Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri è successo per la terza volta che un bambino è stato dimenticato in macchina per ore, ed è morto per il colpo di calore a cui è stato sottoposto. Questo ennesimo episodio ci mette in una tentazione deplorevole, quella di fare della psicologia o della sociologia o della psicosociologia, di chiederci cioè se esista un nesso tra queste tragedie e la vita che conduciamo. Vale a dire: troppo stress o forse troppo poco stress? Qualcosa che venti o quarant’anni fa non succedeva? C’è un nesso con l’Italia, cioè all’estero queste cose accadono? Siamo oggi genitori peggiori dei nostri genitori o dei genitori di altre paesi?
• Risposte a queste domande?
Non ce ne sono. Casi come quello di ieri o come quello della piccola Elena di Teramo accadono anche all’estero. Ne succedono anzi ogni anno. È davvero colpa dello stress e del nostro stile di vita? Non potrebbe essere invece, paradossalmente, il risultato di una mancanza d’ansia? La vita oggi tante volte appare leggera e senza problemi. Un padre o una madre ansiosi, magari, avranno l’idea fissa del bambino e dei guai che gli possono capitare. Fegato, cuore e reni della piccola Elena sono stati trapiantati ad altri tre bambini, che non avevano speranza di sopravvivere e che in questo modo si sono salvati. Grazie a questo abbiamo appreso della particolarità del trapianto pediatrico, in cui si maneggiano organi minuscoli e si saldano tra di loro vasi sanguigni grandi come capelli. E abbiamo anche saputo che nel 2010 i trapianti pediatrici sono stati 180 tra rene, fegato e cuore. Questo dato denuncia un centinaio di bambini morti in condizioni di salute sufficienti per subire un espianto. In quanti di questi casi il decesso è dovuto a incuria o a una distrazione di padre e madre, incidenti che semolicemente non sono finiti sui giornali? La madre di Elena, che ha difeso a spada tratta il marito, ha detto: «È successo perché non ci si ferma mai». Lui, Lucio Petrizzi, professore universitario, ha detto: «Non so come ho potuto dimenticarmi, è come se qualcuno mi avesse staccato la spina dal cervello: ero convinto di aver portato Elena all’asilo e di averla lasciata alle maestre».
• Com’è la storia di ieri?
Non troppo diversa. Stavolta siamo a Passignano sul Trasimeno, nella zona della Darsena. Sono le nove e mezza di mattina. Nel piazzale che sta di fronte al Club Velico arriva un’Opel Corsa verde. Ne scende Sergio Riganelli, 41 anni, che entra subito nel club. Apprenderemo poi che ha una gran passione per il circolo, dove va ogni giorno dal martedì alla domenica, fa il marinaio e si occupa un po’ di tutto. Riganelli resta dentro fin all’ora di pranzo e poco prima dell’una torna alla Opel Corsa. Solo in quel momento si rende conto che ha lasciato il figlioletto Jacopo, di 16 mesi, legato al seggiolino di dietro. Il bambino era già morto, a causa del calore. Il 118 non ha potuto fare niente. Il sostituto procuratore Mario Formisano giunto sul posto con i carabinieri di Città della Pieve ha incriminato il padre per omicidio colposo.
• La madre che atteggiamento ha avuto?
Quando ha saputo la cosa, ha perso i sensi. È una signora di origine albanese, psicologa di professione e di nome Eva. Il presidente del circolo, Aurelio Forcignanò, descrive la coppia come «molto unita». «Il loro unico figlio era il loro faro».
• Perché ha detto che gli incidenti di questo tipo accaduti negli ultimi giorni sono tre? Io ne conosco due.
È successo anche a Cornegliano Laudense, vicino a Lodi, martedì scorso. Nel parcheggio che sta di fronte al centro MediaWorld i passanti hanno notato una Hyundai che aveva all’interno un bambino di poche settimane. C’erano 32 gradi all’ombra, era facile immaginare che dentro la macchina la temperatura avesse raggiunto i 40 gradi. Stavolta il bambino s’è salvato: i passanti hanno rotto il vetro dell’automobile tirandolo fuori e chiamando i carabinieri. Mentre il piccolo veniva portato nella sede del 118 e di qui all’ospedale Maggiore di Lodi, i militi rintracciavano i genitori, due egiziani di 34 e 27 anni residenti a Santa Cristina nel Pavese. Avevano lasciato il figlio in macchina per fare in pace la spesa al supermercato. Sono stati denunciati a piede libero per abbandono di minore.
• Gli hanno anche restituito il bambino?
Sì. L’idea generale è che si sia trattato di una leggerezza, di una sconsideratezza. I carabinieri hanno emesso un comunicato invitando i cittadini a dare un’occhiata all’interno delle macchine parcheggiate, per controllare che non alloggino bambini dimenticati. Dati gli ultimi casi, mi pare un buon consiglio.
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