono venute configurando da Guizot in poi... Ma via, diciamolo, in tre mesi i cinquestelle hanno fatto cadere le braccia un po’ a tutti. Le notizie che mi arrivano dall’interno parlano di un malcontento assai diffuso tra gli adepti dell’ultima ora, gente spesso molto preparata, che s’è vista respingere e mettere nell’angolo dai cinquecento iscritti del primo periodo, che difendono a testa bassa la loro posizione di privilegio. Ho l’impressione che nei prossimi giorni, come conseguenza di questa brutta musata, ne vedremo delle belle (anzi, delle brutte).  

E l’astensionismo?
Hanno votato il 60-70% degli aventi diritto, e a Roma appena il 53%. Credo che il sottotitolo di questa freddezza sia: tanto, votare è inutile. Tutta la tornata s’è svolta senza passione. Berlusconi/Alemanno e Marino, l’ultima sera, hanno parlato a piazze vuote. E anche la piazza del Popolo di Grillo era poco affollata, rispetto allo tsunami-tour. In sintesi: le amministrative sono poco adatte a suscitare grandi sentimenti e grandi contrapposizioni ideali. E l’infatuazione per il comico di Genova, a quanto pare, è passata. In questa situazione, l’unico voto di protesta possibile è il non-voto.  

Vediamo qualche risultato in concreto? Roma?
Andranno al ballottaggio il sindaco uscente, Alemanno, e lo sfidante del Pd-Sel, però a capo di una lista civica, Ignazio Marino. Il distacco tra i due è piuttosto consistente: 43% Marino, 30,2% Alemanno. Nel 2008, Alemanno recuperò a Rutelli 85 mila voti. Stavolta la differenza si conta in 120 mila voti. Rimontare sarà dura. Marchini, finora folklore puro, ha preso il 9%. Il grillino Marcello De Vito il 12,4.  

A Siena?
Lo scandalo Mps ha intaccato di poco, si direbbe, il tradizionale orientamento a sinistra della città. Andranno al ballottaggio Bruno Valentini (Pd+Sel+qualche lista civica) che ha avuto il 40,33% e il candidato del centrodestra Eugenio Neri (23,35). Non ci sono speranze, in realtà, per Neri: la candidata di Rifondazione, Laura Vigni, ha ottenuto il 9,97, per cento, ed è chiaro che il suo elettorato confluirà su Valentini. Pensi che la Vigni ha fatto meglio del grillino Michele Pinassi, fermo all’8,34.  

In generale come è andata? Esce più forte il centro-sinistra o il centro-destra? E come influirà, questo voto, sul governo e sull’alleanza Pd-Pdl?
Vendola, tra le tante dichiarazioni di ieri, ha sostenuto che con questo è rinato il centro-sinistra e che l’astensionismo è una condanna al governo delle larghe intese. Questa seconda interpretazione ci pare audace, mentre la prima ha qualche elemento di verità. Nonostante i sondaggi, favorevoli a Berlusconi, il Partito democratico ha ancora tela da tessere. È in testa in 15 dei 16 capoluoghi, mentre l’unico candidato di centro-destra che ha preso più voti del suo avversario, Adriano Paroli, a Brescia, dovrà comunque andare al ballottaggio. A proposito: sembra finita anche la capacità di persuasione della Lega: in città apparentemente sue come Lodi, Sondrio, Treviso, Vicenza ha lasciato la palla agli avversari. A Vicenza e a Sondrio, in base ai dati disponibili in questo momento, il candidato del centrosinistra esce sindaco al primo turno. Male anche Scajola a Imperia: il pidiellino Erminio Annoni non ha neanche raggiunto il 30% (andrà comunque al ballottaggio contro Carlo Capacci di Pd-Sel). Buon ultimo anche qui, come quasi ovunque, l’aspirante sindaco del M5S.   (leggi)

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