Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Senato ha votato la fiducia al governo e approvato di fatto la manovra nella sua ultima versione, quella architettata dopo l’appello di Napolitano in favore di misure «efficaci e credibili». Voto senza sorprese: 165 sì, 141 no, tre astenuti. La conversione definitiva dovrebbe avvenire entro sabato, certamente con un altro voto di fiducia alla Camera e su un testo identico a quello passato ieri. Mentre a palazzo Madama si votava, cinquecento persone provenienti da piazza Navona hanno tentato di forzare i blocchi della polizia e di arrivare davanti alla sede del Senato. Ci sono stati spari di bengala e mortaretti, poi la polizia ha dispersi i manifestanti con un paio di cariche. Davanti a palazzo Madama ha stazionato comunque fin dalla mattina un presidio dei sindacati di base che si oppone alla manovra.
• Il giudizio dei mercati però è stato favorevole.
Molto favorevole. In una giornata in cui tutte le piazze
finanziarie hanno ripreso quota, Milano ha guadagnato il 4,24%, prima assoluta.
La manovra italiana c’entra, ma non è il solo elemento di giudizio favorevole:
Atene ha infatti segnato addirittura un +7,98% e questo ci fa capire quanto
valore abbiano dato i mercati alla sentenza con cui la corte costituzionale
tedesca ha dato alla Merkel il via libera agli aiuti verso i paesi messi
peggio. Se la corte avesse detto di no – se avesse cioè stabilito che la
Germania non può soccorrere le nazioni troppo indebitate – forse l’euro avrebbe
sul serio cominciato a morire.
• Come mai tutto passa per la Germania?
Non solo è il paese più forte, ma è quello dove
l’elettorato è più ostile a qualunque salvataggio. Il contribuente tedesco vede
subito che, se si prestano soldi alla Grecia o all’Italia, quello che rischia
di rimetterci è lui. Vede con più difficoltà invece che la morte dell’euro –
attraverso percorsi finanziari che peraltro nessuno conosce (e questo è un
ulteriore elemento di ansia) – rappresenterebbe una perdita assai maggiore. Le
banche tedesche infatti – specie quelle regionali – non hanno la forza per
perdere i soldi che hanno già prestato alla Grecia e all’Italia. I loro bilanci
sono malmessi per via dei derivati. Persino il colosso Deutsche Bank deve
tremare, dato il livello del suo indebitamento. Possiamo fare questo discorso
oggi proprio perché l’Italia si è almeno momentaneamente tirata fuori dai guai.
La nostra manovra vale adesso quasi 54 miliardi di euro per il 2012. Certo si è
arrivati a questo risultato attraverso la via più facile, cioè le tasse.
Aumento dell’Iva, contributo di solidarietà, tagli agli enti locali (che si
tradurranno in imposte) eccetera.
• Quanti soldi incasserà lo stato dall’Iva e dal
contributo di solidarietà?
Ieri giravano
queste cifre, tutte da verificare: dal punto in più di Iva 700 milioni nel 2011
e 4 miliardi e 236 milioni l’anno prossimo. Dal contributo di solidarietà - in
carico a chi guadagna più di 300 mila euro l’anno - 53,8 milioni quest’anno e
144,2 nei due anni successivi. È poca roba. Il fisco ha fatto sapere che, in
base ai dati in suo possesso, solo 30 mila cittadini guadagnano più di 300 mila
euro l’anno. Questo, naturalmente, in base alla dichiarazione dei redditi.
Senonché, per esempio, gli italiani che hanno comprato nell’ultimo anno vetture
di valore superiore ai centomila euro sono 206 mila. Le società di comodo – che
nascondono yacht, ville o palazzi – sono 35 mila. Eccetera. Quindi in quella
fascia di reddito l’evasione è palpabilmente enorme.
• Che cosa
si può fare?
L’ultima versione
del provvedimento ha notevolmente ammorbidito – inserendo mille distinguo – la
sanzione della galera per gli evasori da 3 milioni di euro. In generale, come
sappiamo, l’atteggiamento di Berlusconi verso chi non paga le tasse è di
comprensione. Non bisogna meravigliarsi tropp ad Arzignano si accingono ad
innalzare un monumento a quei grandi fabbricanti di pellami che evadevano
tutto, pagando in nero anche gli stipendi o gli straordinari. Con l’accordo –
anzi su richiesta – degli stessi lavoratori. Il fatto è che lo stato ha per
tanti cittadini una faccia poco raccomandabile, e da molto prima che arrivasse
Berlusconi. Ed è vero che la pressione fiscale è troppo alta, talmente alta che
in molti casi – unita con gli intrecci delle varie burocrazie che ci vessano - ti
impedisce di lavorare.
• Ci sarà
bisogno di una seconda manovra?
Molti lo pensano.
Sul lato della spesa – un capitolo gravissimo – non è stato fatto niente
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 8 settembre 2011]
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