Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono buone notizie finanziarie. Prima di tutto lo spread: ieri è sceso fino a quota 410. Potremmo sperare di sfondare quota 400 e rileggere differenziali con i bund tedeschi che cominciano con il “3”. Ci si ricorderà che la quota di sicurezza, grazie alla quale potremmo dire che ce l’abbiamo fatta, sta intorno a 200. Seconda buona notizia: le borse ieri si sono riprese dal tonfo di lunedì e a Milano sono andati forti persino i bancari (con Monte dei Paschi, +7%, in testa alla classifica delle performance). Terza buona notizia: le agenzia di rating, che finora ci hanno solo massacrato, ci sorridono a un tratto, e francamente non è chiaro perché.
• Cioè lei non crede a quello che hanno detto Monti e Passera a Rimini, che l’uscita dal tunnel è ormai prossima.
Io ho visto alcune mosse importanti, ma non ancora il colpo o la serie di colpi che ci fanno risolvere il problema. Naturalmente la mia opinione non conta niente e spero in ogni caso di avere torto. Per Moody’s, anzi, ho senz’altro torto: in una dichiarazione di ieri ha fatto sapere che «l’Italia potrebbe veder tornare nel 2013 la dinamica del Pil a livelli pre-crisi, con un tasso di crescita compreso tra -0,5 e 0 per cento», che di questi tempi è considerato buono. I dubbi di Moody’s riguardano casomai Grecia e Irlanda che non verranno fuori – secondo l’agenzia di rating – dai loro guai fino al 2016. Proprio ieri s’è saputo che i greci devono tagliare non 11 miliardi e mezzo, ma 13 miliardi e mezzo, perché i tagli precedenti hanno provocato un buco nelle entrate fiscali che bisognerà compensare in qualche modo. Ma senta, per tornare a noi, che cosa ha detto a Bloomberg il direttore operativo del rating di Fitch, David Riley, dopo aver affermato che le recessioni di Spagna e Italia «stanno erodendo il supporto politico per l’austerità e per l’euro» (frase che riferiamo come ci viene consegnata e che dovrebbe significare: con le misure di austerità i politici sono in difficoltà): «L’attuale governo italiano ha tantissima credibilità e Monti deve fare progressi il più velocemente possibile per creare una luce certa in fondo al tunnel. L’Italia non ha bisogno di altre misure di austerità, quelle varate sono sufficienti».
• Cioè le agenzie di rating, adesso, fanno anche l’endorsement per Monti?
La comunità internazionale, lo abbiamo detto tante volte, vuole che Monti continui a guidare la politica italiana. La comunità internazionale vede con orrore l’ingresso a Palazzo Chigi sia di Berlusconi che di Bersani, gente che, con la scusa dello sviluppo, tenterebbe subito di ricominciare a buttare i soldi della finestra a favore delle numerose clientele che li sostengono. Quindi Monti, altrimenti lo spread tornerà su, come ci fa capire Fitch.
• Come si fa a tenere Monti a Palazzo Chigi? Prima di tutto lui non vuole.
Non dia retta a quelle dichiarazioni. Durante questo mandato, il presidente del Consiglio non avrebbe potuto pronunciarsi diversamente.
• E allora?
Secondo gli analisti più accreditati la manovra per tenere Monti a Palazzo Chigi fa capo a Napolitano. Il presidente sta lavorando per sciogliere le Camere prima del tempo in modo da esser lui a gestire la fase del dopo-elezioni. Quindi dovremmo andare a votare in un momento qualunque tra dicembre e febbraio. La cosa può avvenire con una nuova legge elettorale concepita in modo che dal voto non risulti una maggioranza certa. Oppure col sistema attuale, il “porcellum”, nel qual caso si deve sperare che la maggioranza della Camera (certamente di centro-sinistra, anche se non è ancora chiaro come sarà fatto lo schieramento di centro-sinistra) non coincida con quella del Senato. In tutti questi casi si dovrà ricorrere alla grande coalizione e a Monti.
• Quando scade il mandato del presidente della Repubblica?
Il 15 maggio. Ma se si aspetta il 15 maggio c’è il rischio di un ingorgo istituzionale. Oltre tutto la battaglia all’ultimo voto per eleggere il nuovo presidente, se contemporanea alle elezioni per il nuovo parlamento, potrebbe provocare una paralisi piuttosto lunga della nostra vita istituzionale, con conseguenze imprevedibili sui nostri Btp e lo spread. Napolitano vuole che Monti resti al centro del gioco, se non a palazzo Chigi, almeno al Quirinale. Una partita che il presidente gioca sul filo delle sue prerogative costituzionali e che non sarà per niente facile vincere.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 22 agosto 2012]