Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sulla Stampa di ieri Massimo Gramellini ha pizzicato il governo per la storia degli aerei blu: «Nel giorno della parata militare lungo i Fori, oso sperare che nessuno sottovaluterà l’importanza dell’acquisto di centotrenta bombardieri F-35, centoventuno caccia Eurofighter e cento elicotteri NH90 da parte delle nostre Forze Armate…». Questi armamenti, ricorda Gramellini, costano 29 miliardi e stanno a fronte di una manovra che ne vuole tagliare 24,9. Non si faceva prima a rinunciare ai velivoli? Tanto più che, nel frattempo, le normalissime auto della nostra normale polizia hanno difficoltà a far benzina?
• Giusto.
Sì, ma naturalmente è un bersaglio troppo facile. E non si deve dimenticare che, comunque, abbiamo sparpagliato su vari fronti parecchie migliaia di soldati con tanto di armamenti. E non si deve neanche dimenticare che facciamo parte della Nato, un’alleanza militare alla quale siamo obbligati a portare il nostro contributo anche sul piano delle attrezzature. Comunque, armamenti e crisi economica sono temi interconnessi. Per quanto tempo, con la situazione finanziaria che si ritrovano (un trilione e 4 miliardi di deficit nel 2009 e 5 trilioni e 8 miliardi di debito nel 2008), gli Stati Uniti potranno comprare il 40% di tutte le armi in circolazione? Niall Ferguson sostiene che «c’è un punto molto preciso in cui gli imperi superano lo zenith e declinano rapidamente ed è quando la spesa per interessi sul debito supera la spesa militare».
• Non voli troppo in alto. Adesso che la manovra di Tremonti è finalmente a disposizione di tutti, non si poteva tagliare diversamente da quello che si è fatto?
Ci sono i professori in rivolta, l’ho visto. la categoria più colpita per via del congelamento dei contratti pubblici. possibile – ma non ci credo – che in Parlamento passi qualche alleggerimento, anche se è incontestabile che gli statali, nelle ultime tornate, hanno avuto incrementi in busta paga più consistenti degli altri. E tuttavia: l’altra sera Tremonti ha chiesto scusa per la lista dei tagli alla cultura, raccontando semplicemente di essersi sbagliato («credevo che fossimo tutti d’accordo»). Quindi perché non rivedere qualcosa anche sul pubblico impiego? S’è accorto però che la manovra ha intaccato il finanziamento ai partiti?
• Cioè?
Non ne ha parlato quasi nessuno. C’è una norma che riduce da un euro a 90 centesimi il rimborso elettorale, a partire dalle prossime legislature. una piccolezza, anche in termini quantitativi (questa norma e il taglio degli stipendi di ministri e sottosegretari valgono pochi milioni di euro), ma è politicamente significativa. Tremonti vorrebbe colpire in qualche modo la casta e ha individuato la casta soprattutto in quel brulicare di soldi su cui fermentano i potentati locali, Comuni, Province, Regioni. I trasferimenti verso le Regioni saranno tagliati di 10 miliardi in due anni, quelli verso le Province di 800 milioni, quelli verso i Comuni di 4 miliardi. Tremonti ha spiegato ad Aldo Cazzullo che la manovra va letta innanzi tutto nella filosofia del ”primum vivere” (questo per rispondere a chi critica l’assenza di norme che riguardano lo sviluppo). Poi nella necessità di intervenire con un colpo di spada, come se si trattasse di tagliare un nodo gordiano, perché l’intreccio di poteri e di competenze e di interessi che stanno sul territorio formano ormai un viluppo che non è più possibile riordinare: «Il territorio attuale è popolato da un’infinità di totem giuridici o ”democratici”, per cui un consiglio di quartiere blocca un Comune, un Comune blocca una Provincia, una Provincia blocca una Regione, una Regione blocca lo Stato e i Verdi o i ricorsi al Tar bloccano tutto».
• E’ per questo che la manovra è tanto severa con gli Enti locali?
Credo di sì. Una cosa apparentemente piccola: le pubbliche amministrazioni potranno dedicare a eventi e attività di rappresentanza un quinto delle risorse che hanno impiegato finora. E se vorranno organizzare un convegno o una sponsorizzazione saranno obbligati a farlo fuori dall’orario di lavoro, cioè in pratica la domenica. Sembra poco, ma sul piano del costume è tanto.
• Ho letto che non potranno neanche sponsorizzare le squadre di calcio.
Infatti. Gli azzurri, che nella persona di Gattuso sono sponsorizzati anche dalla Regione Calabria (all’interno di una campagna da 8 milioni), prenderanno questi soldi solo perché la legge è arrivata troppo tardi. Ma il Cagliari dovrà rinunciare al milione e sei della Regione Sardegna. Idem per gli altri. Gli sponsor pubblici dello sport sono stati finora le regioni Sardegna, Campania e Piemonte e la provincia di Cosenza. Dall’anno prossimo risparmieranno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/6/2010]
(leggi)