9 ottobre 1870
Firenze non è più la capitale d’Italia
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi si dimetterà non appena sarà approvata la cosiddetta Legge di Stabilità. Quindi, la settimana prossima, presumibilmente.
• Siamo sicuri?
C’è un comunicato del Quirinale: «Il Presidente del
Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle
implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso
tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali
risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di
Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di
osservazioni e proposte della Commissione europea. Una volta compiuto tale
adempimento il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello
Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione
alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza
risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione». Mi pare che
non ci siano dubbi.
• Come si è svolto questo «voto odierno alla
Camera»? Perché, se Berlusconi è andato sotto, non si dimette subito?
È un po’ complicato. È un po’ bizantino. Ricorda il
Rendiconto generale dello Stato? In pratica il consuntivo di come lo Stato ha
speso i suoi soldi nel 2010. La Camera inopinatamente lo bocciò un paio di
settimane fa, fatto che avrebbe dovuto provocare le dimissioni immediate del
governo (era successo altre due volte, e Andreotti e Goria s’erano dimessi
subito). Ma Berlusconi disse che s’era trattato di un incidente, niente di
politicamente rilevante, si presentò alle due camere chiese la fiducia e la
ottenne. Così il vulnus era riparato. Ma il Rendiconto andava sempre approvato,
questo è un atto dovuto, previsto dalla Costituzione. E ieri era il giorn era
impensabile bocciarlo un’altra volta, quindi l’opposizione, per marcare lo
stato di minoranza del governo Berlusconi, decise di disertare l’aula: se il
numero degli astenuti e degli assenti fosse risultato superiore ai “sì” la
legge sarebbe passata, ma si sarebbe anche certificato che il governo non aveva
più la maggioranza. È andata proprio così: alle 16, quando la Camera ha
finalmente messo ai voti la legge, si sono contati 308 sì, un astenuto e 321
assenti. Legge approvata, ma governo in qualche modo battuto. Il centro-destra
ha cercato di minimizzare («numeri previsti»), il centro-sinistra ha subito
fatto sapere che un presidente serio, con quei numeri, sarebbe salito al
Quirinale a dimettersi.
• Berlusconi invece?
Ha voluto vedere i tabulati, per leggere i nomi dei
traditori. Poi ha amaramente giocato con due foglietti, prima e dopo la
votazione, uno dei quali è stato anche fotografato. Nel primo foglietto,
redatto ancora a Palazzo Grazioli e visto dai suoi, il Cav aveva messo in
bell’ordine una serie di punti interrogativi: «Prendo la fiducia? Lascio?
Governo tecnico? Reincarico?». A ogni domanda il premier aveva inserito sul
foglio una risposta, un percorso, mettendo in evidenza i pro e i conto di ogni
ipotesi. Dopo il voto, Berlusconi ha appuntato l’invito di Bersani («Prenda
atto, rassegni le dimissioni»). Vicino ha scritto le parole «ribaltone»,
«voto», «presidente della Repubblica», «Una soluzione». In alto, come primo
appunt «308, -8 traditori». La maggioranza assoluta è infatti rappresentata
dal numero 316. Ma i pdiellini che non si sono presentati a votare sono undici.
Qualcuno ha anche sentito il premier mormorare: «Ma questi dove vogliono
andare…». Il Cav è convinto che dopo di lui ci sia il diluvio.
• È però salito al Quirinale.
Sì, verso le 18.30. Il colloquio è durato un’ora.
Pare che Berlusconi abbia proposto Alfano come suo successore, tentando di
aprire una trattativa. Su Alfano s’era espressio ieri mattina lo stesso Bossi,
dando ancora più autorevolezza alla proposta iniziale di Calderoli. Un governo
Alfano-Maroni, a quanto pare, la Lega lo appoggerebbe. In ogni caso, Napolitano
deve aver detto seccamente di n il capo dello Stato vuole evidentemente, e
giustamente, tenersi le mani libere per la complessa fase che seguirà le
dimissioni propriamente dette. Gli stessi mercati, che lunedìs’erano eccitati al falso annuncio di
Giuliano Ferrara, ieri hanno accolto con preoccupazione l’annuncio della
prossima caduta: lo spread ha chiuso a 497, cioè siamo praticamente arrivati
alla soglia della morte, quella del 7%.
• Scenari possibili?
Ieri alle 21 s’è riunito a Palazzo Grazioli lo stato
maggiore del centro-destra. Di tutti gli scenari possibili, ritengo ancora il
più probabile quello di un governo Amato o Monti. Ma avremo modo di parlarne
nei prossimi giorni.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 9 novembre 2011]
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