Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi si vota a Pomigliano e intanto ieri lo stabilimento di Termini Imerese ha scioperato per un’ora, offeso dall’accusa di Marchionne di avere incrociato le braccia, lunedì 14 giugno, solo per vedere in televisione la partita degli Azzurri. «L’attacco di Marchionne ai lavoratori di Termini Imerese è insieme volgare e provocatorio» ha dichiarato ieri il segretario della Fiom-Cgil Sicilia, Giovanna Marano. Lo sciopero a Termini è stato proclamato da tutti i sindacati: Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
• Che però non sono schierati dalla stessa parte sulla vertenza di Pomigliano. A proposito, vogliamo ricordare di che si tratta?
Certo. La Fiat è pronta a investire settecento milioni e a riportarte in Italia la produzione della nuova Panda (adesso la fabbricano in Polonia), purché i sindacati firmino il testo preparato dall’azienda – e finora non emendabile – nel quale si fissano 18 turni di lavoro con riposo a scorrimento e incremento degli straordinari obbligatori da 40 a 120 ore pro capite. 18 turni significa che si lavorerà molto spesso anche la domenica notte e il riposo a scorrimento vuol dire che il giorno di riposo di ciascun operaio cambierà di settimana in settimana, a seconda del turno. Cisl, Uil, Ugl e il sindacato autonomo Fismic hanno subito aderito. La Fiom, l’articolazione metalmeccanica della Cgil, è invece contrarissima. Non per i 18 turni e il riposo a scorrimento, ma perché il punto 13 del testo Fiat prevede sanzioni contro l’assenteismo e lo sciopero in violazione di quanto previsto dal documento dell’azienda. La Fiom dice che questo limita il diritto di scioperare e di ammalarsi. E quanto al referendum, sostiene che è privo di valore perché non si mettono a referendum i princìpi e perché non ha nessun valore un voto espresso con la pistola alla tempia, in cui l’alternativa è: o il posto di lavoro o una condizione (parole Fiom) da schiavi.
• Il referendum che cosa dovrebbe accertare?
La Fiat non vuole essere massacrata da assenteismo, scioperi per vedere la partita o fare i turni elettorali, lavoro sciatto che fa uscire dalle linee prodotti scadenti. Il referendum deve dire se i lavoratori accettano le condizioni poste da Marchionne oppure no. I risultati possibili sono tre: il sì alla proposta Fiat passa con largo margine (almeno l’80% dei cinquemila votanti), il sì alla proposta Fiat passa con un margine ristretto, la proposta Fiat viene bocciata. Nell’ultimo caso, la nuova Panda sarà costruita ancora in Polonia o, forse, in Serbia. Nel primo caso, la Fiat metterà in produzione la Panda a Pomigliano. Nel caso di mezzo, bisogna vedere. Probabilmente la Fiat mollerà l’Italia e i suoi sindacati. Oppure farà scattare un piano C.
• Che cos’è il piano C?
Si chiude Pomigliano, si licenziano tutti gli operai, si fonda una nuova società che assume i cinquemila lavoratori mettendo nel contratto d’assunzione le condizioni che adesso stanno nel documento. La storia del piano C è stata rivelata ieri da Repubblica, l’azienda non ha smentito, la Fiom ha confermato. Marchionne avrebbe già messo in allarme i sindacati per raccogliere il loro parere sulla praticabilità del percorso.
• Ma può funzionare? E se uno si rivolge al giudice?
Il rischio c’è. Sulla clausola dell’accordo, che finirebbe evidentemente nei contratti se scattasse il piano C, Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte costituzionale, ha parecchi dubbi: ««Fra qualche mese, anche chi oggi vota sì all’accordo potrebbe ripensarci e partecipare a scioperi in caso le condizioni di lavoro si rivelassero troppo pesanti: è un diritto garantito dalla Costituzione e la giurisprudenza tende a sconfessare gli accordi peggiorativi». Raffaele De Luca Tamajo, l’estensore materiale del testo sottoposto oggi a referendum e ordinario di Diritto del lavoro all’università di Napoli, è naturalmente di avviso diverso: «Il sindacato è libero di proclamare uno sciopero. Ma se questo incide sui risultati produttivi promessi, il sindacato avrà conseguenze in termini di contributi e permessi (quelli in più, non quelli previsti dalla legge). Una piccola penalità».
• Mettiamo che la fabbrica si faccia, chi garantisce che poi i lavoratori non ricominceranno a darsi malati in massa eccetera eccetera?
La Fiat su questo si sente abbastanza forte del documento che ha presentato. D’altra parte, gli avversari del Lingotto sostengono «che di piani industriali la Fiat ne ha già sfornati sette; ogni volta indicando il numero di modelli, di veicoli, l’entità degli investimenti e la riduzione di manodopera previsti. Tranne l’ultimo punto, che era la vera posta in palio, degli obiettivi indicati non ne ha realizzato, ma neanche perseguito, nemmeno uno» (così Guido Viale).
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