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 2011  ottobre 04 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Nitto Francesco Palma
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Anna Maria Bernini (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

«Cara Emma» scrive a un certo punto Marchionne nella sua lettera di ieri al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia «ti confermo che Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1° gennaio 2012…»

  • È grave?
Una decisione che avrà conseguenze enormi: sulla Confindustria, sul sindacato, sul sistema delle relazioni industriali in Italia e sulle politiche del lavoro e dello sviluppo. Oltre che, naturalmente, sulla stessa Fiat. Quando si discuteva del contratto-diktat di Pomigliano, Marchionne aveva avvertito «Emma» che la Fiat stava pensando a questa uscita, per tagliare di netto gli infiniti lacci e lacciuoli che rendono difficile da noi la vita dei padroni. Marcegaglia s’era precipitata a promettere e a scongiurare. Inutilmente, come si vede. Fiat adesso se n’è andata e Confindustria conta, da questo momento in poi, molto meno di prima. Quanto meno, lo diranno i prossimi mesi. Non è la faccia principale del problema, ma vista la situazione finanziaria del gruppo – non più rosea come un tempo – c’è un altro aspetto da non trascurare. Confindustria dice che il Lingotto versava cinque milioni l’anno, i calcoli sulle quote, che sono in ragione dei dipendenti di ciascuna impresa, dicono invece che avrebbe dovuto pagare 28 milioni. Sarebbe un altro guaio, naturalmente, se gli associati scoprissero che alla Fiat è stata applicata in questi anni una tariffa di favore. Confindustria ha un giro d’affari di circa mezzo miliardo.

• Intanto: che cos’è Confindustria?
È un sindacato. Il sindacato dei padroni. Quello che si siede al tavolo con i sindacati dei lavoratori per siglare i contratti. È chiaro che, senza la Fiat, Confindustria avrà una rappresentatività molto relativa, specialmente nel settore metalmeccanico. A sua volta la Fiat potrà siglare i contratti senza tener conto della politica di Confindustria. In un certo senso, è come se la Fiat si fosse eretta a secondo sindacato padronale. Però con un tale numero di dipendenti e di risorse e di legami internazionali da concorrere da subito per la posizione di primo sindacato. E, come “primo sindacato padronale”, Marchionne ha già messo in mostra uno stile inaudit l’accordo di Pomigliano – e poi i successivi, identici, a Mirafiori e alla Bertone di Grugliasco – erano del genere «prendere o lasciare». E i lavoratori sono stati costretti a prendere, altrimenti il Lingotto sarebbe andato a costruire le sue auto in Serbia o in Polonia.

Come mai Marchionne se ne va proprio adesso?
Lo spiega lui stesso nella lettera, elogiando all’inizio l’accordo interconfederale del 28 giugno (che dava diritto di cittadinanza, nel senso Fiat, alla contrattazione aziendale e territoriale) e l’articolo 8 dell’ultima manovra tremontiana, che ammetteva la libertà di licenziare con l’accordo del sindacato più rappresentativo in azienda. Questo articolo 8 ha suscitato le ire della Fiom e, al traino, della Camusso e si è tentato di neutralizzarlo con un accordo interconfederale stipulato il 21 settembre. Il giudizio di Marchionne su quest’ultima intesa è il seguente: «Con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con  prese di  posizione contraddittorie e addirittura  con dichiarazioni di volontà di  evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8. Si rischia quindi di  snaturare l’impianto previsto  dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale». Confindustria ha rispost siamo «un’associazione volontaria di liberi imprenditori. Prendiamo atto delle decisioni della Fiat pur non condividendone le ragioni, anche sotto il profilo tecnico-giuridico».

È facile immaginare che, alzando il livello complessivo dello scontro, questa mossa potrebbe dispiacere non solo alla sinistra, ma anche alla destra di Berlusconi.
L’amministratore delegato della Fiat ha negato con tutte le sue forze che l’uscita da Confindustria abbia un significato politico. «Per noi la Confindustria politica ha zero interesse. C’è gente che cerca di trovare significati politici in quello che facciamo e diciamo. Siamo lontanissimi da tutto questo. Siamo di una semplicità e di una innocenza eccezionali. Lo facciamo in maniera onesta. Fateci fare gli industriali».

La Fiat, almeno, resterà in Italia?
Sì, il comunicato di ieri si apre con la lista delle macchine che saranno costruite in Italia. A Mirafiori sarà installata una delle tre architetture sulle quali saranno prodotti diversi modelli dei vari marchi. Un Suv a marchio Jeep andrà in lavorazione nella seconda metà 2013 a Mirafiori.Inoltre sarà sviluppato in Italia e prodotto a partire dall’inizio del 2013 nello stabilimento Fma di Pratola Serra (Avellino) un nuovo motore benzina turbo a iniezione diretta per il marchio Alfa Romeo

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 4 ottobre 2011]
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