Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’influenza A sta arrivando oppure no? Ecco qualcosa che vorremmo sapere adesso e di cui invece saremo sicuri a Pasqua. In giro c’è parecchio scetticismo: i grandi allarmi sulla Sars, sull’aviaria, sulla mucca pazza produssero fiumi di articoli e – per fortuna – pochissimi malati. Merito della prevenzione messa in campo allora? Oppure: pericolo scampato grazie al fatto che l’andamento delle epidemie non è troppo dissimile da quello del maltempo, cioè può venire o non venire indipendentemente da quello che prevedono gli scienziati? O anche: furberia delle case farmaceutiche del mondo, che nel caso dell’influenza suina sono oltre tutto soltanto tre? Si lancia l’allarme, si vendono vagonate di confezioni e di vaccini, e si chiudono bilanci fantasmagorici, nonostante la crisi. Questa terza ipotesi è in definitiva la più pericolosa, perché prima o poi un allarme vero arriverà. E a forza di gridare “al lupo, al lupo” rischiamo di farci trovare impreparati.
• Tutto questo pistolotto come mai?
Intanto perché i casi di influenza continuano a contarsi sulla punta delle dita. Ieri si sono presentati all’ospedale di La Spezia due marocchini. Avevano la A ed erano stati spediti lì da Sarzana. Uno dei due è scappato (probabilmente un clandestino), l’altro sta in rianimazione, ma secondo i medici nessuno dei due è grave. Più preoccupante lo stato di un detenuto ristretto a Sollicciano, risultato positivo al virus, malato di altre patologie e ricoverato adesso all’Ospedale Torre Galli di Firenze. grave e lo stare in carcere – un ambiente chiuso, dove qualunque contagio ha più facilità di diffondersi – è un motivo di preoccupazione ulteriore. C’è una dura dichiarazione contro il governo «che non fa niente» del segretario della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno. Naturalmente l’attacco del sindacalista ci impressiona, ma nel complesso la malattia vera sembra ancora distante. Ieri però si sono visti in Lussemburgo i ministri della Salute dell’Unione europea proprio per discutere dell’influenza. Quindi il nostro scetticismo e le nostre spiritosaggini sono fuori luogo. Chi se ne intende ci crede.
• Che cosa hanno deciso?
Il problema più grave è quello dei dieci Paesi che non sono pronti ad affrontare l’epidemia, sostanzialmente perché non hanno soldi e le case non gli fanno sconti. Lei capisce che se l’influenza non trova ostacoli in dieci punti del continente, sarà difficile debellarla sul serio. I virus H1N1, poi, sono capaci di continuare a girare per anni e anni e, a forza di girare, potrebbero tramutarsi, dalla forma lieve che tutti prevedono, alla forma aggressiva che tutti temono. Dunque aiutare i dieci Paesi fa parte di una strategia globale che è nel nostro interesse. Sostanzialmente, i ministri si sono dati la facoltà di girare a questi Paesi i vaccini che avanzeranno. Hanno anche consigliato di fare consorzi, in modo da spuntare dalle case farmaceutiche prezzi più bassi. Consiglio seguito da Lettonia, Estonia, Lituania, Bulgaria e Malta.
• Da noi questa benedetta influenza quando arriverà?
Un picco dovrebbe esserci a gennaio. Così almeno pensa il nostro vice-ministro alla Salute Ferruccio Fazio. Ieri sono arrivate le prime 500 mila dosi ( nella foto Ansa , la distribuzione a Firenze ), tutte comprate dalla Novartis, in distribuzione da oggi. Le agenzie dicono che domani ci sarà il primo lombardo vaccinato, senza specificare se sarà anche il primo italiano. Ci sarà poi un secondo picco più in là. Fazio continua a sostenere però che affronteremo un’epidemia leggera, che si potrà tenere a bada nel solito modo: lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce o starnutisce, fazzoletti di carta, mascherine. A proposito di mascherine, in Bolivia hanno deciso di non concedere l’accesso in banca a chi ha la mascherina perché parecchi rapinatori ne hanno approfittato.
• Chi saranno i primi a esser vaccinati?
Le priorità sono quelle già comunicate: personale dei servizi essenziali, donne al secondo o al terzo trimestre di gravidanza, persone a rischio di età compresa tra 6 mesi e 65 anni, persone di età compresa tra 6 mesi e 17 anni, persone tra i 18 e i 27 anni, non incluse nei precedenti punti. Per le donne incinte e per le persone tra i 6 ed i 17 anni si attende il ’via libera’, a questo punto probabile, del Consiglio superiore di Sanità.
• In tutto?
Il 40 per cento della popolazione, cioè 24 milioni di italiani. Il primo blocco, che si comincerà a smaltire da domani, è di otto milioni e mezzo di cittadini. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/10/2009]
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