Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mercati ancora molto brutti ieri: Milano sotto del 2,71, Madrid del 3,58, giù pure gli altri, anche se non così drammaticamente. Lo spread nostro è a 536, peggio di ieri (è il livello a cui ha lasciato Berlusconi), quello di Madrid a 638, nuovo record. Gli indici americani sono tutti negativi, va giù anche Pechino eccetera eccetera.
• Rischiamo di scrivere sempre lo stesso articolo.
Le novità sono le gaffes spagnole e i guai tedeschi. E le fantasie messe in campo da tutti quanti per capire come se ne può uscire.
• Che hanno combinato gli spagnoli?
Sul sito della presidenza (la “Moncloa”) è apparso questo comunicato: «Il segretario di Stato spagnolo per l’Unione europea, Iñigo Mendez da Vigo, il ministro francese agli Affari europei Bernard Cazeneuve e il ministro italiano agli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, riuniti al Consiglio Affari generali che si è tenuto questa mattina a Bruxelles hanno chiesto l’esecuzione immediata degli accordi dell’ultimo Consiglio europeo degli scorsi 28 e 29 giugno». Seguiva una dichiarazione di Mendez da Vigo: «La rapidità è una condizione essenziale per l’esito di qualsiasi azione europea. C’è uno sfasamento preoccupante tra le decisioni che prende il Consiglio europeo e l’esecuzione di questi accordi».
• Cioè – in soldoni – Italia, Spagna e Francia, insieme, hanno chiesto alla Germania e agli altri di applicare subito lo scudo antispread, vale a dire che si attingesse al fondo Esm per comprare i titoli di stato in caduta?
Sì, questo si capisce dal comunicato, col piccolo particolare però che Italia e Francia non ne sapevano niente. La Spagna ha annunciato un appello a tre che non risulta. Il ministro francese Bernard Cazeneuve ha subito detto: «Non c’è stato alcun approccio comune con l’Italia e la Spagna. Non chiediamo l’attuazione immediata degli accordi. Non ha senso dirlo. Seguiamo le decisioni prese al vertice Ue. Ci stiamo lavorando sopra». Idem Moavero: da Palazzo Chigi fanno sapere di essere rimasti «a bocca aperta». Gli spagnoli si stanno specializzando nel mettersi nei guai da soli, anche le dichiarazioni della settimana scorsa del loro ministro del Bilancio («abbiamo le casse vuote» ecc.) furono piuttosto improvvide. La Spagna è anche nei guai per il crac delle sue regioni. Dopo Valencia e Murcia, ha chiesto aiuto anche la Catalogna, cioè la regione del Barcellona.
• Potremmo dire: il Barcellona chiede aiuto al Real Madrid?
Non sta troppo bene neanche il Real Madrid, se è per questo. Il buco della Catalogna sarebbe di una quarantina di miliardi, l’equivalente di quello di tutte le banche del Paese. Questo degli enti locali è un guaio nel guaio. Noi abbiamo come minimo la Sicilia e la Campania e almeno una decina di grandi città sull’orlo del dissesto.
• I guai della Germania.
Quello che abbiamo detto ieri. I tedeschi hanno accanitamente voluto la moneta unica anche per farla finita con le svalutazioni dei paesi concorrenti. Per esempio l’Italia: svalutando andava a vendere all’estero a prezzi più bassi di quelli tedeschi. Kohl, che è stato il vero padre dell’euro, non ha pensato che mettendo insieme economie tanto diverse – questo significa avere una sola moneta – alle prime difficoltà l’edificio avrebbe traballato. Adesso la Germania si trova di fronte a una perdita sicura: o dovrà tirare fuori i soldi per salvare il sistema o perderà un mucchio di denaro (si parla di mille miliardi) se la moneta unica andrà in malora e suoi debitori non saranno più in grado di rimborsarla. Di qui l’outlook negativo appioppato ai tedeschi, agli olandesi e ai lussemburghesi da Moody’s. Quelli col voto migliore sono a questo punto i finlandesi: tripla A e outlook stabile.
• Si diceva delle fantasie relative alle soluzioni possibili.
La nota spagnola è assurda perché tutti sanno che una decisione sull’Esm non può essere presa senza il via libera della Corte costituzionale di Karlsruhe. La Merkel, anche se volesse, non potrebbe fare niente. In questo vuoto, l’arma segreta sarebbe la Bce, cioè Draghi. Draghi in teoria può comprare i titoli sotto attacco. Le regole Ue impediscono però di andare oltre un certo limite negli acquisti (questo nonostante la Bce disponga di fondi per due miliardi di miliardi di euro, cioè un 2 seguito da 18 zeri). L’altra strada è di riempire di soldi le banche, perché acquistino loro i titoli maledetti. C’è un solo problema: dei soldi che ricevono dalla Banca centrale le banche fanno quello che vogliono. E non è detto che si mettano a comprare Bonos…
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 luglio 2012]