Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Fa discutere una proposta del Pdl, depositata lo scorso 28 ottobre (il caso Ruby era scoppiato da due giorni), in base alla quale i pm che adoperano il sistema delle intercettazioni in casi di cui non hanno competenza dovranno rimborsare fino a 100 mila euro di danni agli imputati assolti. E fa ancora più discutere il lungo discorso pubblico del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, dedicata alla necessità di ognuno di auto-limitarsi, agli eccessi della magistratura e dei giornali, alle manchevolezze della politica e ai problemi dei giovani.
• Un attacco a Berlusconi?
Anche, ma non solo. Sia chiaro, il premier non viene mai nominato. La parte che lo riguarda è questa: «La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale». Stava parlando al Consiglio episcopale permanente. Ha continuato così: «La vita di una democrazia si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative». Per questo – riferendosi implicatemente alle vicende del premier, crediamo di poter dire – occorre «fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate. Come ho già avuto modo di dire, chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta. Nella realtà odierna prevale troppo spesso una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé. Il disastro antropologico si compie in qualche modo a danno soprattutto di chi è in formazione». Beh, in effetti con la tv di Berlusconi è ormai cresciuta un’intera generazione di italiani.
• Perché tutti questi rigiri? Come mai non chiamare il presidente del Consiglio per nome e per cognome?
Ma la Chiesa non fa mai questo: significherebbe scendere nella polemica secolare di noi poveri miscredenti. Dai casi della vita, invece, il Magistero estrae i significati più generali, quelli che potrebbero riguardare tutti, per farne un ammonimento il più possibile ecumenico. «La capacità di ciascuno di auto-limitarsi…». Capisce? In ognuno di noi c’è qualcosa di Berlusconi ed è a questo bersaglio che mira la predicazione del sacerdote. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
• Bene. E sui magistrati?
Sui magistrati e sui giornali: «Sui media si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci, veri o presunti, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine. In tale modo, passando da una situazione abnorme all’altra, è l’equilibro generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese». Non è stato tenero neanche con i giudici, come vede. Auto-limitarsi anche per loro. Continua così: «Bisogna che il nostro Paese…»
• “Nostro”? Non sta parlando la Chiesa?
Sta parlando il capo dei vescovi italiani. È un italiano alla testa di un organismo italiano. Dunque può dire «nostro Paese»: «Bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Troppi oggi, seppure ciascuno a suo modo, contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione». Questo è un giudizio di sistema: nessuno dei politici si auto-limita, nessuno è più capace di chinare piamente la testa in nome di un bene superiore. Infatti Bagnasco aggiunge: «È necessario fermarsi tutti e in tempo». Dopo aver esortato a «infrangere l’involucro individualista e a tornare a pensare con la categoria comunitaria del “noi”», e aver ricordato che «la crisi non è finita», che «una parte di reddito va redistribuita, adesso più che mai è il momento di pagare le tasse che la comunità impone», «che obiettivo inderogabile è l’avvio delle riforme annunciate», ha concluso con parole di preoccupazione per i giovani sui cui problemi, sulle cui proteste va fatta «una riflessione non scontata».
• Che danno può venire a Berlusconi da un discorso simile?
Solo un po’ di isolamento in più. Dopo la Marcegaglia, Bagnasco e, dietro Bagnasco, la Chiesa. Non è cosa da poco. Prima o poi, in politica, l’isolamento si paga. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/1/2011]
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