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 2010  gennaio 23 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) ha sanzionato con estrema durezza il comportamento del giudice Luigi Tosti, che a Camerino s’è rifiutato per anni di tenere udienza perché ha considerato gravemente lesiva la presenza dei crocefissi nelle aule di tribunale. Si badi bene: “dei crocefissi” e non del singolo crocefisso che era appeso alla parete dell’aula dove si trovava lui. Non avendo tenuto udienza, il Csm ha ritenuto di espellerlo del tutto dalla magistratura. Del resto lo stesso Tosti, difendendosi da sé, aveva in qualche modo considerata logica questa conclusione: «O date ragione a me e rimuovete i crocefissi da tutte le aule di giustizia» aveva detto ai suoi giudici «oppure non potete fare altro che cacciarmi dalla magistratura». La disciplinare del Csm – che è l’organo di autogoverno dei giudici – ha scelto la seconda strada.

Possibile? Rovinarsi la carriera, perdere lo stipendio per questo?
Dallo stipendio Tosti era sospeso fin dal 2006, dato che questa battaglia va avanti da un pezzo. E comunque, questo fiero assertore del diritto laico di non vedere simboli di nessun tipo nelle aule pubbliche (quindi neanche a scuola e neanche nei seggi elettorali), ha già detto che impugnerà il verdetto «prima davanti alle sezioni unite civili della Cassazione, poi, se sarà confermata una sentenza negativa, davanti alla Corte europea. Nessuno può essere obbligato a subire una violazione di diritti inviolabili né a violare quelli degli altri, e nemmeno il principio costituzionale supremo di laicità». Beh, comunque la si pensi, bisogna avere stima per quest’uomo: crede in qualcosa e, per non rinunciare ai suoi princìpi, paga di persona.

Ma – ho capito bene? – lui non voleva semplicemente che il crocefisso fosse tolto dall’aula dove giudicava lui. Lui voleva che fosse tolto dalle aule di tutta Italia. Non è un’esagerazione? E se qualche suo collega, a decine di chilometri di distanza, non fosse stato d’accordo?
Dice Tosti: «La mia battaglia è per il rispetto del principio di laicità che in Italia è violato soltanto dalla religione cattolica, mentre tutte le altre religioni lo rispettano. Infatti gli unici simboli che ricorrono sono quelli della religione cattolica. Non abbiamo mai visto, ad esempio, simboli islamici o buddisti».

Che dicono gli avversari di Tosti? E, prima di tutto, il Csm?
La faccenda ha avuto prima di tutto un rilievo penale. Tosti, in una prima fase, era stato accusato di omissione di atti di ufficio, condannato a sette mesi, ma poi assolto dalla Cassazione perché le udienze che si era rifiutato di tenere erano state giudicate da un sostituto. Non c’era questione di stipendio, perché gli era stato sospeso e lui stesso, anzi, aveva chiesto di non essere pagato, dato che non lavorava. Superato positivamente il versante penale del contenzioso, Tosti ha affrontato la disciplinare. E qui ha perso. Sentiamo Nicola Mancino, vicepresidente del Csm (di fatto il capo di quel consesso, dato che il presidente è il capo dello Stato): «Con l’intenzione di risolvere una questione di principio, il giudice Luigi Tosti s’era rifiutato di tenere udienza anche dopo che il presidente del tribunale gli aveva messo a disposizione un’aula senza il crocefisso, con ciò venendo meno all’obbligo deontologico e ai doveri assunti in qualità di magistrato che gli impongono di prestare servizio. Il Csm non è né la Corte costituzionale né la Corte europea; non doveva risolvere, e in effetti non ha risolto, la questione della legittimità o meno di tenere il crocefisso in un’aula giudiziaria».

Già, ma perché teniamo il crocefisso nell’aula del tribunale?
Sono le solite disposiozioni amministrative contenute nelle due circolari del 1924 e del 1928, le stesse che ci fanno esporre la croce anche nelle aule scolastiche e nei seggi elettorali.

Sì, adesso mi ricordo: c’è anche la signora finlandese che non vuole i crocefissi a scuola e l’Europa le ha dato ragione.
Le ha dato ragione, per l’esattezza, la Corte di Strasburgo (che non ha niente a che vedere con la Ue). Proprio ieri il sottosegretario Gianni Letta ha informato i giornalisti che contro quella sentenza il governo italiano ha presentato ricorso. La giurisprudenza dell’intera faccenda si basa alla fine su una sentenza del Tar del Lazio risalente al 2002 e che riguardava il crocefisso nei seggi elettorali: «Le leggi vigenti e la Costituzione non prevedono alcun divieto di esposizione del crocefisso e di oggetti sacri nei seggi elettorali e negli uffici pubblici in genere». Filosofia nuova, devo dire. Perché ognuno sa che nel privato tutto ciò che non è espressamente vietato è ammesso. Mentre, al contrario, nel pubblico tutto ciò che non è espressamente ammesso è vietato. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/1/2010]

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