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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Manca poco all’annuale relazione del governatore della Banca d’Italia, e intanto da qualche giorno Tremonti è subissato da analisi negative della situazione economica italiana. Ha cominciato Standard and Poor’s, la famosa agenzia di rating, tagliando l’outlook del Paese da stabile a negativo…

• Lei si deve fermare subito…
Okay, “outlook”. Traduciamolo con “prospettiva”. Secondo S&P la prospettiva italiana è negativa, vuoi per le faccende politiche («il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico») vuoi perché il Paese cresce poco e non è competitivo. S&P stima un aumento del Pil inferiore alle previsioni di Tremonti, dice che paghiamo troppi interessi sul debito e che siamo a questo punto anche troppo esposti sull’estero (782 miliardi di euro, per quanto riguarda il settore pubblico). L’altro giorno è stata la volta dell’Istat: il Paese, economicamente parlando, è tornato indietro secondo l’Istat di dieci anni, il 25 per cento degli italiani, cioè 15 milioni di persone, è povero o a un passo dalla povertà, con una concentrazione della miseria nel Mezzogiorno e condizioni punitive per giovani e donne, il confronto con Francia e Germania ci vede naturalmente perdenti, eccetera. Ieri infine è stata la volta della Corte dei Conti: la recessione del 2008-2009 ci ha lasciato un’eredità pesante, «si è verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi» e che diventerà di 160 nel 2013. «Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso Italia. Si tratta di un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica».

• Significa che ogni anno Tremonti dovrebbe togliere dalle nostre tasche 46 miliardi di euro?
Per come l’ha messa giù la corte, sì. Tremonti sta preparando tagli per una quarantina di miliardi, ma in più anni. 46 miliardi in un colpo solo è però tutta un’altra cosa. Traducendo i 46 miliardi di euro in lire (e ammettendo che il cambio sia lo stesso di dieci anni fa) si ottengono 90 mila miliardi, numero che corrisponde alla manovra Amato del 1992, quella che tra l’altro ci tolse il 6% dai conti bancari in una sola notte (9-10 luglio 1992). La Corte però sbaglia, non si trattò di una manovra per entrare nell’euro (il trattato di Maastricht entrò in vigore nel 1993), ma di un colpo micidiale dato alle nostre tasche per fronteggiate le speculazioni sulla lira, che l’avevano fatta uscire dallo Sme. Il tasso d’interesse venne portato al 15%... In ogni caso, la Corte prevede che dovremo abituarci a prelievi annuali di questa forza ed esclude quindi qualunque intervento di riduzione del carico fiscale.

• Ma ha ragione?
Tremonti ha dato torto a tutti. Su Standard & Poor’s: «Le valutazioni espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali sono molto diverse da quelle espresse da Standard & Poor’s». Tremonti ha negato anche l’ingorgo politico. Sui dati Istat relativi alla povertà: «So che ci sono i poveri ma francamente credo che quella rappresentazione sia discutibile. Tutte le statistiche dicono che in questo decennio la ricchezza non è scesa ma è salita». Sulla relazione della Corte dei Conti, che sottolinea anche lei l’insufficienza della crescita: «Forse la crescita non è sufficiente, ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita».

• Eppure, a confrontare i numeri di adesso con quelli del 1992 sembrerebbe che siamo sempre lì: 90 mila miliardi (o centomila) di tagli vent’anni fa, altrettanti adesso.
I centomila miliardi del 1992 valgono oggi poco meno di 80 miliardi di euro (sto adoperando le tabelle di conversione dell’Istat). Il prelievo ipotizzato dalla Corte dei Conti corrisponde perciò, in valore reale, alla metà di quello dell’epoca Amato.

• Ma potrebbe accadere questo?
Il debito viaggia verso i 1900 miliardi di euro ed è obbligatorio tagliarlo. La Corte dei Conti sottolinea la necessità di un avanzo primario robusto, cioè una differenza più netta tra entrate e uscite. Questo significa tagli, cioè togliere denaro dalla circolazione. Ma i tagli provocheranno una caduta della domanda, perché la gente con meno soldi in tasca si guarderà bene dal fare acquisti. Questo farà sì che altre aziende, con un fatturato sempre più basso, dovranno chiudere i battenti, creando disoccupati e contribuendo a loro volta al calo della domanda… Come si evita tutto questo? Ah, saperlo. 

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